by Giovanni Mercadante
Mentre imperversa il conflitto bellico tra Russia e Ucraina, l’economia mondiale è presa nella morsa degli approvvigionamenti, i cui risvolti negativi si stanno rivelando critici su tutto il pianeta.
L’Europa che ha visto una pace durata 77 anni (1945-2022), improvvisamente i figli della 2. Guerra mondiale si trovano ad assistere ad una escalation della conflittualità tra la belligerante Mosca e l’aggredita Kiev.
E’ auspicabile che i due paesi in guerra raggiungano un accordo per il cessate il fuoco. L’apprensione manifestata ad ogni livello è elevata. Questo incendio, divampato a duemila chilometri da noi, potrebbe giungere alle nostre porte attraverso un semplice malinteso delle diplomazie internazionali al lavoro.
E così, con un occhio alla guerra e un occhio ai problemi che ci riguardano più da vicino, siamo costretti a vivere in allerta; insomma non stiamo vivendo sonni tranquilli.
Il raccolto del grano di quest’anno si è nuovamente rivelato in perdita, con un calo di produzione del 30-40%. Sono due anni che le aziende agricole stanno facendo i conti con una cerealicoltura fallimentare a causa della siccità, a cui si sono aggiunti altri fattori legati alla guerra per mancanza di concimi provenienti dalla Russia, maggiore esportatore, e ad altri fattori legati alla crisi energetica.
I prezzi dei cereali sono aumentati in modo esponenziale; il grano duro l’anno scorso quotava 27/28,- Euro al quintale; quest’anno 57/58,- Euro al quintale. Insomma, il doppio.
L’Alta Murgia e i territori confinanti della Basilicata sono vocati alla cerealicoltura.
La loro produzione purtroppo non è sufficiente a coprire l’elevato fabbisogno delle industrie molitorie che alimentano la catena delle aziende di trasformazione (pastifici e panifici) che a loro volta esportano in tutto il mondo.
Da qui la necessità di importare il frumento dall’Ucraina che è il maggiore esportatore di grano tenero (28% della produzione mondiale) e da altri paesi: Russia, Canada, Australia, Francia.
Restringendo il focus della nostra indagine abbiamo intervistato alcuni “players” locali.
MOLINI LOIZZO/C.D.P. Azienda molitoria affermata nel territorio;
Ivano Loizzo general Manager
La crisi energetica, la siccità, la guerra sul fronte ucraino-russo – attacca subito Ivano Loizzo – hanno di fatto scatenato una serie di reazioni a catena nell’approvvigionamento del grano per i molini che lo trasformano in semola e farine. Siamo di fronte ad una crisi alimentare che avrà i suoi effetti economici deleteri nei prossimi mesi.
Ivano Loizzo, general Manager del molino di famiglia, nonché componente della Commissione prezzi nell’ambito dell’AMC/Associazione Meridionale Cerealisti, ha dichiarato che questa situazione non porta bene a nessuno. Noi facciamo largo uso di grano tenero che importiamo dall’Ucraina destinato alla trasformazione in farine per panificazione.
Purtroppo, a causa della guerra, una multinazionale che ci aveva assicurato una fornitura consistente di grano tenero, ha dovuto disdire l’impegno per causa di forza maggiore.
Il clima siccitoso delle due ultime annate e di quella in corso ha portato i campi ad uno stress elevato, la cui resa stimata al momento sarà al disotto dei 30 quintali per ettaro; molto bassa per gli agricoltori e con perdite notevoli.
Su altri fronti dobbiamo considerare gli aumenti per il confezionamento: carta per imballaggi, plastica, carburante, energia e trasporti. Una valanga di addendi che sta scatenando seri problemi di contenimento.
Quasi tutti i molini visto dal mio modesto osservatorio – continua I. Loizzo -sono al limite delle scorte. Noi facciamo largo uso di grano nazionale e estero.
Da tempo diamo spazio al grano biologico 100% italiano; nostri fornitori-stoccatori territoriali sono commercianti, multinazionali e agricoltori diretti.
Il prezzo del grano duro quota in questi giorni 57/58,- euro al quintale; mentre quello tenero 45/46,- al quintale.
Le quotazioni sono aumentate del 100%; tutti noi trasformatori stiamo facendo sforzi notevoli per non far pesare gli aumenti sui consumatori. Ma non sappiamo fino a quando durerà questa situazione.
Siamo l’unico molino a Altamura che utilizza il grano tenero.
La nostra produzione è destinata per il 90% al mercato nazionale, mentre il restante 10% va all’estero: Francia, Germania, Grecia, Albania, Polonia Inghilterra, Germania e Spagna.
La trasformazione giornaliera di grano duro in semola è di 4.500 quintali; e di 2.000 quintali di grano tenero.
Lo stoccaggio attuale è circa 200 mila quintali con gli impianti silos disponibili. Abbiamo in progetto di incrementare lo stoccaggio per non subire questi alti e bassi degli approvvigionamenti.