Situazione esplosiva in Libia, con proteste in varie città contro le condizioni di vita sempre peggiori, complici i blackout di corrente, e per lo stallo politico. Le interruzioni delle forniture fanno salire i prezzi del petrolio.
di Nuccia Bianchini
AGI – La rabbia sociale è a un livello di guardia in Libia. Se n’è avuto un assaggio nella serata di venerdì, quando i manifestanti hanno preso d’assalto la sede del Parlamento a Tobruk nell’Est del Paese. Proteste si sono registrate in varie città, anche quelle dei porti petroliferi: manifestazioni contro le condizioni di vita sempre peggiori, complici i blackout di corrente, e per lo stallo politico.
Dai filmati si vede un bulldozer che si schianta contro una parte del cancello del complesso, aprendo la strada all’ingresso dei manifestanti che sono entrati e hanno compiuto saccheggi. L’edificio per fortuna era vuoto perché il venerdì è un giorno festivo in Libia. Ma l’azione rischia di aggravare la crisi politica innescata dal braccio di ferro tra il Parlamento di Tobruk e il Governo di Unità Nazionale, a Tripoli.
Proprio giovedì a Ginevra erano falliti i negoziati, sotto l’egida Onu, tra il presidente della Camera, Aquila Saleh, e il rivale, Khaled al Meshri, capo dell’Alto Consiglio di Stato (vicino al governo di Tripoli), per concordare un quadro costituzionale che consentisse lo svolgimento delle elezioni, mettendo fine allo stallo politico.
La situazione politica in Libia
Dall’inizio di marzo il Paese nordafricano si ritrova con due governi rivali. A Tobruk infatti il Parlamento ha riconosciuto un governo ostile a quello della capitale, un esecutivo, guidato dall’ex ministro dell’Interno, Fathi Bashagha; l’esecutivo che è sostenuto dall’uomo forte nell’Est, il maresciallo Khalifa Haftar, è in concorrenza con quello frutto degli accordi politici siglati sotto l’egida dell’Onu.
Da allora, diversi gruppi armati e manifestanti hanno sostenuto l’uno o l’altro esecutivo. I giovani manifestanti sono scesi in strada anche nella capitale con indosso giubbotti gialli e davanti al Consiglio comunale di Bengasi, dove hanno chiesto lo svolgimento delle elezioni.
Nella città di Sirte i manifestanti hanno bloccato la strada e dato fuoco ai pneumatici, e si sono succedute proteste in varie zone del Paese per chiedere la fine della fase di transizione e il rovesciamento dei due governi. L’Onu ha definito “inaccettabile” l’assalto al Parlamento: “Il diritto del popolo a protestare pacificamente deve essere rispettato e protetto, ma i disordini e gli atti di vandalismo come l’assalto al quartier generale della Camera dei rappresentanti la scorsa notte a Tobruk sono totalmente inaccettabili”, ha detto Stephanie Williams, consigliere speciale dell’Onu per la Libia.
E adesso anche il premier del governo di Tripoli, Abdel Hamid Dbeibah, si dice pronto ad “aggiungere la sua voce” a quella dei manifestanti, e ha chiesto nuove elezioni: “Tutti a casa, si vada alle urne”.