A fine settembre il World Economic Forum ha organizzato il “Sustainable Development Impact Meeting“, alias il proprio appuntamento annuale di bilancio sulla pervasività raggiunta da numerosi temi specifici. Durante gli incontri che si sono succeduti, sono state affrontate molteplici discussioni su altrettante materie attuali e “attualizzate”, che spaziavano dalle prospettive del metaverso e della nuova realtà di lavoro “ibrido” alla trasformazione dell’industria automobilistica. Non sono mancati poi i proclami idealistici di stampo “gretino” sulla lotta contro le disuguaglianze e l’anidride carbonica, espressi con il consueto fervore.
Tra le varie “tavole rotonde” sviluppatesi quella che più in particolare ha attirato l’attenzione si chiamava “Contrastare la disinformazione”, un titolo che alcuni hanno ironicamente ribattezzato come “La censura spiegata bene” o “Il Nuovo Ordine Mondiale che si prepara a minacciare la libertà di espressione”. A questa riunione sono stati presenti come oratori Adrian Monck (consigliere del WEF), Rachel Smolkin (vicepresidente di CNN), Claire Wardle (docente presso la Brown University) e Melissa Fleming (delegata dell’ONU).
Un’informazione inquinata dalla “cacofonia informativa”, ma di chi?
Proprio la presenza di quest’ultimo ospite, incaricato della promozione della diversità culturale e d’opinione all’interno dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, ha destato sorpresa, considerando che il filo conduttore del dibattito sembrava essere invece l’eliminazione delle opinioni discostanti da quelle ritenute “esatte” dai relatori (senza alcuna considerazione per la definizione o la genesi di ciò che realmente si possa definire “corretto”). Nel nuovo linguaggio del pensiero unificato, infatti, i pareri divergenti andrebbero sempre etichettati come “inquinamento” e tutto ciò che sfida la narrativa predominante dovrebbe essere ridotto a “cacofonia informativa” (termini, pare, letteralmente espressi anche dalla rappresentanza ONU in persona).
Anche la professoressa della Brown University – la Wardle – ha successivamente ripreso questi messaggi e, addirittura, paragonato la disinformazione all’inquinamento atmosferico, suggerendo come parte di essa sia generata da individui che cercano di trarne profitto, senza preoccuparsi delle conseguenze per l’ambiente (informativo). La Smolkin – vicepresidente della CNN – avrebbe infine elencato una serie di esempi che rientrerebbero tra la “cacofonia informativa” degli ultimi anni, tra cui le accuse di imbrogli elettorali formulate da Trump dopo le elezioni USA del 2020, le molteplici falsità circa la sicurezza delle vaccinazioni contro il Co.Vi.D./19, le propagande sul conflitto russo-ucraino e persino i dibattiti sull’aborto, una materia che invece va ben oltre la sfera dell’Informazione coinvolgendo, anzi, questioni etiche e religiose estremamente personali.
Un esercito di “influencer“ mercenari all’attacco della libertà di espressione
Quando si sarebbe poi discusso, in conclusione, delle metodologie che l’ONU avrebbe attuato per spingere le persone a farsi vaccinare, Melissa Fleming avrebbe sottolineato che “un’altra strategia davvero “chiave” è stata quella di schierare influencer che hanno un enorme seguito e che erano davvero desiderosi di aiutare a portare messaggi che sarebbero stati utili alle loro comunità. E attraevano molta più fiducia delle Nazioni Unite, che parlavano dal quartier generale di New York City”.
Terminate le rispettive relazioni i partecipanti pare si siano continuati a scambiare le ultime vedute su come imporre ai popoli del mondo un punto di vista unico ed esatto, il loro. E poco conta se questo vada a cozzare con il fastidioso ostacolo rappresentato dalla libertà di espressione, quel diritto che il World Economic Forum, anzi, sembrerebbe intenzionato a contrarre sempre più, lasciando pochi dubbi in proposito.
Fonti online:
ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Adalberto Gianuario del 06 ottobre 2022), sito del World Economic Forum, sito delle Nazioni Unite, CNN, La Nuova Bussola Quotidiana, Il Tempo.it.
Canali YouTube: Gabriel Tube e World Economic Forum Video.
Antonio Quarta
Redazione Corriere di Puglia e Lucania