Principale Arte, Cultura & Società Le persone anziane generose: un aiuto prezioso per tutti

Le persone anziane generose: un aiuto prezioso per tutti

Halfpoint|Shutterstock

Nonni che fanno giardinaggio con la nipote

Vecchiezza non sempre è amarezza: da un osservatorio privilegiato ci arriva un’immagine davvero consolante degli anziani. Non tutti, certo, ma sono tanti quelli che imparano in tarda età ad essere generosi: di soldi, di regali, di tempo, di tutto sé stessi. E vivono anche meglio

Sono quelle che sanno di averne statisticamente meno a disposizione eppure, osserva il dottor Marco Trabucchi, alcune persone giunte all’età della vecchiaia, decidono di diventare generose, non di soldi, o non solo di quelli, ma soprattutto di tempo. E di sé stesse, della propria presenza e disponibilità.

Sul numero di settembre di Benessere c’è un articolo interessante su questo tema.

Il valore della vecchiaia ben spesa

La riflessione sul valore della vecchiaia trova significativa risonanza nelle catechesi del Santo Padre sulla preziosità dell’essere anziani, del bene che le persone giunte a questa fase della vita sono e possono dare a tutta la comunità, oltre ad averne anche i giusti riconoscimenti e sostegni.

L’umarell che si avvicina deciso ai cantieri, le mani dietro la schiena, lo sguardo non così incerto e va a considerare scavi, pose di fondamenta e impianti, non è l’unico modello possibile; la signora che, liberatasi finalmente delle stringenti incombenze familiari perché i figli si sono sposati e si iscrive a tutti i corsi possibili di zumba, yoga, acquagym, camminata nordica e dà un calcio a gomitoli e ferri, non raggiunge il quorum per essere rappresentativa della categoria.

Nemmeno il vecchietto o la vecchietta buoni per raggiunta anzianità di servizio, costretti a una giovialità d’ufficio, rispecchiano la realtà dei fatti. Diventare anziani non assorbe totalmente l’identità della persona; stando a quello che ci insegna la Chiesa, anzi, la vecchiaia in qualche modo la spoglia e la trasfigura.

Non si diventa saggi e benevoli per inerzia; né da giovani né da anziani. Anzi, non è raro imbattersi in persone con tante primavere , alle proprie spalle, forse amaramente vissute, che non mancano di infliggere il proprio malumore su chi ha l’imperdonabile colpa di essere più giovane, più eretto nella postura, meno dolorante nelle giunture.

Insomma, il tempo che passa non è sufficiente a fare di noi persone più buone e soprattutto capaci di donarsi agli altri.

Paolo ZanarellaNell’esperienza del Dottor Marco Trabucchi, presidente della società di psicogeriatria, c’è la prova della significativa presenza di persone anziane che sono diventate generose in tarda età. Molti infatti, osserva il medico, “in età adulta non erano propriamente aperti agli altri”.

Il vecchio generoso di tempo

Proseguendo nella riflessione ci offre un prezioso ritratto del “vecchio generoso di tempo

È la persona sempre disponibile, che devolve le proprie giornate, le feste, le vacanze al servizio, secondo le esigenze della famiglia. Altri si dedicano al volontariato; penso, per esempio, alla conduzione delle automobili che spesso incontriamo (quante se ne vedono nei parcheggi degli ospedali, degli ambulatori…), che accompagnano gli anziani e i disabili in ospedale, per visite di controllo, fisioterapie… Appartengono alle più diverse associazioni… dall’Avis, agli ex carabinieri, agli alpini. Esercitano la generosità senza contare le ore e i giorni, senza considerare la propria stanchezza, anche perché, magari nel subconscio, hanno capito che essere generosi fa bene alla salute (interessi aumentati, impegno su specifici problemi, movimento e attività fisica).Benessere, Settembre, pag 24Sono tanti gli anziani che escono dalla logica dell’io e accettano di vivere secondo la logica del noi. E lo fanno, continua il Trabucchi,

Senza fare dichiarazioni, ma ogni giorno esprimendo disponibilità all’ascolto silenzioso, all’accompagnamento, al supporto pratico e a quello psicologico.

Il vecchio generoso di soldi

Più giusti e “su misura” dell’assegno unico, molti anziani contribuiscono con contributi economici al sostegno delle famiglie dei figli. Senza questa volontaria privazione che diventa dono, quante famiglie entrerebbero in crisi, dati i tempi correnti e gli orizzonti sempre più foschi?

Le liste di desideri da realizzare una volta in pensione si accorciano quasi automaticamente e i tesoretti vengono stornati sui conti di figli e nipoti, per aiutarli in un momento difficile, per permettere loro di cogliere una onerosa opportunità, per il loro presente e il loro futuro, dunque.

Fa parte della generosità non centellinare l’aiuto, non farlo pesare, andare incontro ai bisogni senza ritrosia, superando talvolta anche qualche naturale tensione all’interno della coppia (fortunatamente le dialettiche interne servono a mantenere l’equilibrio del fare), talvolta anche fingendo di non aver notato atteggiamenti poco piacevoli di alcuni famigliari, che considerano l’atto generoso come un atto dovuto.

 

La libertà di disporre di sé

Chi riesce a offrire tanto di sè, cose, risorse, tempo, vuol dire che – finalmente – dispone di sè con libertà e quindi anche con larghezza. Sapersi adattare a condizioni meno comode, a favorire l’altro pronti persino a subire l’amarezza dell’ingratitudine è proprio indizio certo di maturità psicologica, umana e soprattutto spirituale.

Amo l’altro anche quando sembra non meritarselo, colgo il suo bisogno quasi meglio di lui, so guardare lontano e non noto troppo le angustie e i fastidi del presente.

L’orizzonte ultimo è vicino, per questi anziani, così ogni istante e ogni bene di cui si dispone hanno finalmente un sapore diverso, più vero, nitido. E ogni gesto si sa destinato ad essere valutato in un’ottica che spesso in giovane età ci sfugge.

Proviamo a riflettere anche noi, ognuno sulla propria storia: quanti gesti, doni, aiuti ci sono arrivati senza ostentazione, con magnanimità, con discrezione?

Così conclude il professore:

Quante volte mi è capitato di incontrare donne anziane che si sono chiuse in spazi angusti perché la bella casa di una vita è stata donata alla nuova famiglia. In questi casi le donne sono più realistiche e concrete rispetto agli uomini: si fa, senza retorica e senza pentimenti,
quello che si deve fare!

 

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