Principale Politica Diritti & Lavoro La sentenza della Corte Suprema che dà vita alla Vita

La sentenza della Corte Suprema che dà vita alla Vita

Il 24 giugno, la Corte suprema statunitense ha abolito la storica sentenza Roe v.Wade con cui nel 1973 la stessa Corte aveva legalizzato l’aborto negli Usa. “La Costituzione non conferisce il diritto all’aborto”, si legge nella sentenza.
La decisione è stata presa da una Corte divisa, con 6 voti a favore e 3 contrari. Ora quindi i singoli Stati saranno liberi di applicare le loro leggi in materia. Già Texas e Missouri rendono l’aborto illegale.
“Oggi è un giorno triste per la Corte suprema e il Paese”: ha detto Joe Biden.
Fuori dalla Corte Suprema degli Stati Uniti è scoppiata la protesta, pochi minuti dopo che i massimi giudici hanno abolito il diritto all’aborto dopo 50 anni.
Una sentenza che divide l’America e non solo.
Una decisione “crudele” e “scandalosa”, afferma la speaker della Camera negli Usa, la democratica Nancy Pelosi.
“La vita ha vinto”, dice, invece, l’ex vice-presidente americano Mike Pence.
Le divergenze continuano con Barack Obama che critica la Corte Suprema, accusandola di aver “attaccato le libertà fondamentali di milioni di americani” e chi, invece, parla di “una storica vittoria per la costituzione e la società”, come il leader dei repubblicani in Senato, Mitch McConnell.
La diversità di posizioni continua con Donald Trump che considera la decisione della Corte Suprema come “la volonta’ di Dio” e chi, invece, come il vicepresidente, Kamala Harris, sostiene che “La teoria legale rivendicata dalla Corte Suprema per ribaltare la Roe v Wade mette a rischio anche altri diritti”, assicurando che la decisione dei saggi sull’aborto “non chiude la partita. Gli elettori hanno l’ultima parola”.
Decisione che ha altresì portato l’ intervento dell’ONU, che considera l’abolizione del diritto ad abortire come “un colpo terribile ai diritti umani delle donne”.
Condanna che viene mossa anche dal premier britannico, Boris Johnson, che parla di “un grande passo indietro”.
Anche il presidente francese, Emanuel Macron, non tarda nel condannare su Twitter quanto è stato deciso dalla Corte Suprema:
“Esprimo la mia solidarietà alle donne le cui libertà sono oggi rimesse in discussione dalla Corte suprema degli Stati Uniti”.
Anche in Italia vi sono state diverse voci a riguardo, come quella del leader di FdI, Giorgia Meloni:
“Fratelli d’Italia non vuole l’abolizione della legge sull’aborto” .
Il leader fa sapere la sua posizione in un colloquio con l’agenzia di stampa Ansa dopo la sentenza della Corte Suprema: “A chi la usa per attaccare Fratelli d’Italia vaneggiando di proposte di abolizione della legge 194 corre l’obbligo di segnalare alcune questioni abbastanza banali: Usa e Italia hanno ordinamenti giuridici profondamente diversi e che non possono essere paragonati”.
Voci del tutto antitetiche come quella del sen. Pillon (Lega) che esulta : “Ho il cuore pieno di gioia” e quella di chi, invece, ha una reazione radicalmente opposta, come successo con Enric Letta che definisce la decisione della Corte suprema una “Scelta sconcertante”
Non poteva mancare la reazione di chi è ormai simbolo del femminismo imperante, l’on. Laura Boldrini, che dalla sua pagina Facebook riporta testualmente:
“La Corte suprema americana cancella il diritto delle donne statunitensi di decidere del proprio corpo.
…Oggi le donne americane sono state punite per il sol fatto di appartenere al proprio genere. È successo negli Stati Uniti, dove l’affermazione dei movimenti femministi ha rappresentato un modello di riferimento a cui ispirarsi. Una allarmante marcia indietro”.
A proposito di sconcerto e di “allarmante marcia indietro”, come si dovrebbero considerare, invece, i circa 42,6 milioni di aborti nel mondo, avvenuti l’anno scorso?
Come si dovrebbe definire una politica che ha permesso una denatalita’ così galoppante da parlare di “rischio d’estinzione” per l’infanzia in Italia?
Come si dovrebbe definire uno Stato che non lavora né di conseguenza investe nelle politiche per i giovani e la genitorialità?
Rita Lazzaro

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