La particella di Dio, la memoria dell’acqua, la ghiandola dell’amore, il gene dell’immortalità, l’equazione dell’amore. La scienza insegue il mito, la religione, la fantasia, la poesia. E a volte ritrova impensate consonanze, trame del destino, connessioni inaudite. Di solito non sono gli scienziati a battezzarli in quel modo. Sono miracoli del linguaggio, a volte illusioni lessicali, suggestioni a mezzo stampa, tanto per incuriosire i lettori. La scienza non trova Dio né la prova della sua inesistenza, non pesca i ricordi nel mare, come fanno i poeti, non dimostra scientificamente l’amor che muove il mondo e le stelle, unisce e procrea; e non scopre l’immortalità, al più la legge dell’invecchiamento a cui può opporre resistenza, ma non cancellarla. Higgs non ha scoperto Dio, come Darwin non scoprì la sua inesistenza. La scienza spiega, ripara, ritarda e allevia. Non offre soluzioni per l’eternità, non svela sovrumane Verità. Se cerchi Dio non lo trovi studiando e sperimentando; lo trovi scommettendo, con la mente tesa e il cuore aperto. Come fece il credente e matematico, cristiano e scienziato Blaise Pascal. Così l’amore, così i ricordi vengono da misteriosi luoghi che la scienza goffamente insegue. Grandiosa appare tuttavia la scoperta del bosone: allude a un ordine, evoca un’intelligenza. È bello stupirsi come vecchi bambini di fronte ai misteri dell’universo sfiorati dalla scienza e fioriti nella poesia. Polvere di stelle.
Redazione Corriere di Puglia e Lucania