Principale Arte, Cultura & Società Richiesto francobollo commemorativo in onore di Luca De Samuele Cagnazzi

Richiesto francobollo commemorativo in onore di Luca De Samuele Cagnazzi

Un francobollo per commemorare la figura di Luca De Samuele Cagnazzi nell'anniversario dei 170 anni della sua morte

 By Giovanni Mercadante

Un   francobollo commemorativo in onore di Luca de Samuele Cagnazzi – accademico, arciprete, deputato italiano in occasione dei 170 anni dalla morte – Lodevole iniziativa  per onorare una figura storica di Altamura; personaggio che si interessò del musicista compositore Saverio Mercadante, appena adolescente, per farlo accedere al Conservatorio di musica San Pietro a Majella di Napoli.

Ne dà notizia con un suo comunicato stampa, di seguito  riportato,  l’Associazione Cultura Identità di Altamura, nella persona di Carlo Moramarco – referente territoriale – che ha inoltrato richiesta al Ministro dello Sviluppo Economico – Roma, per l’emissione di un francobollo commemorativo in onore di Luca de Samuele Cagnazzi (nato il 28.10.1764 ad Altamura e morto il 26.09.1852 a Napoli).

Di seguito si descrive una breve biografia di Luca de Samuele Cagnazzi (fonte Treccani).

Luca de Samuele Cagnazzi nacque ad Altamura il 28 ottobre 1764 da Ippolito e Livia Nesti. Orfano di padre fin dal 1767, a otto anni fu messo in collegio a Bari, per interessamento del marchese Carlo De Marco. Ne uscì nel 1779 dopo aver compiuto studi di belle lettere, geometria, logica e cronologia. Iscritto quindi alla regia università di Altamura, seguì il corso di filosofia e legge, proseguendo tuttavia per suo conto lo studio delle scienze esatte e naturali. La sua educazione si compì a Napoli, ove venne avviato allo stato ecclesiastico. Nel 1785, tornato ad Altamura, ottenne a soli ventun’anni la cattedra di matematica e fisica presso la locale università. Risalgono a questo periodo della sua vita le Istituzioni di matematica e fisica e la Teorica delle curve parallele, una memoria che gli valse la nomina a socio della R. Accademia delle Scienze di Napoli.

Nel 1786 tornò a Napoli – ove entrò nel giro degli ecclesiastici vicini alla corte – e vi rimase fino al 1790, anno in cui fu rinviato ad Altamura con la nomina a primicerio della cattedrale. Richiamato a Napoli durante l’occupazione francese del 1799, rifiutò di aderire all’invito, senza riuscire tuttavia a restare estraneo alle vicende politiche. Personaggio fra i più in vista di Altamura, fu infatti nominato dai Francesi cancelliere della municipalità; carica che accettò, ma che riuscì a ricoprire per soli otto giorni, poiché, messo in allarme dai disordini scoppiati in Basilicata, fuggì non appena i sanfedisti del cardinale Ruffo giunsero nelle Puglie. Iniziò così una lunga peregrinazione; raggiunta la Sicilia dopo una avventurosa fuga attraverso la Calabria, si imbarcò per Trieste.

Da Trieste passò quindi a Venezia, che dovette però abbandonare quasi subito su invito della polizia austriaca, contraria ad accogliere i profughi. Recatosi a Graz e scacciato anche di lì, ottenne di tornare con un permesso di soggiorno temporaneo a Venezia, ove visse lavorando come correttore di bozze.

targa marmorea nella cattedrale di Altamura – lato presepe (Archivio Giovanni Mercadante)

Lasciata Venezia, si recò prima a Bologna, poi a Milano, ed infine, nel 1800, a Firenze. Il periodo fiorentino fu senza dubbio il più fortunato, e segnò per il Cagnazzi la ripresa dell’attività scientifica e didattica. Nominato professore di economia politica presso l’università, entrò in contatto con personalità dell’ambiente scientifico e letterario e divenne membro dell’Accademia del Cimento, dell’Accademia italiana dell’Accademia Pontaniana, dell’Accademia di storia naturale e dell’Accademia dei Georgofili. Presso quest’ultima, il 1º luglio 1801, in qualità di socio ordinario, leggeva la comunicazione “Sulla temperatura d’Italia”. Nello stesso anno lasciava però Firenze per tornare a Napoli, ove otteneva la cattedra universitaria di statistica.

