Principale Ambiente, Natura & Salute Ce l’ha fatta l’olivastro millenario bruciato l’estate scorsa in Sardegna

Ce l’ha fatta l’olivastro millenario bruciato l’estate scorsa in Sardegna

Sono spuntati i primi germogli dalle radici di quel che resta del ‘Patriarca’, diventato l’albero simbolo del devastante incendio sul Montiferru, nell’Oristanese.

di 

Dieci mesi di ‘terapia’ e di sforzi collettivi l’hanno salvato, ma non tornerà più quello di un tempo.

© Associazione Montiferru – I primi germogli dell’olivastro millenario di Cuglieri (Oristano), a dieci mesi dall’incendio del luglio 2021 sul Montiferru

 

AGI – A fine marzo sembrava spacciato. All’inizio della primavera ancora non dava segni di vita l’olivastro millenario di ‘Sa Tanca Manna’ a Cuglieri (Oristano), bruciato dall’incendio che a fine luglio 2021 aveva devastato l’Oristanese e, in particolare, il Montiferru. Ma ora sono apparsi i primi germogli, tre polloni di oltre 40 centimetri spuntati dalle radici,  come certificato dal direttore dell’Orto botanico dell’universita’ di Cagliari, Gianluigi Bacchetta, che l’estate scorsa aveva constatato i gravi danni subiti dalla pianta.

sardegna germoglia olivastro millennario devastato
© Associazione Montiferru

L’olivastro millenario di Cuglieri (Oristano) dopo l’incendio del luglio 2021

Le immagini  di questo esempio di archeologia botanica, con un fusto di 10 metri, straziato dalle fiamme, l’avevano trasformato in uno dei simboli della tragedia, soprattutto ambientale, che si era abbattuta su quella parte di Sardegna l’estate scorsa. Il fuoco, divampato il 24 luglio 2021, aveva continuato a propagarsi sottoterra per due giorni nelle radici della pianta, col rischio di comprometterne definitivamente la ceppaia. Il suo ‘salvataggio è il risultato di un imponente sforzo collettivo e di una collaborazione scientifica internazionale.

“Questi polloni rappresentano un primo momento di rinascita, anche perche’ non ci credeva quasi pià nessuno che il ‘Patriarca’ potesse riprendersi”, esulta il sindaco di Cuglieri, Andrea Loche. “Non sarò certo la stessa pianta, non riavremo più quell’oleastro millenario, ma ciò che crescerà rappresenterò la rinascita dalle ceneri, un simbolo a cui tutti i cuglieritani guarderanno con grande attenzione”.

Subito dopo lo spegnimento delle fiamme, un gruppo di volontari aveva garantito – con una cisterna da mille litri – l’irrigazione del terreno circostante, per mantenere adeguatamente bagnati i substrati del terreno e il fusto della pianta. In questo modo sono state abbattute le alte temperature rilevate al suolo (oltre 90 C) e all’interno dell’albero (costantemente oltre i 40 -45 C).

“Le fiamme hanno cancellato secoli di storia agricola”, ricorda il presidente dell’associazione Montiferru, Pier Paolo Arca. “Se avessimo perso anche il Patriarca di Cuglieri, sarebbe stata una ferita lacerante difficile da rimarginare”,

Così si è salvato l’albero simbolo

La strategia per salvare l’albero è stata condivisa con la comunità scientifica nazionale e internazionale, in particolare con la Società di Arboricoltura, coi tecnici che si dedicano al patrimonio arboreo monumentale e con gli esperti dell’università di Valencia.

 “Pochi credevano nella ripresa dell’albero”, evidenzia Bacchetta. “In tanti dicevano che si stava addirittura sprecando tempo nel cercare di rianimare questa pianta. Invece, hanno avuto la meglio le azioni che si sono portate avanti: la pacciamatura, l’irrigazione di emergenza, la somministrazione degli amminoacidi levogiri per il ripristino della funzionalita’ radicale, la protezione del tronco con i teli di juta e poi la copertura a simulare la chioma che era andata perduta”.

Gli interventi per favorire la ripresa dell’olivastro si sono protratti per tutto l’autunno e l’inverno scorsi e hanno funzionato. I germogli non sono spuntati prima, spiega Bacchetta che in questi mesi ha compiuto frequenti sopralluoghi per monitorare la situazione dell’olivastro, perché lo scorso autunno è stato molto siccitoso, mentre l’inverno presenta troppi rigori e giornate corte, che non favoriscono la ripresa vegetativa. Le condizioni sono diventate ideali questa primavera.

“Già dal Venerdi’ santo avevo visto che in una porzione della ceppaia c’era un’attività vegetativa e si stava realizzando sotto corteccia attivita’ di fotosintesi clorofilliana”, riferisce il direttore dell’Orto botanico di Cagliari. “I segnali c’erano tutti, e per questo abbiamo mantenuto costantemente umida la porzione della ceppaia che si mostrava essere l’unica in grado di riprodurre germogli”.

L’eredità del ‘Patriarca’

“Come Banca del Germoplasma della Sardegna continuiamo a coltivare i semi dell’olivo millenario”, aggiunge Bacchetta, che è anche componente del comitato scientifico dell’Associazione Montiferru, “perché potranno essere utili. Come Orto Botanico – in base alla convenzione con il Comune di Cuglieri e in accordo con l’associazione Montiferru – proseguiamo nelle attività di monitoraggio e di salvaguardia del ‘Patriarca’, nella speranza che possa diventare esempio di resilienza anche per una comunità che, a distanza di un anno, soffre ancora gli effetti nefasti del rogo che c’e’ stato e attende ancora gli aiuti del governo regionale che ancora non sono stati erogati”.

Quando tutto sembrava perduto, proprio nella Banca del Germoplasma erano riposte le speranze di conservare l’eredità dell’olivastro millenario, attraverso dei test di germinazione per ottenere delle plantule ‘figlie’. La Banca, la più importante del Mediterraneo, coordina 26 istituzioni dell’area impegnate nella conservazione della flora e delle varietà coltivate. Nei laboratori di Cagliari si trovano i semi di tutti gli oleastri monumentali della Sardegna: da quelli di Luras a quelli di Villamassargia e Santa Maria Navarrese.

LASCIA UNA RISPOSTA

Inserisci il tuo commento, grazie!
Inserisci il tuo nome qui, grazie

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.