Domenica sera, posticipo allo Juventus Stadium: la partita tra i padroni di casa zebrati e la Salernitana si trasforma in una dimostrazione lampante di come il calcio sia diventato più una questione di numeri e geometria che di passione ed emozione. Quando Arkadiusz Milik segna il gol che avrebbe portato la Juventus alla sudata vittoria per 3-2 allo scadere, sembrava che il ribaltamento bianconero contro il “cavalluccio marino” fosse ormai completo.
Invece il Video Assistant Referee (VAR) del sig. Luca Banti è intervenuto, costringendo l’arbitro Matteo Marcenaro – 29 enne della sezione di Genova – ad annullare il gol per fuorigioco. Cinque minuti di analisi tecnologica hanno sottratto al gioco l’esultanza per la rete segnata e hanno creato confusione tra giocatori, dirigenti e tifosi. A posteriori si è poi accertato (addirittura) un clamoroso errore del giudice elettronico di gara, visto che un esterno della Salernitana – Candreva – pare che dalla bandierina dell’angolo tenesse in gioco il difensore juventino Bonucci.
La ricerca della perfezione che sacrifica l’essenza: storia triste di un esperimento snaturato
Anche nell’incontro di sabato tra Sampdoria e Milan un gol dell’olandese in rossonero De Ketelaere viene annullato sull’1-0 per i milanesi, dopo un lungo intervento del VAR – di quasi cinque minuti! – che ha rilevato l’ennesimo off side millimetrico di Giroud. Sarà lo stesso assistente di gara virtuale, poi, a bilanciare nel secondo tempo quanto tolto ai milanisti elettronicamente, decretando un rigore su un tocco di mano velato. Ma resta il fatto che, ancora una volta, la tecnologia ha costretto un arbitro – Fabbri – a spezzare il ritmo e compromettere la spontaneità del gioco.
Questa trasformazione verso una forma geometrica e scientifica di calcio sta sollevando molte perplessità sulla sua reale autenticità, insinuando il dubbio se il pallone sia ancora uno sport o piuttosto un esperimento matematico snaturato da tecnicismi e precisioni nanometriche. Ernst Jünger aveva già previsto negli anni ’50 che l’invadenza dell’elettronica avrebbe distrutto il piacere e la libertà del gioco1. E sembra che questa profezia stia diventando realtà.
Quanto ci manca lo spettacolo umano di una “società delle emozioni”…
Il calcio dovrebbe restare uno spettacolo umano giocato sul campo, con giocatori che seguono il proprio istinto e allenatori che prendono decisioni in tempo reale. Oggi, invece, sembra che lo show si svolga prettamente su un computer, con algoritmi che determinano l’outcome delle partite decidendo in base a un alluce in fuorigioco e affidandosi ai responsi calcolati delle intelligenze artificiali (vedi i prossimi mondiali in Qatar). Il pallone, una volta specchio di una società delle emozioni, ora sembra essere stato trasformato nel riflesso di un sistema che si nutre di business e marketing in maniera del tutto impersonale.
Questa “transizione tecnologica” sta facendo sorgere inoltre il timore che il calcio stia perdendo la sua anima e la sua essenza più spontanea, in pratica. Molti tifosi più “datati” e nostalgici rimpiangono i giorni in cui lo sport più amato del mondo era puro e semplice, quando le decisioni degli arbitri erano finali e categoriche, senza alcuna possibilità di essere ribaltate da interventi inumani. Forse è giunto il momento di riconsiderare l’uso eccessivo della computing technology in questo settore, nonché di restituire al calcio la sua autenticità e la sua carica di passione.
Fonti online:
ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Franz Becchi del 12 settembre 2022), Wikipedia, Università degli Studi Roma 3 (sezione ArcAdiA), Lega Nerd.
Canali YouTube: AlexBaima89, Jupensiero Official, Antonio Barbuto e Gossip Magazine.
Antonio Quarta
Redazione Corriere di Puglia e Lucania
Note di riferimento:
- “[…]Gioco e arte escludono l’utilizzo di sussidi tecnici. Portando il gioco a perfezione, al tempo stesso verrà annullato nella sua essenza[…]”, E. Jünger.