In auge anche dopo l’occupazione francese del 1806, il Cagnazzi veniva nominato professore di economia politica e consigliere del governo per tutte le questioni attinenti l’economia e la statistica; quattro anni più tardi veniva chiamato alla direzione di due uffici della IV divisione del Ministero dell’Interno: agricoltura, commercio e statistica. Quale esperto, nel 1814 ricevette inoltre l’incarico di redigere il ragguaglio del valore intrinseco delle monete locali con la moneta francese che doveva essere introdotta nel Regno.

Ancora in carica all’indomani della restaurazione borbonica, figurò fra i protagonisti del concordato del 1818 fra il Regno delle Due Sicilie e la S. Sede. Solo dopo la caduta del regime costituzionale del 1820-21 – al quale aderì – fu travolto dall’epurazione; il 21 ott. 1821 fu destituito dalla carica al ministero e poi dalla cattedra universitaria.

Seguì allora un periodo di studio e di meditazione, durante il quale videro la luce opere di carattere scientifico e lo scritto teologico Precetti della morale evangelica in ordine didascalico…(Napoli 1822).

Il Cagnazzi sperò inutilmente che, con l’ascesa di Francesco I, gli venissero restituiti i suoi incarichi. Fu infatti solamente nel 1848 – allorché Ferdinando II fu spinto a instaurare un regime costituzionale – che il Cagnazzi venne chiamato dal governo a far parte della commissione per la pubblica istruzione; incarico dal quale fu però ben presto esonerato a causa dell’età troppo avanzata.

Nello stesso anno, divenute elettive le cariche pubbliche, veniva eletto deputato contemporaneamente per la provincia di Napoli e per quella di Bari, per la quale optò. Creato presidente della Camera – come membro più anziano – si trovò coinvolto nei fatti del 15 maggio, in seguito ai quali venne accusato di aver cospirato contro la sicurezza dello Stato.

La sua qualità di presidente dell’adunanza tenuta a Monteoliveto per formare il Comitato di sicurezza pubblica, nonché la firma apposta al foglio in cui si chiedeva il decadimento del re per avere attentato alle istituzioni parlamentari costituirono per il Cagnazzi altrettanti capi di imputazione.

Il Cagnazzi negò strenuamente di aver sottoscritto il documento, sostenendo che la sua firma era stata falsificata. Le sue proteste furono inutili; colpito da mandato di cattura, si salvò dall’arresto fuggendo a Livorno. Di qui, ammalatosi gravemente, chiese a Ferdinando II il permesso di tornare a Napoli; la cosa gli fu concessa, ma sotto sorveglianza speciale.

Sottoposto a giudizio, nel dicembre del 1851 fu condotto, quasi in fin di vita, innanzi alla corte. I giudici non giunsero però a formulare la sentenza: la morte lo colse il 26 settembre 1852.

Gli scritti del Cagnazzi rivelano un vasto campo di interessi: si occupò di pedagogia, di economia e statistica, di scienze naturali, di matematica, di teologia.

Conscio dell’importanza dell’istruzione per lo sviluppo politico e civile di un popolo, collocò l’istruzione primaria fra i problemi più urgenti da risolvere. Il suo pensiero pedagogico è espresso nel Saggio sopra i principali metodi di istruire i fanciulli, pubblicato a Napoli nel 1819, nel quale si mostra favorevole all’applicazione di sistemi già sperimentati anziché all’introduzione di nuovi piani di studio.

Il Saggio – caratterizzato da un notevole eclettismo – non propone quindi nuove soluzioni o audaci riforme, quanto una armoniosa integrazione dei metodi di insegnamento già in uso, e fra i quali vengono particolarmente apprezzati il metodo normale, il metodo induttivo proposto dal Pestalozzi, il sistema inglese del mutuo insegnamento.

Stemma dei Cagnazzi con quarti di nobiltà                                        De Gemmis, Nesti, Lioy                                        (Archivio Giovanni Mercadante)

Il suo spirito critico ed eminentemente pratico non gli consentì tuttavia di accettare i metodi indicati nella loro totalità. Giudicò infatti il metodo normale – consistente nel graduale passaggio dalle forme grafiche più elementari alla lettera alfabetica – più adatto agli adulti che non ai fanciulli per lo scarso ricorso alle facoltà immaginative di questi.

Quanto al metodo intuitivo, pur riconoscendone il valore, ritenne che, per la continua attenzione richiesta al fanciullo, potesse causare uno stato di tensione psichica e fisica tale da comprometterne, a lungo andare, l’equilibrio. Benché inadatto al temperamento meridionale, e quindi inapplicabile nel caso concreto, si mostrò nel complesso più favorevole alla diffusione del metodo inglese, che per mezzo di lezioni brevi e ripetute e dell’aiuto reciproco, faceva contemporaneamente ricorso tanto all’attenzione che al divertimento.

