Non è più procrastinabile l’idea di un progetto di pista ciclo-pedonale sulla tratta della ferrovia dismessa Gioia del Colle-Santeramo-Altamura-Gravina-Spinazzola.
Un progetto che darebbe sfogo alle tante attività sportive ed agonistiche in mancanza di aree idonee, richieste a gran voce dalle comunità murgiane.
Le città dell’entroterra murgiana soffrono di una situazione endemica di spazi destinati alle attività ludico-ricreative.
Le amministrazioni comunali murgiane, se si mettono insieme, possono creare un parco di notevole interesse paesaggistico.
La predetta tratta ferroviaria è dismessa da oltre 10 anni; motivo: è un ramo secco che non può produrre ricavi all’Ente statale che deve ragionare come un’azienda privata. Se ai ricavi non ci sono utili per fare investimenti , anche per sostenere lavori di manutenzione, è giusto che si pensi ad un progetto di riconversione.
Qualcuno ha pensato di spingere il progetto di riutilizzo della tratta ferroviaria per un turismo “slow”. E’ pura follia. Quanti passeggeri potrà accontentare durante la settimana, qualche migliaio? quante corse durante la giornata? Con quali ricavi? Potrà sostenere il personale, i costi gestionali, i casellanti, i caselli ferroviari attualmente tutti diroccati, come pure le stazioni abbandonate da restaurare e portare a norma? Ci vorranno miliardi di euro.
E’ pura utopia. Ci sono dei nostalgici per il ripristino della ferrovia, ma sono quelli che di gestione di strutture così complesse non hanno alcuna idea.
Migliaia di persone amanti di “footing”, corse, di mountain bike, di passeggiate lunghe sono costrette ad utilizzare un tratto di strada che parte dal santuario della Madonna del Buoncammino e va in direzione del Pulo. Una strada piene di curve, stretta, pericolosa, dove succedono spesso incidenti molto gravi.
Tratto che rientra nella giurisdizione dell’Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia che non darebbe mai parere favorevole per allargare la sede stradale per ricavare una bretella laterale da utilizzare come pista ciclopedonale.
E così, mentre l’Ente Parco si è impossessato della Murgia a discapito del territorio, le comunità locali soffrono. Insomma, cittadini che chiedono a gran voce spazi per le attività ricreative che praticamente vengono negati.
Non c’è un progetto lungimirante in questa direzione. Si fanno i confronti con altre realtà nazionali o straniere, ma si ignorano le esigenze più pressanti dei nostri territori.
Tutta la tratta ferroviaria è in parte smantellata per furti di binari. Per la riconversione dei sedimi (tracciati) in pista ciclopedonale ci vorrebbero pochi milioni di euro, il beneficio sarebbe di notevole interesse per realizzare un percorso naturalistico con la gioia di tante famiglie. Un’idea sana, “green”, può essere attuata se si analizza con maggiore saggezza il progetto.
In Germania, Francia, Inghilterra le ferrovie dismesse sono state convertite in altre realtà: musei, centri congressi, e in “rail walk”, “green way”, insomma percorsi per mobilità dolce su tratti di particolare pregio paesaggistico.
Immaginiamo le passeggiate lungo la dorsale murgiana per toccare i luoghi più suggestivi: il torrente canyon della Gravina, i costoni rocciosi della Rocca del Garagnone e del castello, l’ex cava di bauxite; tutti siti raggiungibili a piedi.
I caselli ferroviari convertiti in punti di ristoro.
A questo progetto si potrebbe aggiungere la ferrovia gommata sospesa (sulla stessa pista ciclopedonale) per una mobilità ancora più sostenibile a costo zero per gli utenti; con una dotazione di una serie di shuttle con capienza di 10-15 passeggeri per vagone, ad intervalli di 15-30 minuti, senza conducente ma con un controllore per una questione di sicurezza per evitare atti vandalici lungo il percorso.
Insomma, una specie di teleferica lungo tutta la tratta di 150 chilometri. Un progetto, il primo in assoluto che farebbe diventare la regione Puglia la più attrattiva dell’Italia e probabilmente di tutta l’Europa. Ci vuole coraggio e lungimiranza. I costi sono decisamente ragionevoli, impatto ecologico zero, anzi tutto “green”; gli shuttle sarebbero azionati da energia rinnovabile con pannelli solari.
I benefici che possono essere tratti dalla Ferrovia gommata sospesa (www.newtgrolleycity.com), dichiara l’inventore Vito Ninivaggi a cui fa eco anche il project leader ing. Francesco Lamacchia, sono molteplici: riduzione della congestione del traffico veicolare; miglioramento delle condizioni ambientali e sanitarie nei centri urbani; tutela del diritto alla mobilità per fasce sociali svantaggiate; supporto allo sviluppo socio/economico del territorio; riduzione dell’impegno finanziario pubblico nel settore; contenimento delle spese energetiche pubbliche e di ogni singolo cittadino; innalzamento della qualità della vita legata alla riduzione dell’inquinamento acustico e di emissione di anidride carbonica nell’atmosfera; mantenimento delle prestazioni anche in condizioni metereologiche avverse.
La RFI/Rete ferroviaria italiana dovrebbe considerare questo progetto nelle sue molteplici finalità: metrò cittadino; linea ferrovia sospesa destinata a luoghi impervi, con mobilità ecosostenibile e bassissimi costi gestionali, anzi insignificanti (senza personale a bordo, tutto automatizzato).
Il PNRR/Piano nazionale di resilienza potrebbe dare una svolta all’entroterra barese che merita maggiore attenzione da parte dei politici regionali con atti propositivi e coraggiosi. Le idee che vengono dal basso vanno valorizzate. Questo progetto ben si sposa con le direttive del predetto piano.
Intanto molte associazioni socio-culturali hanno fatto sapere che c’è convergenza su questa idea progettuale. Prossimamente saranno espresse manifestazioni d’interesse collettivo con comitati locali per dare forma e contenuto a questo progetto.