Si è tenuto martedì 7 giugno 2022, nella cornice del Palazzo Marchesale “dei Bianchi Dottula” di Adelfia (BA), il convegno intitolato “UNA DIPLOMAZIA D’ALTRI TEMPI: l’Ambasciatore BERNARDO ATTOLICO. Le Relazioni internazionali tra le Due Guerre e nello scenario geopolitico contemporaneo”.
L’evento è nato dall’idea di una laureanda in Storia e Scienze Sociali all’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, Marilisa Marigliano, la quale ha voluto approfondire il personaggio storico, originario di Adelfia e celebre in tutto il mondo, l’Ambasciatore Bernardo Attolico, conosciuto e stimato per i ruoli di spicco che ha ricoperto nel contesto europeo durante gli anni che hanno preceduto la Seconda Guerra Mondiale.
Da qui la decisione di coinvolgere l’Amministrazione comunale adelfiese, in primis nella persona del Consigliere comunale delegato alle Relazioni internazionali, Dott. Fabio Novielli, il quale collaborando con il Sindaco, Dott. Giuseppe Cosola, l’Assessore alla Cultura, Dott. Francesco Costantini e l’Assessore al Decoro Urbano, Dott.ssa Domenica Nicassio, ha reso possibile l’organizzazione di questo momento di commemorazione in occasione dell’80° anniversario dalla morte dell’Ambasciatore, patrocinato dall’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” e con il supporto della Città Metropolitana di Bari e della Regione Puglia.
Il convegno è stato moderato dal Generale C.A. (ris), Torres Michele, già Professore di Geopolitica delle Relazioni Internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche all’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”.
Nella prima parte è stata presentata la figura illustre e i suoi incarichi cruciali per le relazioni internazionali dell’Italia tra le due guerre mondiali dal Dott. Attolico Pasquale, Diplomatico dell’Ambasciata italiana a Rabat (Marocco) e dal Prof. Neri Nicola, docente di Storia dei Conflitti internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche.
L’Ambasciatore Attolico (1880-1942), laureato nel 1901 in Giurisprudenza, nel 1915 fu chiamato a rappresentare il Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio presso la Commission Internationale de Ravitaillement di Londra e nel 1916 rappresentò l’Italia nel Wheat Executive, nel War Purchases and Finance Council, nell’Allied Maritime Transport Executive e nel Food Council Executive. Nel 1918 fu nominato Sottosegretario alla Lega delle Nazioni a Ginevra e nel 1921 divenne Vice Segretario Generale della Società delle Nazioni, dopo essere stato Alto Commissario a Danzica. Successivamente fu ambasciatore dello Stato Italiano, ricoprendo le sedi diplomatiche nel 1927 di Rio de Janeiro e nel 1930 di Mosca.
Nel 1935 fu inviato come ambasciatore a Berlino, dove rimase sin a dopo l’inizio della seconda guerra mondiale: ha assistito alla formazione dell’Asse, alleanza fra l’Italia fascista e la Germania nazista, collaborando a stretto contatto con l’allora Ministro degli Esteri, Galeazzo Ciano. Dal 1939 fu in prima linea nelle trattative italo-tedesche per la questione altoatesina, che si concluse con le Opzioni in Alto Adige. Capì fin da subito le reali intenzioni germaniche di scatenare un conflitto e si adoperò, coadiuvato da Ciano, con tutte le sue forze per avvertire il governo italiano della situazione di pericolo. Si espose in prima persona occupandosi delle proposte di mediazione e di ricerca di risoluzione pacifica dei contrasti e il suo lavoro fu a dir poco eccellente nei giorni che hanno anticipato lo scoppio della Grande Guerra. Attolico si divise tra la sua ambasciata, la Cancelleria tedesca e le ambasciate di Gran Bretagna e Francia per salvare la pace, ma i suoi tentativi furono vani e valsero solo l’antipatia e il disprezzo di Hitler e Ribbentrop, i quali fecero sì che Mussolini lo sostituisse con un uomo più allineato all’ideologia nazista, Dino Alfieri. Attolico, però, per la fedeltà dimostrata con il suo operato, nel 1940 venne nominato da Galeazzo Ciano, Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, carica che ricoprì sino alla sua morte.
All’approfondimento puramente storiografico del ruolo si è unita l’esaltazione delle sue indubbie abilità diplomatiche, da cui dovrebbero trarre esempio gli attuali vertici europei. La seconda parte del convegno, infatti, è stata dedicata a un parallelismo e una riflessione circa lo scenario geopolitico contemporaneo con la guerra che si sta consumando in Ucraina, da parte del Prof. Mortellaro Isidoro Davide, docente di Storia internazionale presso il Dipartimento di Ricerca ed Innovazione Umanistica.
