Principale Cultura & Società Affascinare, il lato dark delle tradizioni popolari.

Affascinare, il lato dark delle tradizioni popolari.

Madonna con Bambino, Barnaba da Modena, 1367, Städelsches Kunstinstitut Museum, Francoforte. Il piccolo Gesù indossa una collana con un amuleto di corallo rosso.

Pratiche, credenze e tradizioni legate alla magia popolare o rurale sopravvivono nella nostra società assumendo forme e funzioni particolari. Tutte queste credenze compongono la superstizione popolare, nozione fluida e variabile nel tempo. Per i Romani la superstitio comportava la diligente osservanza dei culti sacri. Infatti, biasimando coloro che invocavano quotidianamente – e non sempre a giusta ragione – gli dei, Cicerone la contrapponeva alla vera religione. Lucano e Sant’Agostino definivano superstizioso ciò che restava degli antichi culti pagani in contrapposizione al Cristianesimo.  Derivata dall’arcaico superstito, la superstizione si delinea come ciò che è sopravvissuto, quindi pratiche, rituali, concezioni e tradizioni del passato giunte fino a noi. Oggi ho intenzione di parlarvi del lato più dark della superstizione.

Quando parliamo di malocchio, parte importante della cultura campana, intendiamo il classico “occhio secco” cioè lo sguardo malevolo ed invidioso capace di proiettare  la sua influenza nefasta. Questo concetto è ben espresso  nell’originale ebraico del nono comandamento (“non desiderare la donna d’altri“): “ non avere gelosia, non dirigere l’occhio invidioso (qinah) contro la casa del tuo prossimo. Non avere invidia della donna del tuo prossimo, né del servo, né della serva, né del bue, né dell’asino, né di alcuna cosa del tuo prossimo”. Il malocchio, d’interesse scientifico anche per lo stesso Freud, può comportare ripercussioni psicologiche così potenti da indurre il soggetto convinto d’esserne vittima a ricercare inconsciamente situazioni difficili o pericolose.

La sacra famiglia, Miniatura dal Bible historiale, ms. Harley 4381. Gesù Bambino appare fasciato anche da fili di corallo rosso.

Il malocchio rientra nella fascinatura (o attaccatura). Si tratta di una potente forza magica capace di creare inibizione e impedimento psichico. Si crede che chi ne è colpito, vivrà sotto dominazione occulta, incapace di gestirsi autonomamente. Si può essere “affascinati” per invidia, amore non corrisposto o vendetta. Anche il latte materno può essere colpito da questo fenomeno inficiando la salute di madri e bambini.

L’agente fascinatore può legare la sua vittima attraverso il sangue o lo sguardo invidioso in rituali più o meno complessi fino a veri e propri cerimoniali atti a concretizzarne la morte. A vari livelli, sintomi della fascinazione, possono essere cefalgie, stati di sonnolenza, spossatezza, rilassamento o ipocondria.
La malattia, intesa come rappresentazione magica, fu di grande interesse per l’antropologo Ernesto De Martino il quale, parlando del folklore lucano, ricordava lo scindone. Questo mal di testa subentra con il calar del sole, tormentando la vittima per tutta la notte, privandola del sonno.
Ma come si fa a proteggersi da questa subdola tipologia di male?

Odigitria in trono, XIII secolo
Cripta del Crocifisso, parete meridionale, Ugento.

Rivolgendosi ad esperti guaritori, la vittima sarà sottoposta a rituali di guarigione più o meno complessi, comportanti gestualità e formule magiche particolari la cui essenza è pregna di un sincretismo pagano-cristiano. Nel piccolo, per difendersi quotidianamente, è d’uso regalare corni a chi si vuole proteggere . Il corno rosso o le corna di bue o vacca (spesso dipinte dello stesso colore), appese all’esterno o all’interno delle case dai contadini, hanno storia antica e rappresentano i capostipiti di tutti gli amuleti.

Si può anche ricorrere a talismani o amuleti (dal latino amoliri ovvero rimuovere, scacciare) per difendersi e ingraziarsi piena fortuna. Possono essere indossati ma anche utilizzati per custodire case, animali o alberi. Sin dal Medioevo, la croce è un potente simbolo magico. Lo ritroviamo inciso o dipinto sulle pareti delle chiese , delle fortificazioni o delle semplici case. Lo ritroviamo nelle chiese rupestri pugliesi insieme ai tre centri concentrici, il pentalfa e il nodo di Salomone.  In più erano utilizzati per proteggere neonati o bambini dal male come attesta l’affresco del XIII secolo nella Cripta del Crocifisso ad Ugento. Il piccolo Gesù, in braccio alla Vergine Odigitria, mostra un orecchino a forma di croce.

Gli “abitini” o “brevi”

Stessa funzione aveva il corallo rosso o rosa, ritenuto potente amuleto al pari di piccoli sacchetti, i cosiddetti abitini o brevi di sarda memoria contenenti spigo e ruta. Usati per devozione, distribuiti nei santuari, si compongono di un semplice quadrato di stoffa ricucito ai margini contenente le erbe benedette, l’immagine di un santo e una piccola litania. L’utilizzo di sacchetti da donare ad esempio ai figli in partenza è anche comune tra il popolo ebraico.

Bibliografia:
A. M. Di Nola, Lo specchio e l’olio. Le superstizioni degli italiani, Laterza, 2006
E. De Martino, Sud e Magia, Feltrinelli, 2013
R. Marchionibus, Demoni, magia e amuleti nelle grotte pugliesi in Puglia rupestre inedita. Archeologia, Arte, Devozione, M. Mignozzi, R. Rotondo (a cura di), Adda, 2017

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