Principale Politica Emigrazione & Immigrazione Il razzismo affrontato con maturità

Il razzismo affrontato con maturità

Ho scelto il testo di Liliana Segre perché mi è piaciuto molto. Una traccia su cui potere riflettere e alla fine fare le mie considerazioni su cosa sia per me il razzismo e se sia o meno un’ideologia superata. Purtroppo ritengo che sia ancora presente nella nostra società”

Queste le parole che ho sentito pronunciare alla figlia di un ex alunna di mia moglie alle prese con la maturità .

Orbene mi preme ancora una volta sottolineare che i giovani sono particolarmente vulnerabili agli effetti dannosi del razzismo perché Il razzismo ha il potenziale di influenzare negativamente lo sviluppo dei bambini e dei giovani adulti, con conseguenze negative per la salute e il benessere, sia durante l’ infanzia che nelle altri restanti fasi della vita .

Ciò include esperienze dirette di razzismo in cui i bambini e i giovani stessi sono gli obiettivi, ma anche esperienze vicarie come ascoltare abusi o essere testimoni di atti di razzismo .

In assenza di razzismo, invece, i benefici della diversità culturale producono una migliore produttività, creatività tra gli studenti e un migliore livello di benessere nelle scuole .

Soprattutto le scuole si configurano come luoghi chiave nella vita di bambini e giovani dove si sperimentano le varie dinamiche delle relazioni tra pari, oltre che essere essenziali per l’apprendimento accademico e le abilità sociali .

Le scuole sono anche luoghi privilegiati in cui i bambini imparano a relazionarsi in contesti culturali di diversità e imparano a comprendere la propria identità e senso culturale di appartenenza in una società multiculturale.

Nessuno e dico nessuno dovrebbe concludere il percorso scolastico senza essere stato confrontato con il problema del razzismo e con le risposte da opporgli per prevenirlo e combatterlo. Ma quest’obiettivo non può essere raggiunto senza insegnanti debitamente preparati.

La riflessione sul razzismo in quanto tale e gli strumenti pedagogici da utilizzare dovrebbero far parte della formazione di base dei futuri docenti.

La scuola è un luogo privilegiato. È il luogo dove si forgiano gli utensili della vita in società. A scuola s’impara a vivere quanto a leggere e scrivere.

Ricordo un convegno nazionale sulla ‘Emigrazione Straniera in Italia’, da me organizzato a Bari presso la Sala del Consiglio provinciale con docenti universitari delle Università di Palermo, prof. Chinnici, Università di Bari, Prof. Di Comite e prof.Ancona, Prof. Moretti Università di Milano organizzato per cercare di studiare il dato strutturale e non emergenziale di questo fenomeno. All’epoca, ben 30 anni fa, io lo avevo già intuito ed anticipato in un periodo non sospetto ossia in un periodo in cui ancora non si verificavano i flussi enormi che poi ci sono stati .

Nella stessa circostanze inoltre il Corriere della Sera invio un suo giornalista, Massimo Nava, a cui fu consegnato dallo scrivente una targa. Erano presenti le massime autorità della Regione, Parlamentari come On.le Lattanzio, e on.le Natale Pisicchio.

Inoltre ho tenuto lezioni nelle scuole, qualche lezione all’Università di Bari, conferenze e dibattiti.nelle quali il leit motiv era sempre lo stesso: l’immigrazione non sappiamo gestirla e viene affidata a persone senza nessuna preparazione in merito. Questo,ritengo sia, il danno maggiore che si causa a speculare sul fenomeno e a non a dare il giusto valore agli immigrati, che senza distinzione vengono buttati nei lager dei Centri di Prima Accoglienza.

È notorio infatti che non si provvede ad una loro preparazione per un eventuale inserimento nel mondo del lavoro, penso ai lavori artigianali quali il fabbro, il calzolaio, l’ idraulico o insegnare come si coltiva la terra.

Occorre e lo ripeto da oltre 30 anni un lavoro d’integrazione efficace, rivolto sia alla popolazione che accoglie che a quella che viene accolta: solo questo può costituire la miglior forma di prevenzione della discriminazione e del razzismo .

Occorrono progetti seri d’integrazione destinati soprattutto ai migranti che puntino a trasmettere conoscenze e a creare un clima di comprensione reciproca.

Tuttavia, gli appelli al dialogo, all’apertura e alla tolleranza non bastano o cadono nel vuoto.

Il razzismo e la xenofobia sono soprattutto espressione di pregiudizi e pulsioni aggressive e si basano su un’immagine da noi stessi forgiata dell’«altro» come nemico che spesso fa astrazione dei suoi comportamenti reali. Le vittime sono capri espiatori intercambiabili: un aspetto, questo, di cui va opportunamente tenuto conto.

Inoltre le vittime non sono necessariamente migranti, ma possono essere anche Ebrei, Jenisch, Sinti o Manouche, e qualsiasi razza che appaia ‘ diversa’ .

L’integrazione riesce soltanto se ognuno sa non solo quali sono i suoi doveri, ma anche i suoi diritti e come farli valere. Alla vittime bisogna garantire protezione e aiuto. Nella misura in cui chiede ai migranti uno sforzo d’integrazione, anche il gruppo sociale maggioritario deve sforzarsi di contrastare le tendenze all’esclusione e alla discriminazione.

Si tratta di un principio cardine del nostro sistema democratico che abbiamo iscritto nella nostra Costituzione e ribadito con la ratifica delle pertinenti convenzioni internazionali (Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale, Convenzione europea dei diritti dell’uomo).

Infine il mio appello è rivolto sempre alle istituzioni perché è loro dovere vigilare e agire con saggezza e intelligenza affinché atti efferati e violenti di cosiddetto razzismo non degenerino in azioni altrettanto violente ed efferate di anti-razzismo.

Evitando che abbia inizio il gioco perverso dei riflessi rimandati da uno specchio culturale che va in frantumi e del quale è, poi, impossibile raccogliere i pezzi senza ferirsi.

Cari giovani buona maturità e che la vita vi sorrida e sorprenda sempre !

Antonio Peragine

direttore@corrierepl.it

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