Palazzo delle Poste a Taranto? Una grande opera ma occorre prendersi cura dei dettagli
«Gli arredi del Palazzo delle Poste erano fatti con la stessa attenzione con cui sono curati gli ambienti esterni, eppure di questi arredi non rimane quasi più niente. Non so che fine abbiano fatto, se sono finiti in qualche deposito oppure se sono scomparsi ed è un vero peccato». Ad affermarlo è l’architetto Augusto Ressa che spiega: «quello che ne rimane è giusto un tavolino e due puff. Molto importanti sono le applique in vetro, che però hanno delle mancanze, sono fatte con delle foglie in vetro e alcuni elementi sembrano perduti, bisognerebbe recuperarli dal deposito dove sono finite». Qualche giorno fa la notizia che il Palazzo delle Poste, firmato dall’architetto Cesare Bazzani, è stato inglobato tra gli edifici più importanti della storia delle Poste Italiane e inserito in una guida che ne celebra i 160 anni. «Bazzani è stato l’autore anche della casa del fascio, attuale sede della polizia postale, e la Banca d’Italia, oggi – racconta Ressa – sede della facoltà di medicina dell’università Due edifici contigui, che recavano la firma del duce con la copia bronzea dell’Augusto di Primaporta. Questa scultura venne riprodotta in centinaia di esemplari in periodo fascista e collocata nelle sedi monumentali degli edifici pubblici. Taranto disponeva di due di queste strutture fuse in bronzo: una si trova nel cortile del palazzo del Governo, l’altra era posta a cavallo tra la Banca d’Italia e la casa del fascio». Eppure, nel 2018, una volta che la Banca d’Italia ha liberato l’edificio, lasciando la sede tarantina, ha portato con sé anche la scultura di Augusto. «Francamente mi sembra una cosa non buona per la storia della cultura della nostra città», ribadisce Ressa.
Il palazzo delle poste di Taranto fa parte della parata di edifici distribuiti lungo il lungomare del Borgo, Lungomare Vittorio Emanuele III, voluto dal regime durante il ventennio per celebrarsi. «Infatti, gli edifici presenti sul lungomare – spiega – sono fortemente monumentali e pieni di riferimenti alla romanità. Si tratta di edifici che scenograficamente dovevano essere visibili e apprezzati venendo dal mare». Si tratta di architetture di grandissima qualità strutturale, firmati da grandissimi architetti dell’epoca come Armando Brasini, autore del palazzo del Governo, e Cesare Bazzani. «Architetti che facevano rifermento alla classicità, all’equilibrio delle architetture romane» spiega Ressa. Cesare Bazzani era l’architetto degli edifici pubblici. «Si dovevano riconoscere subito. Sia il palazzo delle Poste – osserva l’architetto – che la casa del Fascio presentano delle torri che di fatto costituiscono i campanili laici di questa città». Spiccavano nel panorama, tra i bassi edifici umbertini, «poi negli anni ‘60 e ‘70 sono state fatte delle sostituzioni con edifici più alti, di speculazione edilizia».
La caratteristica particolare di questi edifici è anche la cura nel dettaglio, «al contrario dell’architettura del Borgo di Taranto che fino a quel momento era anche abbastanza banale. Invece finalmente negli anni ‘30, in questi edifici importanti di rappresentanza, vediamo l’uso di materiali come la pietra di Trani, il carparo, il martaro, la presenza di sculture, con dei dettagli di grandissima raffinatezza che li caratterizzano». E poi un grande colonnato di ordine Ionico, su cui sono collocate statue che rappresentano le scienze e le arti e, come da tradizione del ventennio, le aquile che esprimono forza e potenza. L’interno ha delle qualità particolari: «l’arco che apre al pubblico il palazzo delle poste, conduce ad un grandissimo vano che ricorda le terme romane, con una grande volta a botte, impreziosita dall’uso di un marmo di grande qualità». Porfido africano e marmo giallo di Verona, decorati con modanature molto curate che indicano la presenza di grandi artigiani molto capaci e attenti alla cura del dettaglio. Dettagli che mano mano stanno sparendo e di cui bisogna prendersi cura, non basta inserirli in una guida.
Redazione Corriere di Puglia e Lucania