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Mons. Giovanni Peragine di Altamura, vescovo in Albania, ponte spirituale col paese delle Aquile

Un altamurano vescovo in Albania REDAZIONE ALTAMURA - ALTA MURGIA

S.E. Mons. Giovanni Peragine

S.E. Mons. Giovanni Peragine venuto in ferie  a metà agosto 2022 ad Altamura, sua città natale per trascorrere le ferie insieme ai suoi fratelli, si è tuffato nell’aria familiare per rigenerarsi dopo un lungo periodo di lontananza.

L’occasione è stata anche  per ristabilire quel contatto di partenza con la sua vocazione sacerdotale avvenuta tra le pareti del santuario del Buoncammino, negli anni  Sessanta del secolo scorso, sede  della scuola di formazione dei PP. Barnabiti.

Inoltre, è stato anche  un momento di partecipazione con i Bersaglieri per celebrare la loro Patrona il 18 settembre scorso.

La sua storia come cammino vocazionale – racconta P. Giovanni Peragine – inizia proprio con i Padri Barnabiti, dove fu affidato dai suoi genitori per una istruzione più adeguata. Molti ragazzi provenienti dai paesi vicini erano seminaristi, mentre altri ragazzi altamurani  frequentavano la scuola normale e  a sera rientravano a casa; insomma erano interni ed esterni, il cui numero raggiungeva circa un centinaio di probabili  futuri sacerdoti.

P. Giovanni nasce il 25 giugno 1965; mette piede nel santuario del Buoncammino il 1° luglio 1976 per fare un periodo di prova, per poi iniziare a frequentare la scuola media dall’interno della struttura, giusto per esaudire il desiderio della mamma.

I genitori: papà Salvatore, dipendente comunale; mamma Biagia Fiore, casalinga,  con 5 figli,  erano considerati una famiglia numerosa. In ordine di nascita, presenta i suoi fratelli: Nicola, don Giovanni, Giuseppe, Antonio e Lucia.

I fratelli Peragine, da sinistra: Giuseppe, Antonio, P. Giovanni, Nicola e Lucia

Purtroppo nel 1980 viene a mancare la mamma; un duro colpo per tutti, perché erano molto piccoli.

A quella data,  col dolore della perdita della mamma, non aveva ancora realizzato cosa fare in futuro, se non seguire l’obiettivo di avere una educazione culturale con uno studio più completo.

Nel tempo, probabilmente con i padri religiosi è maturata la vocazione per una vita consacrata. Nei primi anni ha frequentato la scuola media, poi tre anni presso l’Istituto tecnico per Ragionieri.

Qui è stata necessaria una riflessione per cambiare il suo cammino. Sicuramente ormai la strada si era spianata per un cambio di rotta; tuttavia bisognava puntare verso un’educazione culturale robusta più consona alla sua vita spirituale.

Fu mandato a Firenze per un anno di noviziato, durante il quale normalmente si prende più coscienza dell’Ordine per verificare l’interesse. Presi i voti temporanei, prosegue questo cammino a Bologna, dove termina la scuola superiore, diplomandosi.

Continua gli studi presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma, dove segue i corsi biennali di filosofia, teologia e specializzazione.

A Roma, dopo i voti perpetui, viene ordinato diacono a Firenze e il 20 marzo 1993 è ordinato sacerdote  a Roma nella chiesa di San Carlo ai Catinari.

Da questo momento in poi diventa  un  religioso  pendolare: inviato alla parrocchia madre della Divina Provvidenza di Firenze, dove per 5 anni svolge l’incarico di vice parroco seguendo l’oratorio giovanile e della pastorale.

In quegli anni i Barnabiti avevano aperto una missione in Albania. Nel 1996 P. Giovanni viene mandato nel Paese delle Aquile a fare compagnia a due padri di quella missione per un breve periodo. Tornato in sede, a distanza di poco tempo  gli fu proposto di andarci di nuovo per una lunga permanenza. Con molta onestà, ammette che non aveva alcuna intenzione di ritornarci in quel paese, però al Superiore rispose che se me lo chiedi, ci vado; la replica non si fece attendere: Allora ci vai!

