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Tramontone sospeso tra incuria e bellezza: ecco la spiaggia del cuore dei tarantini

Tramontone sospeso tra incuria e bellezza: ecco la spiaggia del cuore dei tarantini

La baia a un tiro di schioppo dalla città offre ai bagnanti una piattaforma naturale di scogli e una conca di sabbia granulosa le mancanze. Pulizia ancora molto carente. «E nessuno interviene»

Tramontone. Non un tramonto maggiorato. Ma la baia a pochi chilometri dalla città. La spiaggia libera (e del cuore) di molti tarantini, e non solo. Facilmente raggiungibile. Basta attraversare l’omonima contrada e si arriva a destinazione. Viuzze strette simili a pendii conducono alla meta. Ciò che si apre alla vista è un panorama di primordiale bellezza. Di qua, una piattaforma naturale di scogli. Di là, un’insenatura sabbiosa, che le mareggiate invernali stanno erodendo. «Ogni anno la spiaggia si ritira, restringendosi. Il mare se la sta mangiando», il tono dell’anziano pescatore è preoccupato. «Andrebbe protetta ma nessuno interviene». Le coppie si dirigono sugli scogli. Le famiglie scelgono la sabbia granulosa. Metà luglio, venerdì da bollino rosso. Il sole è già alto. Sembra una palla infuocata. L’acqua è ferma. E limpida. Di una limpidezza invitante. «Sembra una piscina». Il fondale, per lo più sabbioso, riflette colori che variano dall’azzurro intenso al celeste cielo. «Ma ci sono punti in cui l’acqua appare di un verde chiaro. Dia un’occhiata lì». Il bagnante ci indica un punto dove l’acqua, dopo non troppe bracciate, torna ad essere bassa, regalando riverberi di un verde caraibico. È una specie di secca.

Sulla spiaggia affollata la discussione si allarga. Diventa quasi una gara fra chi la sa più lunga. I colloqui sono reali, i nomi di fantasia. «Conta ciò che le racconto», dice Franco, pensionato. «Trascorro l’estate qui, con la mia compagna, da non so quanti anni. Al mattino presto, quando c’è ancora poca gente, questo posto assomiglia al paradiso, per come me lo immagino io, almeno». Mare cristallino che un fortunato gioco di correnti provvede a mantenere sempre pulito. «Accade solo qui. Basta spostarsi di qualche chilometro, ad ovest come ad est, e il mare, specie durante le ore del pomeriggio, s’ingiallisce, diventando una torbida brodaglia. Al Tramontone non succede».

Ma la spiaggia è libera e, dunque, esposta non solo alle intemperie, ma anche, se non soprattutto, all’incuria dell’uomo. «Sì, l’inciviltà di chi la frequenta rompe l’incantesimo. E sporca, imbratta, deturpa», dice Gino, studente in pausa, tra un esame di biologia marina e l’altro. «Una minoranza di irresponsabili, per fortuna. Ma che contribuisce a dilatare il senso di abbandono e degrado che ti prende ogni volta che arrivi qui, davanti all’enorme sterrato che funge da parcheggio, dove le auto si ammassano senza una logica e la caccia al posto all’ombra spesso accende discussione che possono degenerare». Gino non lo dice ma forse pensa alla sparatoria, che lo scorso 3 luglio, al culmine di una lite fra due gruppi di pregiudicati, scatenò il panico fra i bagnanti. Per qualche giorno Tramontone registrò un percettibile calo delle presenze. «Sì, la paura fu tanta. Ma questa è la nostra spiaggia, impossibile cambiare», ammette Aldo, operaio in cassa integrazione. «Le comodità dei lidi privati? Non le discuto. Ma non fanno per me. Non me le posso permettere. Io arrivo, pianto l’ombrellone e privatizzo il mio spazio. Lo delimito. Il mare è sempre lì che mi aspetta. Uno spettacolo a costo zero».

Dal chiosco-bar, unico punto ristoro disponibile, il vecchio juke-box spara le hit dei neomelodici napoletani. “Stu core mie fa’ tu-tu-tù, ta-ta-tà” e scorrono le ore. C’è chi va via e saluta, perché qui si conoscono tutti. E chi arriva. All’ora del pranzo si assiste a una sorta di cambio turno generazionale. La sabbia scotta sotto i piedi dei più anziani che cercano un varco sicuro per recuperare la via del ritorno a casa. Ma risalire dalla battigia con ciabatte o infradito non è consigliabile. «Non esiste un accesso alla spiaggia degno di questo nome, si è costretti a pericolose gimkane tra sgarrupate passerelle di cemento e gradoni in tufo ormai sfarinato. Cerchi un appiglio e non lo trovi», dice Lina che alle sue due ore in spiaggia non rinuncia. «Perché, alla mia non trascurabile età, un po’ di mare e un po’ di sole ritemprano spirito e corpo».

Ci sono anche i turisti, ma sono pochi. «Il Tramontone? Un inno allo scialo. Tanta bellezza sprecata», ammette con visibile disappunto una coppia arrivata dalla Romagna, mentre lascia la spiaggia per far ritorno al B&B non troppo distante dallo scoglio dove era distesa al sole. «Rifiuti ovunque, eppure i contenitori ci sarebbero, ma spesso sono già ricolmi. Un vero peccato. Ci sono scorci che nemmeno in Sardegna abbiamo visto. La natura è stata generosa con voi tarantini».

Sulla conca, intanto, il sole declina, volgendo al tramonto che qui non è un semplice tramonto. È di più. È qualcosa di grandioso, spettacolare, sorprendente. Un Tramontone, appunto, che carica il mare di un colore rosso porpora.

di Lorenzo D’Alò

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