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La storia dei F.lli Salvatore nella casa palazziata in Claustro Giudecca ad Altamura

La storia dei F.lli Salvatore ricordata da una discendente REDAZIONE ALTAMURA - ALTA MURGIA

Foto di copertina: ingresso Claustro Giudecca

Nell’antica casa palazziata dei Salvatore una cappella di famiglia, in origine probabile sinagoga.

 Mentre le ricerche ad ampio spettro da parte dello scrivente continuano nel centro storico di Altamura per far emergere tesori nascosti nelle abitazioni, in case palazziate e palazzi nobiliari, spuntano con sommo piacere ulteriori notizie orali molto interessanti.

 Gli articoli pubblicati recentemente sulla scoperta della Domus federiciana; della casa palazziata in Claustro Giudecca; del simbolo dei Cavalieri di Malta (ab antico degli Ospedalieri) in una porzione del palazzo dei Cursoli in Corso Vittorio Veneto (antico accesso da Claustro de Laurentis); ecco una notizia degna di nota  riferita per bocca di una residente in Via S. Lucia; la voleva rendere di dominio pubblico in appoggio   alla storia della sinagoga

https://www.corrierepl.it/2022/07/07/una-sinagoga-ad-altamura-in-claustro-giudecca-da-verificare/

https://www.corrierepl.it/2022/07/20/scoperta-la-stella-dei-cavalieri-di-malta-in-un-palazzo-ai-margini-del-centro-storico/

Messasi alla ricerca del mio contatto, per il quale non ha fatto molta fatica, mi ha prontamente telefonato.

La signora Rosa, questo il suo nome, non cito il cognome per ragioni di riservatezza,  conosciuta in età giovanile e poi persa di vista, perché trasferitasi a Bari dopo il matrimonio, ha tenuto a raccontarmi questa storia di famiglia velata da due  episodi; di cui  il secondo, piuttosto curioso,  straordinariamente mistico.

Siamo nel 1799, all’epoca dell’arrivo del Card. Fabrizio Ruffo, il quale alla testa del suo esercito raccogliticcio saccheggia la città di Altamura; il popolo altamurano, dopo una lunga e strenua difesa durata diversi giorni, è costretto alla resa; per la sua eroica resistenza sarà poi appellata “Leonessa di Puglia”.

La famiglia SALVATORE , oltre ai genitori, era composta da 5 figli: Maria, Giuseppe Carlo, Pasquale, Oronzo e dal sacerdote don Vito, parroco della Trinità.

Il Card. Ruffo, durante la  breve permanenza ad Altamura, dopo aver celebrato una messa in Piazza, viene avvicinato da Maria Salvatore  (sorella di don Vito) che gli bacia la mano e lo invita ad alloggiare in casa sua,  dove poteva stare sicuro (racconta  lo scrittore Ottavio Serena nel suo libro “I Medaglioni”.. … rif. 142, pubblicato dall’ins. Arcangela Vicenti e prof. Giuseppe Pupillo); costei  abitava  in casa Salvatore, posta di fronte al palazzo di D. Ludovico Lorusso sulla via che mena a S. Gaetano (da piazza S. Giovanni), dove poteva stare sicuro essendo casa di preti. Il Card. Ruffo accettò e vi andò – prosegue O. Serena; entrato nella stanza destinatagli, si accorse che al muro era appeso un cappello da prete; e disse alla donna: Brava, brava. Di poi fece  mettere due sentinelle Calabresi, di cui una fu un tale Vincenzo Plotino che poi rimase in Altamura. Ivi il Cardinale si trattenne tre giorni”.

Il rapporto col Card. Ruffo in quel breve lasso di tempo si incrinò, perché probabilmente apprese  la notizia di un torto provocato da Don Vito, il quale il 22 aprile 1799 aveva istigato la popolazione alla resistenza.

Don Vito, per non essere arrestato, fuggì nottetempo insieme ad altri compaesani sparpagliandosi in direzioni diverse.  Lui si diresse verso Cisternino. Ritornata la calma in città dopo la partenza del Card. Ruffo, il giovane parroco si rimise in contatto con la  propria famiglia, la quale lo rassicurò che poteva rientrare in patria.

Non si conosce la data del suo rientro, però, come affermato nel volume, lo ritroviamo nel 1814 Tesoriere della parrocchia della Ss. Trinità, come risulta da una lettera da lui scritta alla Commissione di Beneficenza del Comune, in data 20 maggio 1814, per la ripartizione dei beni  dell’Arciprete Rossi, concessa all’ospedale dei Pellegrini nel 1515.