P. Giovanni con  don Angelo Cianciotta parroco della cattedrale di Altamura ed alcuni conoscenti

Non immaginava di rimanere per oltre due decenni. E’ andato nel 1998  e scherzosamente aggiunge, qualcuno gli avrà buttato via la chiave. Fu mandato alla missione di Milot, parrocchia di San Nicola, nel nord dell’Albania, diocesi di Tirana, dove è rimasto per 19 anni con l’incarico di parroco.

S.E. Mons. Giovanni Peragine circondato dalle autorità civili e miliari di Altamura: da sx il Comandante del 7° Rgt. Bersaglieri Col. Andrea Fraticelli;, a dx  il parroco don Angelo Cianciotta; la vice sindaca Raffaella Petronelli; la Comandante della Polizia locale Maria Paola Stefanelli; in fondo a destra il Gen. B. (r.)  dei Bersaglieri Francesco Dimarno.

Durante quel lungo soggiorno i superiori non avevano mai parlato di rientro in Italia, anche se aveva fatto intendere che era disposto a fare un’altra esperienza altrove. Nel frattempo viene valutata la sua posizione per sostituirlo nell’opera iniziata nella sua missione.

Il 15 giugno 2017 a sorpresa arriva la nomina da parte di Papa Francesco  di Amministratore Apostolico dell’Albania meridionale,  la cui diocesi copre il  60% dell’intero paese, grande quanto tutta la Puglia. Oggi è titolare della importante e antica Diocesi di Fenice, a Valona; il 7 settembre 2017, ovvero 5 anni fa, fu ordinato vescovo da mons. George Anthony Frendo, arcivescovo metropolita di Tirana-Durazzo, co-consacranti l’arcivescovo Charles John Brownnunzio apostolico in Albania, e il vescovo Hil Kabashi, suo predecessore. Fece il suo ingresso a Valona il successivo 10 settembre. Il 17 settembre celebrò la sua prima messa da vescovo nella cattedrale di Altamura.

A distanza di 24 anni dalla permanenza in Albania traccia una sintesi della sua esperienza.

Non conosce la situazione della comunità albanese in Altamura, anche se è ben noto che è la più folta tra le altre etnie presenti nel territorio (oltre 3.500 individui).

All’epoca della sua missione in Albania, giustificava il loro desiderio di venire in Italia; il paese veniva fuori da 50 anni di dittatura comunista, con una economia ridotta a brandelli. Il primo obiettivo dei missionari barnabiti fu di puntare ad una formazione religiosa, come prima promozione umana, ovvero parlare di Dio, perché era un paese totalmente ateo; dal 1967 l’Albania era l’unico paese al mondo che professava l’ateismo come religione di Stato; quindi nessuna religione, neanche per quelli di origine mussulmana, tanto che chiunque esprimesse un gesto, un atto di espressione religiosa veniva condannato.

Oggi P. Giovanni Peragine parla molto bene la lingua albanese, che ritiene una “koiné”, un dialetto diffuso a livelllo nazionale. La lingua italiana non ha alcuna parentela linguistica. Gli albanesi parlano la lingua italiana perché in passato si sintonizzavano sulle frequenze delle nostre  emittenti televisive o via radio; la loro capacità di apprendere la nostra è sorprendente. Gli albanesi sono un popolo degli “Illiri”, dell’antica Grecia. L’Italia è sempre stato il loro sogno, la loro meta.

Molti giovani albanesi comunque tentano attualmente la fortuna verso il nord Europa: la Germania, l’Inghilterra, la Svezia, dove sono richieste figure infermieristiche, ingegneri.

La sede attuale di Mons. G. Peragine è  Valona, dove è presente una folta comunità di italiani che svolgono  attività commerciali; vivono tanti pensionati; è presente il Consolato italiano.

La rete viaria albanese oggi è  buona. Si mangia bene, la cucina è marcatamente italiana, dovuto soprattutto a tanti albanesi che hanno  avuto esperienza in Italia nel campo della ristorazione. I prezzi ancora contenuti rispetto ai ristoranti italiani, anche se i prodotti normalmente costano quanto in Italia.

Per chi volesse visitare l’Albania suggerisce i siti archeologici, o le visite presso le chiese ortodosse, i minareti; la città di Berat è patrimonio dell’Unesco; poi ci sono le bellissime città di Agirocastro; la costa di Valona e di Sarandra verso il sud.

 

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