Ricavò dall’insegnamento del Genovesi il valore pedagogico dell’esempio e dell’integrazione fra teoria e pratica, e sottolineò l’importanza dell’armonica compenetrazione dell’educazione intellettuale, fisica e morale in misura tale da favorire un sano sviluppo fisico ed un’attività di studio che escludesse l’idea della penosità del lavoro. Fu contrario ai castighi corporali, mentre considerò utile ed efficace il prudente impiego del castigo morale.

In campo economico e sociale, concentrò la sua attenzione sui problemi del pauperismo e fu tra i primi a sottolineare il divario esistente fra il tenore di vita delle classi rurali e quello dei lavoratori urbani. In considerazione della diffusione della mendicità presso le popolazioni con economia prevalentemente agricola, auspicò quindi una politica economica tendente a dare impulso all’industria. Parallelamente, si mostrò propenso alla limitazione del latifondo e sfavorevole alle colonie di popolamento, o agricole, come sbocco alla madrepatria. Quanto allo sviluppo industriale e produttivo del paese, ritenne che potesse basarsi sul “genio” della popolazione – fattore diverso dall’ingegno e dalla tenacia peculiari ad altri popoli – nonché sull’educazione e sull’istruzione.

Pur senza giungere alla formulazione di suggerimenti concreti, e soprattutto consapevole che l’economia del Regno si fondava prevalentemente sull’agricoltura, ne propugnò lo sviluppo considerandolo tuttavia come base indispensabile per la successiva evoluzione delle attività manifatturiere. Propose inoltre di incrementare lo sfruttamento del sottosuolo al fine di svincolare quanto più possibile il paese dall’importazione di combustibile e si mostrò favorevole al principio della divisione del lavoro ed al coordinamento delle fabbriche, nei quali ravvisò i mezzi più idonei a ridurre i costi di produzione.

Più incerto fu il suo atteggiamento nei confronti del commercio, in quanto, pur dichiarandosi fautore del libero scambio – che ritenne benefico, nella sostanza, all’economia del Regno -, lasciò non di rado trapelare principi nettamente protezionistici.

In materia monetaria si mostrò contrario alla circolazione cartacea, individuò nella mancanza di capitali una delle cause fondamentali delle crisi del Mezzogiorno, e combatté il principio comunemente accettato che il debito pubblico si risolvesse in un vantaggio per l’economia. Fu contrario anche all’imposta unica sulla terra; la critica che mosse alla formazione del Catasto napoletano del 1806 fu essenzialmente rivolta alle forti sperequazioni che ne derivavano.

La sua notorietà è tuttavia particolarmente legata agli studi di statistica. Il Cagnazzi fu infatti il primo in Italia ad esporre i fini ed i limiti della nuova scienza e ad uscire dalle incertezze in cui si era dibattuto Melchiorre Gioia. Alla vigilia dell’occupazione francese, incaricato di redigere un censimento degli uomini atti alle armi, compilò una Tavola statistica, alla quale seguì la pubblicazione della prima opera organica sulla materia apparsa in Italia: Elementi dell’arte statistica, pubblicati in due parti fra il 1808-1809, a Napoli.

Il nucleo dell’opera, che non contiene dati statistici ma principi generali sul fine da conseguire e sulle questioni di metodo, è costituito da ampie considerazioni sullo “stato delle scienze economiche”; scienze che il Cagnazzi esorta ad abbracciare nella totalità. Dal quadro che ne risulta emergono gli scopi pratici dell’economia che, nel pensiero del Cagnazzi, riguardano tutti i fattori utili al progresso dell’umanità, fondati su un’adeguata preparazione morale e politica.

Ricco di dati è invece il famoso Saggio sulla popolazione del Regno di Puglia nei passati tempi e nel presente, composto in due parti uscite a Napoli fra il 1820-1839. Nell’opera, che può considerarsi l’applicazione dei principi esposti negli Elementi, vengono presi in esame i rapporti esistenti fra problemi economici e demografici, l’andamento demografico del Regno di Napoli nel venticinquennio 1811-1836, il rapporto fra l’incremento di popolazione nel Napoletano e quello di altri paesi, considerazioni di carattere generale sull’aumento delle popolazioni, il pauperismo del Regno di Napoli, ed infine l’andamento di matrimoni, nascite e morti nel periodo considerato.

