Principale Cultura & Società La cicogna nei bestiari e nella poliorcetica medievale

La cicogna nei bestiari e nella poliorcetica medievale

Miniatura tratta dal Bestiario Ms. 764 (XIII secolo), Bodleian Library, Oxford.

La cicogna svergogna la maggioranza degli uomini” recita il Traité des animaux du blason, saggio filosofico del XV secolo ( Parigi, Bnf, ms. fr. 14357, f. 54v.).
Questa creatura, nel Medioevo, godeva di ottima reputazione: virtuosa, era in grado di condurre lunghi spostamenti in silenzio in quanto priva di lingua per poter emettere suoni.

Essa è nemica del serpente ed incarna la castità e la fedeltà coniugale. Inoltre rappresenta la  pietà filiale. Non solo le cicogne adulte si offrono di curarsi dei pulcini degli altri uccelli ma i cicognini, una volta cresciuti, offrono sostegno ai genitori ormai anziani. Modello comportamentale per l’umanità, la cicogna è anche esempio relazionale del buon sacerdote con i suoi fedeli.

Ma  la cicogna, nel Medioevo, non era solo un virtuoso volatile ma anche una macchina da guerra. Nel corso del tempo è stata chiamata con vari nomi ( da “gatta” a “gru” da “tollero” a “tollenone” ). Fu utilizzata sin dal IV secolo a.C  dai Macedoni  col nome di “hebekasta“.  Anche i Greci usarono uno strumento simile, ma più pesante e complesso chiamato “karkhésion“.

Al di là delle  differenze tecniche, la funzione della cicogna rimase sempre la stessa anche nella poliorcetica medievale, ovvero nell’arte dell’assedio:  avvistare e combattere il nemico dall’alto, assicurando lo stesso vantaggio delle torri di piccola e media grandezza.

 

La cicogna nella poliorcetica medievale: ricostruzione nella Rocca di Mondavio, Pesaro (Urbino). Immagine presa da Macchine d’assedio medievali. Le tecniche, le tattiche e gli strumenti di assedio, G.Todaro, Edizioni Penne e Papiri, 2003

 

Durante gli attacchi , gli assedianti posizionavano la cicogna sotto le mura nemiche per sorprendere gli avversari dall’alto. Infatti, questa macchina da guerra era provvista di un sistema di contrappesi in virtù del quale si sopraelevava un cassone aereo (o gabbiotto). In questo scomparto prendeva posto un esiguo numero di soldati destinato a combattere il nemico dall’alto.

La dinamica veniva messa in atto con scrupolo e rapidità: facendo attenzione al contrattacco, i soldati entravano nel gabbiotto protetti da scudi, pronti ad essere innalzati e a combattere al livello delle mura nemiche, rimanendo al riparo dalle frecce scagliate dalla parte opposta.

Letture consigliate:

G.Todaro, Macchine d’assedio medievali. Le tecniche, le tattiche e gli strumenti di assedio. Edizioni Penne e Papiri, 2003
M. Pastoureau, Bestiari del medioevo, Einaudi Editore ,2011

Redazione Corriere di Puglia e Lucania 

Corriere Nazionale

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