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I Rosoni di Puglia nel progetto di patrimonializzazione della Puglia del prof. Antonio G. Gelormini

I Rosoni di Gravina in Puglia e di Altamura nel progetto del patrimonio mondiale dell'Unesco REDAZIONE ALTAMURA - ALTA MURGIA

Foto di copertina

I Rosoni delle Cattedrali di Gravina in Puglia ed Altamura nel progetto del patrimonio Unesco. Unicità con stili diversi; 33 a rappresentarli tra i più significativi ricchi di ricami architettonici, ma sono molto di più.

La conferenza tenuta il 26 settembre 2022 nella cinquecentesca chiesa dell’Addolorata, in via Borgo a Gravina in Puglia, dal prof. Antonio V. Gelormini,  Presidente della Compagnia degli Exsultanti, ha catturato l’attenzione del pubblico per la sua dotta e coinvolgente relazione.

Presenti il vice sindaco Filippo Ferrante, il parroco don Giacomo Lorusso,  il prof. Franco Laiso ex sindaco e  il prof. Franco Nacucchi dell’Associazione 3P/Partecipare, Produrre e Progredire.

Il prof. Gelormini, originario di Troia (FG) ha calamitato il pubblico puntando direttamente sul focus senza giri di parole.

La Puglia ha un  immenso patrimonio storico-culturale e paesaggistico; destagionalizzare il flusso turistico è un obiettivo primario per evitare che il periodo invernale venga vissuto come una specie di letargo delle attività commerciali. Inoltre  per la sua posizione geografica, la regione offre oltre 700 chilometri di costa.

Prof. Antonio V. Gelormini

I Rosoni di Puglia nella visione del prof. Gelormini sono un percorso che richiede la partecipazione di tutti gli enti pubblici e privati per strutturare iter e dossier, al fine presentare la richiesta di riconoscimento quale patrimonio mondiale Unesco.

Partendo dai flussi turistici come la Via di S.  Michele che nell’immaginario collettivo è visto  un percorso su una linea dritta che parte da Mont St. Michel in Normandia (Francia), attraversa il Piemonte e puntando su  Monte Sant’Angelo (Foggia), sviluppa un pellegrinaggio religioso radicatosi nei secoli.

Nell’ottica di questa visione, Gelormini è stato sempre affascinato sin da piccolo dal rosone della cattedrale della sua città: Troia. Nel tempo,  da adulto e da studioso si è sempre più convinto che non è solamente il rosone della cattedrale della sua città a suscitare emozione  e a richiamare quel fascino esoterico di architettura tardo gotica e medievale.

L’Unesco oggi ritiene che il patrimonio dell’umanità non dev’essere indirizzato a monumenti unici nella loro rappresentazione, ma a qualcosa che accomuni le comunità in un contesto speciale  plurale: vedi i muretti a secco; la transumanza.

I rosoni del Gargano sono tanti, ma lui si è spinto in tutta la Puglia e ne ha attualmente individuati 33 per circoscrivere una tracciabilità storica e soprattutto di unicità, per dimostrare la varietà architettonica, ma comunque legati da un sottilissimo filo conduttore: la presenza della stella di Davide incastonata nei rosoni; il numero di raggi che compongono il rosone; l’altezza del posizionamento del rosone sulla facciate delle cattedrali per far filtrare la luce sul transetto.

I rosoni più rappresentativi sono quelli delle cattedrali di Troia,  Ostuni e  Otranto.

Facciata della chiesa Madonna delle Grazie -Gravina in Puglia (foto Rino Digiesi)

I 33 rosoni servono a moltiplicare la visibilità di tutti gli altri esemplari presenti in Puglia per dare una chiave di lettura a questi capolavori che abbracciano il tardo romanico e il gotico per la loro fruibilità e il godimento della grande massa di pubblico.

Questa peculiarità architettonica, con stili diversi, è molto concentrata in Puglia, rispetto ai rosoni del nord Europa che sembrano essere tutti uguali, quasi una replica.

Rosone Cattedrale di Gravina in Puglia

L’obiettivo – continua Gelormini – è di promuovere il concetto di luce, il numero dei raggi che sono un altro enigma molto interessante, quasi intrigante che sviluppa un ragionamento molto articolato; infatti il rosone di Troia  dovrebbe essere rappresentato da 12 raggi, tanti quanto il numero degli apostoli; il 12° è stato eliminato perché si riferisce a Giuda il traditore. Qui tira in ballo, con un concetto dialogico stupefacente, i numeri primi per giustificare l’equilibrio numerico dei raggi.

E poi ancora il riferimento  all’endacasillabo nella poesia di Dante che rende la terzina movimentata, non monotona, per la disposizione degli accenti. Insomma,  un discorso  acrobatico, affascinante, tutto concatenato con riferimenti storici,  che ha stupito il pubblico.

Inoltre, al centro del rosone la presenza della stella di Davide, di cui se ne trovano tantissime, come in quello di Ruvo di Puglia; in quello della cattedrale di Bari, anche se celata.

Non poteva non mancare il riferimento ai rosoni della cattedrale di Gravina in Puglia, alla facciata della chiesa di Madonna delle Grazie col suo gigantesco stemma a rappresentare l’arma araldica del vescovo Vincenzo Giustiniani, un’aquila spiegata; un’altra unicità mondiale  nel panorama delle facciate.

A seguire il rosone della cattedrale di Altamura, altrettanto interessante; in tempi antichi, quando non esisteva il palazzo Melodia edificato nell’Ottocento, era voce del popolo che  la luce riflessa sul rosone si proiettava verso lo specchio di mare di Taranto (n.d.A.).

Il prof. A. Gelormini è stato omaggiato con un libro sul Papa Benedetto XIII e la “Cola-cola”, simbolo identitario degli oggetti di terracotta del territorio.

Prossimo appuntamento ad Altamura giovedì 13 ottobre 2022, ore 19.00,chiesa di Santa Croce

 

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