Il corso d’acqua, lungo oltre duemila chilometri, noto per via del suo colore, rosso, dell’immensità del letto d’acqua e delle avventure di Tex, si sta ritirando.
La situazione è talmente critica che i responsabili delle risorse idriche degli Stati che attraversa hanno alzato il livello di guardia ordinando il razionamento dell’acqua.
di Massimo Basile
AGI – La vena dell’America si sta inaridendo. Il Colorado River, con i suoi oltre duemila chilometri che fino a poco tempo fa bagnavano in abbondanza sei Stati, dallo Utah al Colorado, dall’Arizona al Nevada, dal New Mexico alla bassa California, si sta ritirando. Sabbia e schiuma, rivoli e ramarri, il sole adesso tocca la pietra del fondale.
Il cambiamento climatico e l’emergenza siccità che sta colpendo questa zona d’America da più di un anno si sono innestati in una carenza strutturale che fa della Valle della Morte molto più di un’area circoscritta tra la California e il Nevada: è la condizione desertica della vecchia frontiera dell’Ovest, dove una volta si cercavano pepite e ora un vitale rivolo di acqua.
Arrivano da più parti appelli ad avviare un grande piano per salvare The River, tra i più mitologici della cultura americana per via del suo colore, rosso, e dell’immensità del letto d’acqua. Nasci fiume e muori torrente, a questo siamo. Il governo federale deve proteggere i bacini, ma intanto nuovi tagli ai servizi idrici sono stati già annunciati e un senso imminente di disastro si sta diffondendo.
Il Colorado, come sa chi ha percorso tutto il sentiero di trekking nel Grand Canyon, una volta era un fiume imponente, travolgente, colorato, appunto, di rosso per via della presenza di pietra arenaria rossa sui fondali, gelido come marmo. Adesso, in alcuni tratti, si è ritirato lasciando spazio al fondale. Si passa dai quaranta centimetri in alcuni tratti al metro e mezzo, livelli mai visti per un fiume che ha una media di profondità di sei metri, con punte massime di duecentocinquanta.
Un fiume diventato simbolo
Il Colorado, diventato familiare per generazioni di lettori dei fumetti di Tex, è il quinto fiume più lungo degli Stati Uniti, il 47esimo al mondo, il più controllato e monitorato del pianeta, al punto da aver messo tutte le leggi che ne regolano l’utilizzo delle acque in un testo sacro collettivo chiamato Law of the River.
Nasce nelle Montagne rocciose a un’altezza di oltre tremila metri e, al massimo della sua condizione, pompa nel Golfo della California 20 chilometri cubici di acqua all’anno. è stato il Colorado a fare del lago Mead la più grande riserva continentale degli Stati Uniti, e a ospitare, tra fiumi e torrenti, quarantanove specie di pesci e ad alimentare più di 1.600 tipi di piante, dal faggio al cactus all’albero di Giosuè o Yucca Palm. Ma tutto questo paradiso della natura è a rischio.
Una crisi per tutto il “West”
La situazione si è fatta drammatica in modo spietato e paurosamente veloce. Tutto nel giro di un anno. Nel 2021 era stata dichiarata la prima emergenza idrica, ieri i responsabili delle risorse idriche degli Stati attraversati dal fiume hanno alzato il livello di guardia e ordinato il razionamento dell’acqua.
Vuol dire meno energia, meno acqua da consumare a casa, fabbriche costrette a lavorare a ritmo ridotto, grandi coltivazioni a rischio. Il livello del fiume, nel corso degli anni, si è ridotto del venti% e attualmente è ben al di sotto di quello minimo richiesto per sostenere il bacino. In alcuni tratti il fondale è secco come una vecchia mulattiera. Nelle enciclopedie, alla voce ‘deserto’ potrebbero mettere una foto del Colorado.
Le piogge e lo scioglimento dei ghiacci ad alta quota possono aiutare The River durante la stagione primaverile, ma poi arriva inesorabile l’estate e il livello delle riserve finisce per essere in costante declino. Se i bacini non saranno in grado di sopperire a questa crisi, la situazione potrà solo peggiorare. Se si pensa che l’80% dell’acqua prelevata dal Colorado è destinata all’agricoltura, avanza la minaccia di una carestia senza precedenti. Gli Stati interessati, nel frattempo, non riescono a mettersi d’accordo su come intervenire.
La minaccia di sanzioni federali, nel caso non venga ridotto drasticamente il consumo d’acqua, sembra solo un palliativo. L’emergenza è collettiva, ma ognuno cercherà di sopravvivere a modo suo, come facevano i vecchi pionieri in cerca d’oro. Intanto il tempo scorre, e l’esistenza florida di una delle più grandi risorse d’acqua d’America non puo’ essere più data per scontata.