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Fortuna Loffredo: otto anni dalla barbarie

Il 24 giugno del 2014, Fortuna Loffredo precipitava dall’ottavo piano dell’isolato numero tre, al Parco Verde di Caivano, un volo di dieci metri che le costerà la vita.

Le prime indagini sull’accaduto ipotizzano un incidente domestico, ma c’è qualcosa che non torna nella ricostruzione della presunta caduta accidentale.

A far chiarezza sarà l’esito dell’autopsia sulla salma della piccola: Fortuna Loffredo è stata vittima di abusi sessuali.

Erano visibili a occhio nudo le lesioni interne causate da abusi cronici, traumi che dopo quarantasei anni di lavoro ho riscontrato solo tre volte, ma non ho mai visto uno scempio tale su una bambina”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/12/09/fortuna-loffredo-in-ginecologo-in-aula-traumi-visibili-a-occhio-nudo-causati-da-abusi-cronici/3248161/

Queste le parole di Giuseppe Saggese, il ginecologo che ha preso parte all’esame autoptico collegiale sul corpo di Fortuna Loffredo.

Raimondo Caputo (detto “Titò”), nel luglio del 2017, è stato condannato all’ergastolo per il reato di omicidio e violenza sessuale, la Fabozzi a 10 anni di carcere per complicità in violenza sessuale sulla figlia.

La donna dovrà affrontare anche il processo per la morte del figlio di 4 anni Antonio, avvenuta un anno prima di quella di Chicca, il 28 aprile 2013 ma nelle stesse circostanze; il piccolo cadde nel vuoto dalla finestra dell’abitazione al settimo piano della Fabozzi che ora risponde di omicidio volontario.

Storie agghiaccianti che portano a chiedersi il perché di così tanta crudeltà, barbarie, efferatezza su piccoli innocenti, la cui vita viene spezzata prima ancora di essere vissuta, senza alcuna pietà né scrupolo né rimorso.

Di tutto questo parleremo nella rubrica

L’ Innocenza Violata con Stefano Callipo, psicologo e psicoterapeuta, presidente nazionale dell’Osservatorio Violenza e Suicidio e con Roberto Mirabile, giornalista e presidente della Caramella Buona, da sempre in lotta contro la pedofilia e in difesa dei minoi.

Dott. Callipo, perché certi soggetti adottano simili condotte e come si possono prevenire?

Qui parliamo di situazioni estreme dalle conseguenze indicibili per le vittime. Gli autori di questo genere di atrocità spesso sono persone che, troppo semplicemente vengono descritte “malate di mente”. In realtà si tratta, in gran parte delle volte, di soggetti che in modo lucido e freddo mettono in atto strategie manipolatorie, portare avanti un obiettivo preciso e per canalizzare i patologici impulsi sulla piccola vittima. Troppo spesso tali gesti vengono giustificati con l’infermità mentale, quando in vero si tratta di altro, alcuni aspetti psicopatologici a volte non sono compatibili con alcune dinamiche messe in atto. Con questo voglio dire che a volte, si tratta di soggetti che sanno benissimo cosa stanno commettendo, possono avere una certa consapevolezza, sia pur con un’alterazione del senso della realtà. Molte persone chiedono aiuto facendosi aiutare perché consapevoli di ciò che sentono e provano. Questo genere di atrocità non ha quasi mai a che fare con raptus – che dal punto di vista psicopatologico non esiste – quanto piuttosto di una disregolazione emotiva e impulsiva e molto altro. Conoscere e saper captare in tempo i campanelli di allarme, a volte può fare la differenza persino tra la vita e la morte. La prevenzione è fondamentale così come l’informazione e la formazione di professionisti esperti”.

Dott. Mirabile, la pena nei confronti di chi si macchia di simili nefandezze può essere rieducativa o si tratta di soggetti irrecuperabili?

E a proposito di pena, secondo lei, i minori sono tutelati dalle disposizioni del nostro ordinamento giuridico o c’è ancora tanto da fare? Cosa si dovrebbe redigere ex novo, modificare o abrogare?

“I pedofili e i sex offenders sono predatori e per questo genere di reato è stata rilevata una recidiva altissima per tanto, dai nostri 25 anni di esperienza, riteniamo che perversione e malvagità siano aspetti che difficilmente si possano correggere. Nel caso di Fortuna c’è stato l’ergastolo per via dell’omicidio della piccola ma, nella maggior parte dei casi da noi trattati, i pochi anni di condanna inflitti ai pedofili non bastano sicuramente a “rieducarli” né tantomeno a recuperarli. L’unica soluzione è l’isolamento, una terapia mirata e massiccia e, soprattutto, il monitoraggio costante una volta usciti dal carcere.”
Sul caso della piccola Fortuna è stato girato un film che ha commosso il mondo ma la famiglia non è dello stesso avviso.I genitori di Fortuna infatti, attraverso l’avvocato Angelo Pisani, hanno presentato una diffida ai produttori con la quale veniva notificato il diniego all’utilizzo del nome della figlia.

