Principale Arte, Cultura & Società Scende la notte. Il buio, i sogni e la licantropia nel Medioevo

Scende la notte. Il buio, i sogni e la licantropia nel Medioevo

Conforto per l'umanità medievale: l'Aurora porta l'Alba, Biblioteca medievale di Harley 4431 f. 115v , 1410-1414 circa.

La paura del buio è ancestrale. Un anfratto ombroso o un androne poco illuminato possono mettere alla prova anche le tempre più tenaci. Nel Medioevo, complice la tecnologia rudimentale, l’oscurità notturna terrorizzava l’uomo comune. Infatti, non era in grado di piegarla ai suoi bisogni. E così, la differenza stridente tra il giorno e la notte, popolata dalle ombre al calar del Sole, generò la credenza che l’oscurità notturna fosse complice di Satana.

Quindi, nel Medioevo la notte è pericolosa. Anche un semplice ed innocente sonno può diventare fonte di guai. A meno che non si tratti di religiosi o santi le cui visioni notturne sono certificate nella provenienza divina, la Chiesa medievale raccomandava attenzione. Isidoro di Siviglia nutriva diffidenza nei confronti dell’onirico in quanto facilmente manipolabile da Satana e dai suoi demoni. Attraverso il sogno, infatti, spiriti malvagi potevano tormentare il buon cristiano. Oggi giorno conosciamo la provenienza dei sogni, frutto della rielaborazione mentale di ciò che viviamo, espressione di desideri o paure, concetto quest’ultimo, approfondito da Sigmund Freud.

 

Il pipistrello, dal Bestiario di Aberdeen , 1200 circa.


Nel Medioevo, invece, la concezione del sogno era diversa. Su questo argomento scrissero molti sant’uomini, specialmente tra XI e XII secolo. A questo periodo ascriviamo il Liber Visiorum di Otlone di Sant’Emmerano e il De Vita sua di Gilberto di Nogent, entrambi religiosi. Descrivendo le loro esperienze oniriche popolate da angeli, demoni e personaggi di famiglia, Otlone e Gilberto riflettono sui sogni. Per il primo l’esperienza onirica necessita di grande attenzione. Avendo sognato demoni, Otlone ritiene di necessitare di maggior rigore, essendo la sua anima ancora lordata dal peccato. Gilberto, invece, distingue due tipi di sogni: quelli inviati da Dio e quelli di matrice demoniaca, popolati dagli spiriti dei defunti. Dal XIII secolo sull’argomento scrissero anche laici. È il caso di Giovanni Morelli, un giovane mercante fiorentino, i cui sogni sono popolati dal figlio morto prematuramente. Non essendo riuscito a dargli i sacramenti, il mercante esprimeva attraverso l’onirico le sue faccende irrisolte, il suo tormento e la sua pena per l’atroce perdita.

Al di là dei sogni, anche la realtà notturna è considerata ingannevole e pericolosa. Immergendoci nell’immaginario medievale scopriremo le sue creature, esseri dai tratti soprannaturali, residui di antiche credenze pagane, frutto della superstizione popolare. Secondo alcune di queste, alcuni individui potevano cambiare forma. Nell’antichità, sulla metamorfosi, scrissero il greco Luciano di Samosata (Lucio e l’asino) e il latino Apuleio (Metamorfosi). Per quest’ultimo la trasformazione era possibile attraverso l’utilizzo di filtri ed unguenti particolari capaci di trasmutare la forma umana in una altra. La dottrina cristiana riteneva tale cambiamento possibile ma solo per origine divina. Questo è ben attestato dal Canon Episcopi, documento del X secolo, sommo strumento della Chiesa per la battaglia contro streghe e demoni. Perché il male era sempre in agguato. Ed infatti, in relazione alla metamorfosi, anche le trasformazioni potevano avere diversa matrice.

 

I lupi mannari di Ossory, Topographia Hibernica di Giraldus Cambrensis, 1200 circa.

Nel Medioevo era ritenuta possibile la licantropia, ovvero la capacità di trasformarsi in lupi.  Questo fenomeno, associato alla follia e all’influenza della Luna sulla psiche umana, è oggetto di studio per i dotti medievali. In generale, secondo il Malleus Maleficarum (XV secolo), compendio di norme e credenze sulla stregoneria e sull’azione del Diavolo, ci sono due tipi di trasformazioni: quella da una sostanza all’altra, possibile solo se effettuata da Dio e quella accidentale, illusoria dalla matrice diabolica. In quest’ultima sezione rientra la licantropia. Il diavolo, infatti, era ritenuto capace di possedere lupi o far credere al semplice individuo di aver effettuato la trasformazione, insozzando la sua psiche con false visioni. Anche Sant’Agostino riteneva possibile questo fenomeno: è il diavolo a trasformarsi in lupo e non l’individuo, illuso e negativamente influenzato dal Maligno.
 

Bibliografia:

F. Cardini, Demoni e meraviglie. Magia e stregoneria nella società medievale, F. Moretti (a cura di), Raffaello Edizioni, 1995
H.I. Kramer, J. Sprenger, Il Martello delle streghe. La sessualità femminile nel “transfert” degli inquisitori, A. Verdiglione (a cura di), Spirali, 2003 
S. Freud, L’interpretazione dei sogni, Newton Compton Editori, 2010
J.C. Schmitt, Religione, folklore e società nell’Occidente medievale, Laterza, 1988 
 J.C. Schmitt, Spiriti e fantasmi nella società medievale, Laterza, 1995 
J. Verdon, La notte nel Medioevo, Baldini&Castoldi, 2000

 

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