In occasione del 26 giugno, giornata mondiale contro la droga, nella rubrica “Con la Vita & per la Vita” si affronterà una tematica che divide sia la politica che l’opinione pubblica: la legalizzazione delle droghe
Chi è a favore, generalmente fa leva su due aspetti:
economico e giuridico.
Per quanto concerne il primo, basti pensare che:
Nel documento 2021 “Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia”, si legge che “il mercato delle sostanze stupefacenti muove attività economiche per 16,2 miliardi di euro, di cui circa il 39% attribuibile al consumo dei derivati della cannabis, ciò vuol dire che il mercato della cannabis vale circa 6,3 miliardi di euro.
E in Italia, essendo illegale la vendita della cannabis, questi 6,3 miliardi di euro non farebbero altro che alimentare un’economia nascosta il cui indotto andrà ad alimentare a sua volta ingiustizie, sfruttamento e disuguaglianze, non ritornando infatti sotto forma di servizi alla comunità, proprio perché è un ‘economia losca in quanto non riconosciuta dallo Stato .
Proprio perché un’economia sotterranea e che, di conseguenza, va a vantaggio di chi agisce in modo altrettanto losco si insiste nel far sì che il tutto venga legalizzato ossia regolamentato controllato e vigilato.
Per quanto concerne il secondo, chi sostiene la legalizzazione delle droghe leggere parla di:
“una libertà condizionata nella produzione e nella vendita delle sostanze leggere e non di certo la nascita di un libero mercato delle sostanze stupefacenti”.
E questo sia per “per scopi sanitari, ludici e ricreativi” sia per “evitare il pericolo concreto per i più giovani di entrare in contatto con ambienti delinquenziali e soprattutto possa garantire a chi ne fa uso un controllo sul prodotto e conseguentemente meno rischi sulla salute”.
Di ben altra posizione è Pro Vita & Famiglia che parla di “scenari inquietanti” qualora, in Italia, si desse luogo alla legalizzazione della cannabis e di altre droghe leggere come l’oppio, la coca e i funghi allucinogeni
Anche una parte della politica punta il dito contro la legalizzazione delle droghe leggere, come il sen.Pillon (Lega) col quale parleremo di questa tematica.
Senatore,quali sono gli scenari inquietanti che si verrebbero a creare con la legalizzazione della droghe leggere e quali saranno le principali vittime?
“Non esiste distinzione tra droghe leggere e pesanti. La droga è sempre droga, e fa sempre molto male. La legge ha un contenuto culturale molto forte: se una cosa è lecita, allora è buona, se è illecita, è sbagliata. Far passare il messaggio che la droga sia buona, sarebbe devastante per i nostri ragazzi. Qualcuno evidentemente preferisce tenere i giovani chiusi in bagno a farsi le canne piuttosto che trovarseli in piazza a protestare contro il governo. Questione di punti di vista. Io preferisco vedere i giovani liberi dalla droga e capaci di incanalare le loro energie per il bene comune”.
Che alternative ha nella lotta al traffico di droga, inclusa quella leggera, senza dover ricorrere così alla sua legalizzazione?
“La legalizzazione non ferma il racket, perché ci saranno sempre sostanze vietate, quantità vietate o età dei consumatori vietate, e lì si concentrerà l’offerta dei venditori di morte. L’unica alternativa, oltre alla repressione penale del fenomeno, è quella di una corretta informazione e formazione dei giovani, così da renderli capaci di conoscere il nemico mortale che si annida in una dose di droga. Basterebbe portare tutte le scolaresche in una comunità di recupero, almeno una volta, per capire cosa sia davvero al droga”.
Secondo lei, perché questo losco business non si è arrestato, anzi è sempre più forte?Quali sono gli errori delle istituzioni e le falle socioculturali, incluso il contesto familiare e le scuole, che hanno permesso che la situazione degenerasse?
“Trovo rivoltante che cantanti, band e personaggi famosi facciano l’apologia della droga e siano di pessimo esempio per i nostri ragazzi. La droga fa male sempre, e dietro ad ogni bustina ci sono organizzazioni criminali pericolosissime e piene di soldi. Ricordiamocelo”.
Rita Lazzaro