Macron: “Pace possibile, se gli ucraini la vorranno”
di Myriam Di Gemma
E’ composta da quattro lettere, è facile a pronunciarsi. Ma ad attuarla è quasi sempre difficile. Ma non impossibile. La pace è la parola chiave per la trentaseiesima edizione dell’ Incontro Internazionale organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, a Roma.
“Il grido della pace” è il titolo in italiano, mentre l’hastag è #thecryforpeace. Il termine “grido” in italiano non rende quanto la scelta del sostantivo “cry” in inglese. “Cry”, deriva dal verbo omonimo che significa piangere, quindi il grido della Comunità di Sant’Egidio è un urlo di sofferenza straziante per ottenere la pace nel mondo, per far cessare le guerre.
Sì, perché non è solo la guerra in Ucraina quella che dilania i cuori e gli animi di tutti noi, impotenti spettatori di spargimento di sangue innocente.
“Nel continente europeo – introduce Hilde Kieboom, vice presidente della Comunità nonché moderatrice dell’assemblea -che da quasi 80 anni vive il “no more war” si è aperta la ferita della mancanza di dialogo e fratellanza universale in una guerra tra popoli fratelli in Ucraina, ma anche altre violenze e conflitti persistono nel mondo come per esempio in Siria, nel Corno d’Africa oppure nel nord del Mozambico. E la pace è l’unico modo per garantire la sopravvivenza del pianeta e dei popoli”.
Andrea Riccardi, fondatore della Comunità: “Bisogna ascoltare ‘il grido della pace’ che viene da varie parti del mondo! Questi sono anche giorni di preghiera e spiritualità. La preghiera è sorella del grido di dolore di chi soffre guerra e povertà. In ogni grido e invocazione è espressa la richiesta di un futuro più umano”. Riccardi evidenzia come tutte le religioni siano organismi vivi poiché “raccolgono gli aneliti di comunità radicate nelle terre. Siamo stati -continua – testimoni di una svolta: l’incontro del 1986 ad Assisi. Lì, Giovanni Paolo II propose una visione: le religioni, non l’una contro l’altra, ma insieme e che pregano per la pace. Era ancora il tempo della guerra fredda. Giovanni Paolo II guardò oltre e intuì che ogni religione, quando tende alla pace, dà il meglio di sé”. Le religioni sono ‘le globalizzatrici originarie’ -scrive Miroslav Volf. Il nuovo gigante globale ha bisogno d’anima. E l’anima cresce nel dialogo, nell’amicizia, nella preghiera. “Chi è veramente sapiente?” -si chiedeva un discepolo di rabbi Akivà nel secondo secolo. Rispondeva: ‘Chi impara da ogni uomo’. Dialogo e ascolto sono la struttura fondamentale delle tradizioni religiose”. Secondo Riccardi, è davvero “necessaria una visione profetica in un tempo stretto tra poche alternative. Quando le menti e i cuori si aprono, nascono strade per rispondere al grido della pace”.
Cosa impedisce l’umanità a non ripetere gli stessi errori commessi in passato? Se lo chiede il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, relatore nel convegno: “Dinanzi a un presente tanto inquietante, al proliferare di conflitti in tante parti del mondo, a una guerra che di nuovo insanguina l’Europa, si sarebbe indotti a pensare che l’umanità non sia in grado di imparare dai propri errori, che si sia smarrita quella memoria collettiva che dovrebbe guidare e dovrebbe impedire di commettere gli stessi tragici errori” e ringrazia “l’azione preziosa di mediazione della Comunità di Sant’Egidio che persegue tenacemente i sentieri di pace”. Religioni e politica possono e devono parlarsi, per costruire ponti di solidarietà e di dialogo. Mattarella è fermamente convinto che il dialogo sia l’unica vera arma per combattere “le armi”. “La pace è un processo, non un momento della storia: ha bisogno di coraggio, di determinazione, di volontà politica e di impegno dei singoli. Non esiste una “guerra santa”! Deve esistere, invece, una “pace santa”, per servire autenticamente l’umanità e il suo futuro. Il disordine produce disordine. Le guerre hanno un effetto “domino”, moltiplicatore. Le guerre sono contagiose. Serve il coraggio di un passo avanti. Se vuoi la pace preparala: è stata un’esortazione più volte ripetuta nei secoli. Non si può giungere alla pace esaltando la guerra e la volontà di potenza. Perché la pace è integrale o non esiste. E non esiste se non è corroborata da verità e giustizia. In Ucraina, come in Medio- Oriente, in Africa e ovunque nel mondo, occorre riannodare i fili dell’umanità che la guerra spezza.
