L’Olanda, ribattezzata il “piccolo Paese che nutre il mondo“, vanta il titolo di primo produttore europeo di carne e secondo esportatore globale di derivati agricoli. Questa tradizione, ricca e radicata, ha reso Amsterdam una sorprendente capitale gastronomica. Pare, però, che i guadagni derivanti dal lavoro instancabile dei piccoli e medi produttori non siano proprio ben visti dall’Unione Europea…
L’Agenda 2030 che cerca di “sradicare i tulipani”
L’Unione Europea ha già abbracciato tempo fa la celebre “Agenda 2030” dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, con tutti i suoi traguardi, stabiliti per poter raggiungere un futuro all’insegna della “sostenibilità”. Secondo i promotori di questa perversa programmazione economica e sociale, gli allevamenti che vivono della lavorazione delle carni sarebbero da considerarsi dannosi per l’ambiente, tant’è che si preme per ridurre la presenza delle catene produttive di bestiame e, addirittura, per sostituire il manzo con insetti vari, come grilli, cavallette e porcherie varie.
Se anche è innegabile che le vacche contribuiscano – in minima parte – alle emissioni di ossido di azoto e ammoniaca, è altrettanto palese che ci si sarebbe sicuramente potuti orientare verso sistemi di allevamento meno intensivi, anziché imporre dall’alto un cambiamento radicale nell’alimentazione delle persone.
Ma l’UE non ci ha pensato affatto, anzi. Ha persino obbligato il governo olandese a ridurre in modo drastico le esalazioni segnalate come nocive dall’Agenda di cui sopra, ratificata nel 2015. E, nel mese di giugno – da buon paggetto – l’amministratore pubblico olandese ha intimato agli allevatori e agli agricoltori di abbattere il numero di capi di bestiame, di utilizzare meno scarti organici per fertilizzare e, per chiudere in bellezza, ha addirittura suggerito alle 11.000 imprese agricole del Paese di considerare una transizione verso altre attività lavorative ritenute più “sostenibili”. Per di più quel limite che riguardava le quantità di fertilizzanti da poter utilizzare, eccezionalmente innalzato dalla stessa dall’Unione europea e di cui l’Olanda ha goduto per molto tempo (unitamente ad altri piccoli Paesi europei), sarà a breve eliminato per volontà proprio dell’UE, che ha da poco avviato il processo di re-inquadramento.
Pronta risposta contadina e cambio di guardia al Ministero
Ma in una terra in cui il numero dei bovini supera quello delle persone e dove la campagna dà lavoro a un decimo della popolazione totale, si poteva mai accettare tutta questa “follia green” in silenzio? È stata pertanto un’estate calda quella olandese, un giugno-settembre pieno di proteste – a tratti anche violente e caratterizzate da scontri con le forze dell’ordine – che ha visto agricoltori ed allevatori locali scendere in strada a bordo dei propri possenti trattori – a spargere in giro persino letame – con l’intento di bloccare tratti di strada e di marciare dritti fino ai palazzi decisionali.
E la tenacia dei produttori olandesi ha portato, in autunno, risultati significativi. Subito dopo aver siglato un patto con Bruxelles per cancellare in modo definitivo quell’eccezione relativa al fertilizzante organico, il ministro dell’Agricoltura Henk Staghouwer ha annunciato le proprie dimissioni con un breve comunicato all’inizio di settembre, ammettendo candidamente di non essere “la persona adatta per risolvere i problemi dell’agricoltura”.
Tuttavia, agricoltori e allevatori olandesi ora non sono per nulla tranquilli: Staghouwer è stato infatti sostituito al dicastero dalla sua predecessora che si teme, essendo della “stessa scuola”, persevererà nell’imporre quelle “politiche green” (a loro volta imposte) a ogni costo, sacrificando, se ritenuto necessario, anche l’equilibrio economico raggiunto negli anni.
Fonti online:
ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Arianna Graziato del 15 settembre 2022), AgriFoodToday, sito delle Nazioni Unite (Centro regionale di Informazione), ReteRurale.it, Huffington Post, Politico, Wikipedia,
Canali YouTube: Vista Agenzia Televisiva Nazionale e Euronews.
Antonio Quarta
Redazione Corriere di Puglia e Lucania