In campo demografico, fu il primo in Italia ad aprire una polemica nei confronti delle tesi malthusiane (il Saggio si apre appunto con una critica al Malthus). Il Cagnazzi mirò infatti a dimostrare, mediante elaborazioni matematiche e statistiche, che l’incremento demografico non si verifica con la costanza indicata da Malthus, ma è collegato con il benessere sociale; benessere non solo fisico – e cioè legato alle sussistenze – ma anche e soprattutto morale e politico.

Quanto alle sussistenze, ritenne che aumentassero in ragione dell’industriosità ed espose il principio per il quale la progressione non poteva essere aritmetica né raggiungere lo stesso esponente della progressione della popolazione. La sua tendenza a dar rilievo alla situazione economico-sociale di un paese ne fece anche un fautore delle bonifiche contro la malaria.

Oltre alle opere maggiori sopra citate, meritano di essere ricordati i seguenti scritti: Memoria sull’uso delle osservazioni metereologiche per ben dirigere la nostra agricoltura, in Atti dell’Istituto di scienze naturali di Napoli, 1806; Notizie dei prezzi di alcune derrate di alimento per più di due secoli, Napoli 1809; Su lo stato naturale e sull’industria rurale della Campagna di Puglia, in Atti dell’Istituto di scienze naturali di Napoli, 1810. 

Elementi di economia politica ad uso della R. Università degli Studi di Napoli, pubblicati a Napoli nel 1813, opera di divulgazione delle teorie esposte da A. Smith e J. B. Say; la memoria Sul periodico aumento delle popolazioni, del 1820; Sui valori delle misure e dei pesi degli antichi romani, desunti dagli originali esistenti nel Real Museo borbonico di Napoli, Napoli 1825; Scienze dell’economia politica, Venezia 1827; Tavole di mortalità a Napoli e nella provincia, Napoli 1828; Analisi dell’economia privata e pubblica degli antichi relativamente a quella dei moderni, Napoli1830; Sul dissodamento de’ pascoli del Tavoliere di Puglia e sull’affrancazione de’ suoi canoni, Napoli 1832; Sugli effetti risultanti all’umano intendimento dall’uso di meccanismi nelle arti e nelle scienze del 1833; Sullo stato della statistica nel Reame di Napoli al cadere del secolo XVIII e cominciare del XIX, Napoli 1839; Statistica agraria del Regno di Napoli, scritta nel 1842 ed inviata nel 1843 al V Congresso degli scienziati a Padova.

(Archivio Giovanni Mercadante)

                         

 

 

 

 

 

Nel campo delle scienze fisiche naturali hanno valore scientifico la Congettura su un antico sbocco dell’Adriatico per la Denina fino al seno tarantino, Napoli 1807, e Sulla varia indole delle forze agenti nell’Universo, Napoli 1845. Il Cagnazzi costruì, inoltre, un microscopio ed inventò il “tonografo”, strumento per misurare le vibrazioni dei suoni, che venne presentato al congresso degli scienziati italiani del 1841. Nello stesso anno veniva dato alle stampe, a Napoli, la Tonografia escogitata.

Ad Altamura, a Luca de Samuele Cagnazzi è intitolato il Liceo Classico, il campo sportivo, una via nel centro storico; inoltre nella Cattedrale di Altamura gli è stata dedicata una targa commemorativa e nell’Archivio Biblioteca Museo Civico sono custoditi una sua raffigurazione e il tonografo.

Da contatti avuti con l’Ufficio di Gabinetto del Ministro dello Sviluppo Economico, l’Associazione Cultura Identità ha avuto assicurazione che la proposta del francobollo commemorativo in onore di Luca de Samuele Cagnazzi sarà presa in considerazione.

L’Associazione nazionale Cultura Identità, di cui è fondatore e presidente Edoardo Sylos Labini, presente ad Altamura, ha lo scopo della valorizzazione, approfondimento, sensibilizzazione, promozione, diffusione e tutela della cultura italiana e dell’identità del popolo italiano, con particolare riferimento ai valori, alle radici, alle tradizioni, alla storia, alla società, al patrimonio storico, artistico, ambientale e culturale nazionali e all’italianità.

Il Referente Territoriale di CulturaIdentità di Altamura Carlo Moramarco, ha invitato l’Amministrazione e il Consiglio comunale di Altamura a fare aderire la Città di Altamura alle Città Identitarie.

 

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