Occorre impedire che una nuova linea di “faglia” attraversi il mondo e si aggiunga alle troppe che già caratterizzano l’Europa, il Medio-Oriente, in tanti luoghi del mondo, separando i popoli con rinnovate cortine di odio.
L’Europa non può e non deve permettersi di cadere “prigioniera” della precarietà, incapace di assolvere al suo naturale ruolo di garante di pace e di stabilità nel continente e nelle aree vicine.
Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica Francese
Nulla giustifica questa guerra, ce l’ho messa tutta per parlare con Putin. Come si è arrivati a questo punto? Non c’è una risposta che possa legittimarla, questa guerra. Io non ho una risposta, forse le risposte potrebbero essere tante. Questa guerra è frutto di un nazionalismo esacerbato, alimentato dal potere russo che si è nutrito dell’umiliazione scaturita dalla dissoluzione dell’impero sovietico, oltre che dell’isolamento. La Russia si è isolata dal resto del mondo e ci si è convinti che ci fossero delle minacce, che il resto del mondo avrebbe cercato di distruggere la Russia. Si è alimentato anche di una sorta di revisionismo storico che ha trasformato la storia moderna e contemporanea per giustificare ciò che non è altro che un progetto imperialista. Il nostro obiettivo ora, è difendere la dignità di ognuno di noi. Le religioni hanno un ruolo essenziale e hanno un dovere di resistenza per difendere la dignità di ciascuno e prendersi cura dei più fragili. La nostra missione è resistere ed è la capacità di non cedere al potere del più forte. L’universalismo non è una egemonia, è una esigenza verso noi stessi, perché esso riconosce la dignità di ogni essere umano ed è il miglior antidoto contro la distruzione del mondo. L’universalismo consente di prevenire l’umiliazione del più debole in ogni dove. La pace è precaria, perché la pace è ontologicamente impura, perché accetta una serie di squilibri che rende possibile la coesistenza tra tutti noi. L’Ue in tal senso, è un tesoro. Ci vuole tanto coraggio per restaurare la pace. Ci vuole tanto coraggio per mantenere la pace, perché la pace non è tranquillità. Una pace in Ucraina sarà possibile se gli ucraini vorranno, e quando lo decideranno” e “la pace si costruirà con l’altro, che è il nemico di oggi, intorno a un tavolo”.
Olga Makar, testimone dall’Ucraina: “Possono essere distrutte le nostre case, le città, ma non possono essere distrutti l’amore, la solidarietà, la capacità di aiutare gli altri, i nostri sogni. Prima della guerra a Sant’Egidio mi occupavo della Scuola della pace con i bambini. Sono stata a Irpin per portare aiuti: la città ha vissuto molte cose terribili, le case e le scuole sono state distrutte, le persone in strada ti raccontano come hanno perso i loro cari. Ma proprio a Irpin abbiamo aperto una scuola della pace. Per molti bambini è diventata il primo luogo dove hanno riso di nuovo, hanno giocato, hanno trovato amici. Passo dopo passo, cuore dopo cuore, ripristineremo la pace spezzata”.
Cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana: “In un mondo lacerato, e incapace di pensare l’unità spirituale, la Comunità di Sant’Egidio continua a tessere una tela resistente, che unisce credenti di fede diverse. E’ una tela che permette a tanti di scegliere la pace e il dialogo. Nessuno qui è disoccupato nell’impegno per la pace..almeno si spera (mormorio e sorrisi in platea,ndr). La pace è un affare troppo importante per essere di qualcuno e riguarda tutti. Ogni filo di colore capisce il suo significato proprio solo disponendosi accanto all’altro e l’arte del dialogo – arte di vivere, e vivere è arte del dialogo e il dialogo è l’arte di Dio – è proprio questa: metterci insieme per realizzare il disegno magnifico dell’umanità in pace perché Dio ci ha creato diversi non per combatterci o vivere come isole ma per amarci e scoprire chi siamo”.
