di Giovanni Pio Lonoce
Il prossimo 25 settembre gli elettori saranno chiamati nuovamente alle urne. Si andrà incontro a elezioni che sicuramente cambieranno gli equilibri nazionali e regionali. Prevedo che verranno richiamati alcuni fedelissimi dei vari partiti, per rafforzare la credibilità dei vari schieramenti, perciò immagino che ci si dirigerà verso nuove elezioni regionali.
Personalmente non so se il popolo sia pronto a questa nuova scelta. Affinché si possano prevedere possibili scenari futuri, occorre avere un’ampia visione della realtà a noi circostante: da una parte abbiamo il popolo italiano ferito, sfiduciato, soprattutto dal punto di vista delle certezze, rese vacillanti della crisi delle idee e della mancanza di veri statisti (l’ultima speranza è morta con Draghi).
Dall’altra sponda abbiamo i partiti politici attuali, scevri di una propria identità e della responsabilità “morale” di cui devono essere investiti. Sembra strano parlare di morale nel XXI secolo, visto che è stata data resa autonoma dalla politica con Machiavelli; onestamente è un colpo basso alla nostra cultura, alla nostra storia e alle nostre antiche radici filosofiche che affondano nel terreno della Magna Grecia.
La politica è una cosa seria e l’alienazione dei giovani da questo mondo è dovuto all’ignoranza e all’incompetenza di chi ci rappresenta, ma soprattutto dall’utilizzo improprio delle cariche di cui sono investiti. Non credo di essere il nuovo Nietzsche, non credo di orientarmi verso la distruzione di alcuna certezza, anzi forse come tanti la sto cercando
Non siamo degli stolti, il nostro silenzio non rappresenta mancanza di interesse o di cultura adeguata per affrontare dibattiti di un certo spessore. Siamo solamente delusi, proprio come i nostri genitori. Siamo stati traditi dalla classe politica che non si adopera per bloccare la fuga di cervelli e che, da un punto di vista economico, non è in grado di portare a frutto gli (esigui) investimenti fatti sulla formazione del popolo di domani.
Quella giovanile è una protesta silenziosa, non accusateci, è colpa vostra.
Detto questo, guardo con speranza (utopistica) al futuro, sperando che le attuali larghe intese frutto del tentativo della prima repubblica, possano cessare e si possa tornare ad un dibattito puro, privo di intessi personali e che ponga al centro il futuro, i giovani e la cultura.
Il nostro futuro, anche se ancora per poco, è in mano a voi. Abbiatene cura.
Di ciò che sarà, ai posteri l’ardua sentenza.
Redazione Corriere di Puglia e Lucania