Principale Arte, Cultura & Società L’uomo e il suo tempo: Salimbene de Adam

L’uomo e il suo tempo: Salimbene de Adam

Cristo Pantocratore, Maestro di Taüll, affresco absidale (abside centrale) della Chiesa di Sant Climent de Taüll, Catalogna, Spagna, 1123 circa.

Tra le fonti duecentesche è una delle più importanti. Fu curioso e attento osservatore del suo tempo. Oggi vi presento un personaggio di gran rilievo, profondo conoscitore della sua epoca. Religioso, storico e scrittore italiano, faceva parte dell’ordine francescano. L’unica sua opera, tramandataci nel tempo, costituisce una fonte inesauribile di informazioni su eventi, personaggi e… gossip medievale.
Oggi, ho il piacere di presentarvi Salimbene de Adam.

Nel XIII secolo la storiografia si spoglia della patina profetica dei secoli precedenti per mirare ad una maggiore obiettività basata su esperienze personali e lo studio di fonti scelte. È il racconto di fatti attendibili ad impegnare in modo critico ed obiettivo i dotti del Duecento. 
Tra costoro troviamo Salimbene de Adam.


Al secolo Ognibene, natio di Parma, il nostro studioso si rifugiò in monastero, risoluto a sfuggire al padre che lo voleva mondano.
 
Impegnato nella predicazione, viaggiò molto tra la Romagna e l’Emilia, visitando Rimini, Faenza, Ravenna e Reggio, osservando attentamente tutti quegli episodi costituenti la Cronica, unica sua opera sopravvissuta.  


Tramandata in un unico manoscritto autografo ma mutilo, fu redatta tra il 1281 e il 1288. Dedicata alla nipote Agnese, si compone di un insieme disordinato di notizie autobiografiche ed aneddoti storici e religiosi narrati con assoluto disincanto. Per Salimbene, il senso della storia si dipana attraverso le umane vicende.


Il nostro scrittore non si interessò solo agli avvenimenti di grande portata, narrando le imprese di Federico Barbarossa e suo nipote, Federico II costantemente in crisi con il Papato. 
Viaggiò molto anche all’estero, in Francia dove conobbe Innocenzo IV e la sua corte.

Attratto dagli episodi di vita cortese, riservò grande attenzione alle storie locali, descrivendo i ritratti dei vescovi romagnoli, degli esponenti della piccola o grande borghesia o anche avvenimenti singolari come l’invasione dei bruchi del 1282.  Tuttavia, nella sua opera non manca il gusto per l’aneddotica attraverso la descrizione di miracoli e demoni chiamati in causa per attestare la veridicità delle opere sante.

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