“Abbiamo capito nella pandemia che tutto in realtà ci riguarda, e che l’unica via è diventare Fratelli tutti. Il tedesco Max Josef Metzger, «prete e martire» ucciso dai nazisti nel 1944 perché predicava la pace affermava: «Noi dobbiamo organizzare la pace, co¬sì come altri organizza la guerra» Non vi può essere pace nel cuore dell’uomo che cerca pace solo per sé stesso.. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”. Raul Follereau commentando le cifre dei morti e delle distruzioni dell’ultima guerra mondiale commentava: “Se una pur minima parte del genio e del denaro che gli uomini hanno sprecato per uccidere e per distruggere, fosse stato dedicato per curare, costruire e insegnare, quale benessere regnerebbe oggi sulla terra! Possa la sanguinante e terribile lezione illuminare le coscienze e i cuori! Amarsi o sparire!’ “.
il Rav. Haïm Korsia, Rabbino capo di Francia: “La pace è sempre un orizzonte, una ricerca; nella Bibbia è un desiderio e’ un anelare la pace. La pace è dinamica. San Bernardo diceva: ‘La più bella delle preghiere, sarà l’opera delle nostre mani’. Nel Salmo 133: ‘ è bene che i fratelli (e le sorelle – aggiungo) vivano assieme. Essere in pace significa essere statici. Si dice ‘riposa in pace’ quando una persona è defunta. Invece la Pace è complementarietà, è pienezza ed è gioia condivisa. Ma il cammino non è solo avere la pace dentro di noi, ma è anche testimoniare la pace con la nostra vita. Le guerre che vediamo sulla Terra, hanno inizio da un’unica guerra: è la guerra dentro di noi. In Francia, i poliziotti che difendono lo Stato e riportano ordine nelle strade in caso di proteste, sono chiamati ‘guardiani della pace’. Un guardiano custodisce, protegge una casa, un terreno, un museo, una cosa preziosa. E anche noi dovremmo essere innanzitutto guardiani della pace in noi stessi. Concludo con un pensiero di Apollinaire: ‘ Il crepuscolo non vincerà sull’aurora, viviamo al mattino e soprendiamoci della sera”.
Shaykh Muhammad bin Abdul Karim al-Issa, Segretario Generale Muslim World League:
Inizio invocando la Pace di Dio su di voi tutti..
Noi, in quanto fedeli, invochiamo Dio ogni giorno affinché prevalgano l’intesa e la pace e che i fratelli tornino ad abbracciarsi. Il dialogo pacato, le intenzioni e le promesse leali non solo evitano l’insorgenza di scontri, ma producono chiarezza, intesa, affetto e impegno comune. Un minimo di benevolenza reciproca è indispensabile, mentre l’assenza di benevolenza è sinonimo di rigidità e di ostinazione reciproche e si nutre di presunzione e di spirito di sfida.
Per quanto possano essere grandi i dissensi, non c’è contrasto che non abbia una soluzione se si adoperano il dialogo e il buon senso
Nelle guerre, al contrario di quanto ci si illude, non c’è un vincitore e uno sconfitto, ma sono tutti perdenti. La guerra nel nostro mondo è il risultato della guerra nei nostri cuori, che provoca allontanamenti e divisioni. L’unica ad uscire sconfitta in questo dissidio pericoloso e complicato, è la logica della saggezza.
Quando l’individuo si concentra sui vantaggi politici ed economici, si dimentica che la vita umana è sacra. La nostra vita rispecchia davvero la consapevolezza che ognuno di noi è un essere umano?
L’essere umano è quella creatura che ha ricevuto la grazia della creazione e del suo spirito sacro. Una creatura responsabile della Terra, incaricata di custodire questo mondo.
Quale ruolo devono svolgere i credenti in questo nuovo conflitto? Qual è il loro ruolo nel costruire la pace?
La fede sincera nei princìpi appena menzionati, e cioè la fede nei valori comuni, la fede in un unico Creatore è una dottrina .. Edificare la terra e tutelarla è una responsabilità … Avvertire questa responsabilità, partendo dalla fede e dalla consapevolezza di dover rendere conto al Creatore, rappresenta l’elemento fondante per far prevalere la prudenza, la tolleranza, il confronto e la motivazione. Abbiamo osservato le conseguenze quando la fede autentica nel Creatore assume un altro significato, e quando si fa uso improprio della verità religiosa alterandola per istigare a compiere atti di violenza. Non credo ci sia uno sfruttamento peggiore di quello della religione, quando impostori parlano a nome del Creatore, e traggono in inganno il loro gregge con le menzogne. Così come l’essere umano non può operare da solo, anche le civiltà devono beneficiare l’una dell’altra, ragion per cui l’ONU ha avviato di recente una felice iniziativa con l’istituzione dell’Alleanza delle Civiltà. Vogliamo tutti la pace per il nostro mondo, e non vi sarà pace se non attraverso la nostra pace interiore e la nostra comprensione reciproca, saggia e fraterna. Vinceremo senza dubbio contro ogni violazione dei nostri valori condivisi, per un mondo in cui regnano l’amore, la comprensione e la pace”.