Il docente ha esordito richiamando una citazione di un grande studioso delle comunicazioni di massa Marshall Mcluhan, il quale scrisse: “Indossiamo l’intera umanità come la nostra pelle”, intendendo che non c’è più nulla che accada al mondo che non ci tocca direttamente e noi lo stiamo sperimentando adesso con questa guerra in Ucraina. «La sentiamo come qualcosa che ci angoscia perché è un unicum nella storia umana; non si è mai verificata una così prima d’ora» – ha continuato – «Vladimir Putin ha dichiarato non una guerra, ma un’operazione speciale e nel farlo ha anche minacciato l’utilizzo della bomba atomica. E questo è il dato nuovo, perché blocca tutto: di fronte a questa minaccia gli altri Stati non possono fare nulla».
Il motivo, ci spiega in poche parole il Prof Mortellaro, risiede nel fatto che la Russia ha ereditato dall’Unione Sovietica il seggio come membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e per questo gode della possibilità di bloccare qualsiasi iniziativa relativa alla pace e alla sicurezza nel mondo. Quindi, da un lato c’è la minaccia dell’atomica e dall’altro il blocco concreto delle Nazioni Unite, cioè l’unico organismo internazionale abilitato a intervenire in quella situazione. «Ci troviamo in una condizione particolarmente originale in cui l’Europa tutta non riesce a trovare il bandolo di una risposta perché il sistema internazionale e l’organizzazione degli Stati sono fermi attorno a questo dilemma: dobbiamo rompere le regole delle Nazioni Unite per intervenire? Rompere il diritto internazionale? Dobbiamo azzardarci in una guerra atomica?».
Proseguendo ci ha ricordato, inoltre, che da quel 6 agosto 1945 quando gli Americani sganciarono la prima bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, è cambiata per sempre la storia del mondo perché «da allora in poi si è resa possibile una cosa che prima non era nemmeno pensabile, il suicidio dell’umanità: una guerra atomica condotta da entrambi i contendenti con l’uso dell’arma atomica significa la morte del genere umano». E noi rispetto a queste minacce e mezzi siamo completamente in terra incognita, non abbiamo soluzioni – ha confessato il docente – se non quella di spingere per la pace in tutti i modi, ma spingere per la pace in tutti i modi è contraddittorio perché significa permettere agli ucraini di resistere.
Incalzando e avviandosi alla conclusione, il Professore ha poi affermato che a suo avviso è arrivato il momento in cui l’Europa debba fare un passaggio decisivo, ossia diventare un vero soggetto politico anche per quanto riguarda la politica estera e di difesa comune. Il vero problema è che in sede di Nazioni Unite è stato stipulato un Trattato per il disarmo atomico totale, finora firmato da 122 Stati, a cui si oppongono naturalmente tutte le potenze atomiche – compresa la Francia – e tutti i Paesi che aderiscono alla NATO e, quindi, anche l’Italia.
«Dunque l’atomica non solo blocca la nostra vita, ma blocca la politica e le relazioni internazionali. O si fa questo passaggio reale di pacifismo vero e concreto dell’abolizione delle armi atomiche o sul nostro domani è sospeso un pendolo pericolosissimo, che non ci possiamo permettere».
Il convegno termina con i ringraziamenti del Sindaco di Adelfia, Giuseppe Cosola, per il lavoro svolto dai suoi collaboratori e per la copiosa partecipazione della cittadinanza adelfiese e dei paesi limitrofi, ricordando l’importanza della Storia nelle scuole le quali dovrebbero accogliere molto di più iniziative del genere per sensibilizzare i ragazzi ed evitare di perdere il preziosissimo patrimonio culturale di cui gode Adelfia.
«Mi auguro che questo evento sia il primo di una lunga serie di esperienze formative che proporremo e di cui saremo promotori per i prossimi cinque anni con l’Assessore alla Cultura Costantini e tutta l’Amministrazione comunale», ha concluso il Consigliere Novielli, «perché la nostra cittadina ha bisogno di respirare cultura, di vivere momenti di un così alto spessore. L’auspicio è che da una personalità così forte, coraggiosa e stimata in tutto il mondo, quale è stata l’Ambasciatore Attolico, possiamo trarre tutti noi insegnamento».