«La decisione dei genitori di Fortuna è stata presa anche per tutelare i fratellini, per preservarli dal dolore di dover rivivere di nuovo il dramma che distrusse la vita della sorellina».

https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/21_maggio_09/fortuna-loffredo-film-ispirato-bimba-uccisa-commuove-mondo-ma-famiglia-si-oppone-all-uscita-06459760-b092-11eb-842e-91802c11232c.shtml

Queste le parole del legale della famiglia.
Dott. Mirabile, a suo avviso, un film su una vicenda così aberrante non sarebbe idoneo a sensibilizzare l’opinione pubblica su simili orrori , oppure, a suo avviso, ci potrebbe essere un’altra alternativa per tenere vivo il ricordo di Fortuna e di tante altre piccole vittime senza ledere la sensibilità della famiglia?
Qualsiasi forma d’arte può rappresentare un ottimo veicolo di informazione e prevenzione purché il contenuto rispetti dapprima la vittima, la sua famiglia e, in questo caso, la sua memoria. In secondo luogo, occorre stare sempre attenti perché nonostante le finalità siano bonarie spesso si rischia di cadere nella retorica, trattando l’argomento in maniera grossolana e superficiale, scadendo spesso, nel ridicolo. Quando abbiamo a che fare con vittime di violenza, con persone che hanno vissuto sulla loro pelle un simile dolore, dobbiamo indossare guanti di velluto, procedere a piccoli passi, non possiamo permetterci la banalizzazione del male”.

Dott Callipo, si è parlato di difesa dei più piccoli, come i fratelli di Fortuna.
Pensa che il film possa essere traumatico per i fratelli o si può evitare tutto questo?

E a proposito di traumi, quali sono quelli che i fratelli della piccola vittima si porteranno addosso? Sono irreversibili? Si possono curare o al massimo attenuare?

“I fratelli di simili atrocità hanno bisogno nell’hic et nunc di uno specifico piano di supporto da parte di professionisti esperti in psicotraumatologica dell’età evolutiva. Bisogna essere prudenti in tutto il contesto e nell’humus in cui i fratelli vivono, tutto ciò che li espone a eventi che possono richiamare tali traumi, come un film, dovrebbe essere condiviso e gestito insieme a professionisti della salute mentale dell’età evolutiva. Quando si vivono simili traumi i danni non sono tutti visibili nel qui ed ora ma possono manifestarsi anche a distanza di anni. Per tale motivo il percorso psicoterapeutico è fondamentale, necessario anche per ripristinare un primo equilibrio adattivo”.
Dott. Callipo sempre in tema di traumi, se la piccola Fortuna non fosse stata barbaramente assassinata come sarebbe stata la sua vita?
“Chi sopravvive a questo genere di barbarie spesso ha una vita segnata i cui effetti emotigeni possono alterare persino la personalità della vittima. Da qui la necessità di strutturare nell’immediatezza un percorso a breve termine ed uno a lungo termine. I danni per i soggetti in età evolutiva non sono prevedibili, purtroppo, per questi stessi motivi. La risposta della nostra mente davanti a tali atrocità può essere soggettiva, poiché entrano in gioco molte variabili. Di certo la bambina dovrebbe vivere da subito in un ambiente protetto e seguita passo dopo passo”.

Dott. Mirabile, cosa pensa del caso della piccola Fortuna sia a livello giuridico che socioculturale?

Si è infatti parlato di omertà degli abitanti del parco Verde e, a tal proposito, quanta responsabilità ha la condotta degli stessi cittadini su vicende così aberranti e cosa si dovrebbe fare per evitare eventuali recidive?

“L’omertà è una delle principali cause della diffusione degli abusi e non appartiene certo solo agli abitanti del parco Verde di Caivano; abbiamo trattato casi in tutta Italia ed è una costante da nord a sud.

Indubbiamente le condizioni socioculturali di una città rispetto all’altra influiscono molto soprattutto per quanto riguarda l’informazione corretta, l’individuazione dei giusti riferimenti come sportelli o associazioni, la formazione degli operatori sociali e di tutte le figure professionali che gravitano intorno ai minori e ai loro disagi. Sarebbe utile se le istituzioni iniziassero ad investire sulla formazione qualificata e soprattutto su iniziative pubbliche legate alla prevenzione delle violenze da veicolare, in particolare, in quelle zone in cui vige un’alta percentuale di criminalità ai danni di minori”.

Rita Lazzaro

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