Con l’anniversario del primo centenario del 1799, la toponomastica viene aggiornata e l’ex claustro Zizzannia, posto tra via Laudati e  angolo Piazzetta Martiri, cambia denominazione in Claustro F.lli Salvatore, a ricordo di questi eroi di quell’epoca.

A questo punto siamo nel 1800.

Volta dell’antica dimora di don Vito Salvatore

Probabilmente in quel periodo,  la famiglia SALVATORE decide di vendere la casa in via S. Gaetano e ne acquista un’altra in Claustro Giudecca con un accesso anche in via S. Lucia.

La nuova abitazione in Cl. Giudecca, addossata al palazzo Castelli in claustro Tricarico si presenta come una casa palazziata del Cinquecento con un balcone incassato (oggi di proprietà di Angela Lorusso); il portoncino ha ancora attualmente un batacchio antico a forma di pera; e un locale a piano terra a sinistra.

Sul lato destro della casa palazziata, una stanza   presenta  una volta a crociera con funzione di cappella (probabile sinagoga?), mentre l’appartamento in via S. Lucia  è rimasto di proprietà di Rosa.

Rosa – racconta ancora – che i bisnonni SALVATORE ebbero 3 figli: Giuseppe Carlo, Pasquale  (sposato con Irene, senza figli) e Nicola (sposato con Angela Traetta, 3 figli: Maria, Oronzo, Lucia)

Il famoso parroco don Vito, in un suo testamento   dichiarava che lasciava un tesoro al Vaticano con la clausola,  che se  ci fosse stato un nipote prete  in famiglia, lo avrebbe ereditato per la costruzione di una nuova chiesa.

Il secondo episodio, coperto da un velo di mistero, è la Madonnina che si conserva ancora oggi nell’abitazione  in via S. Lucia, di cui Rosa è rimasta gelosa custode. L’immagine è posta in una nicchia  lungo la scalinata che conduce al piano superiore, dove una stanza con volta a crociera fu probabile dimora del parroco don Vito;  è simile all’altra della casa palazziata situata in Cl. Giudecca perché confinante, anche se oggi è murata.

Il nonno Giuseppe Carlo  SALVATORE sposò Rosa Forte (appartenente alla famiglia del pastorello ucciso sulla Murgia).

Questi ebbero una sola figlia: Maria SALVATORE, la quale a sua volta sposò Federico Dilerma con cui ebbe 5 figli, così in ordine di nascita:

-Rosa, Giovanna,  Michele, Carmela, Giuseppe

Rosa, orgogliosa discendente dei SALVATORE, aggiunge: io sono nata in questa casa e in età più matura, sposata, venivo con il pancione.

La curiosità che desidero rivelare, tramandataci oralmente, è che la statuetta della Modonna dell’Assunta, non deve essere assolutamente spostata dalla sua piccola sede.

Il fratello di mio nonno che abitava nella parte della Giudecca, un giorno ebbe l’infelice idea di spostare la statuetta collocandola sul comodino della camera da letto. Di lì a qualche giorno  tutti i famigliari cominciarono ad accusare un forte mal di testa e un  suono di campanelli, senza capire la fonte  da dove provenisse quello scampanellio. Questo fenomeno si protrasse per diverse settimane, tanto da impensierire tutti. La nonna ebbe una intuizione. Pensò a qualcosa di soprannaturale. Ritenne di riportare l’immagine sacra nella nicchia originaria. Di lì a poco, tutti quei fenomeni: mal di testa e scampanellio cessarono. Ecco perché oggi ho collocato una targhetta sotto la nicchia, allertando gli ignari futuri possessori della casa.

Inoltre, circa la  cappella di famiglia in Claustro Giudecca, voglio ribadire, che sin dai tempi antichi, la nostra famiglia ha portato avanti il ricordo che la stanza individuata, era indicata come sinagoga; certamente, noi non possediamo documenti comprovanti questa tesi; però, fa supporre verosimilmente un luogo di culto.

Aggiungo anche che l’abitazione che crollò una trentina di anni fa, a seguito dello scoppio di una bombola di gas, accanto alla casa palazziata in Cl. Giudecca, faceva corpo unico con la mia attuale abitazione.

 

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