Dal 2012 Polignano a Mare (BA) si fa culla non solo di turisti provenienti da tutto il mondo per il fascino dei suoi scorci, ma anche di giovani artisti di fama nazionale e internazionale che vogliano presentare e promuovere i propri progetti di Arte Contemporanea. Ad ospitare questi ultimi è uno spazio unico nel suo genere: l’Exchiesetta del vico Santo Stefano, una piccola cappella medievale situata nel centro storico e che si affaccia su uno sperone roccioso a picco sul mare Adriatico.
Quest’anno ha scelto di ospitare dal 3 luglio sino ad oggi, 21 agosto 2022, l’intervento di Flatform, un artista collettivo nato nel 2006 e attivo tra Milano e Berlino, che vanta numerosi premi in prestigiosi festival ed esposizioni in contesti di rilievo mondiale quali Centre Pompidou di Parigi, Museo Hirshhorn di Washington DC, Wexner Center for the Arts di Columbus, MAXXI di Roma, EMPAC Experimental Media and Performing Arts Center di Troy NY, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, Argos Centre for Arts di Bruxelles, MSU-Museum of Contemporary Art di Zagabria, Palazzo Grassi di Venezia, Eye Filmmuseum di Amsterdam, Haus der Kulturen der Welt di Berlino e Yerba Buena Center for the Arts di San Francisco.
Con l’attuale l’installazione site-specific nell’Exchiesetta, intitolata “La radice del vento è l’arte”, Carmelo Cipriani, curatore dell’opera, porta voci e sensazioni del vento, tra verde, sculture e dipinti ed è la sua prima creazione in totale autonomia da un lavoro video. Le scene e gli oggetti esibiti sono sottratti al loro ordinario scopo per essere inseriti in diverse ed inedite congiunzioni.
Il lavoro presentato è carico di paradossi e “sonda le logiche percettive e il funzionamento del senso comune, dimostrando l’assenza di un netto confine tra sondabile e insondabile”. Si tratta, quindi, di una ricerca condotta sul limite, in cui la realtà non è statica e immutabile ma si trasforma in paesaggi ideali, sorti dalla combinazione di scenari possibili e impossibili allo stesso tempo. In questa ricerca, sia filmica che installativa, gli agenti atmosferici (vento) e gli elementi vegetali sono i veri protagonisti. Il vento, infatti, oltre che in questa occasione, lo è anche in Non si può nulla contro il vento, film presentato dallo stesso artista nel 2010 alla Mostra del Cinema di Venezia.
L’opera, non accessibile al pubblico, è visibile passeggiando per il vicolo solo guardando attraverso una porta di vetro chiusa. Da quell’unico punto di vista si possono ammirare le due parti che compongono l’installazione, parti sì indipendenti e antitetiche ma legate tra loro da un rapporto di verifica reciproca. La parte antistante, costituita da piante mosse dal vento, è mobile e naturale, mentre quella retrostante, composta da sculture e dipinti, è immobile e artificiale. I movimenti della prima lasciano intravedere la seconda, dando luogo a “un organismo visivo in cui velare e disvelare, adombrare e scoprire non sono in contrapposizione ma complementari”.
Flatform, infatti, afferma che «Il pensiero si costruisce non solo quando la cosa in sé si vede, ma anche quando è celata». Ne desumiamo che che la parte antistante è testimonianza del vento e quella retrostante, invece, lo è dell’arte. Del vento e dell’arte non si può però percepire l’essenza pura, ma solo gli effetti: entrambe generano qualcosa ed è questo che noi percepiamo come forma ultima, concreta e tangibile.