Principale Estero La controversa visita di Olaf Scholz a Pechino

La controversa visita di Olaf Scholz a Pechino

Il cancelliere tedesco è giunto nella capitale cinese, dove incontrerà Xi Jinping, per rafforzare i già intensi rapporti economici con il Dragone. E sia in patria che all’estero c’è chi accusa Berlino di perseverare nell’errore commesso con la Russia

di Francesco Russo

© Kay Nietfeld/ Dpa/ Afp – Olaf Scholz a Pechino

AGI – Il cancelliere tedesco Olaf Scholz è giunto a Pechino per una visita che continua a suscitare controversie, alla luce della crescente sfida strategica posta dalla Cina alla Nato. Il primo viaggio di un leader dell’Ue e del G7 nell’ex Celeste Impero dall’inizio della pandemia ha l’obiettivo di rafforzare i legami economici sino-tedeschi in una congiuntura che vede la Germania in difficoltà per le conseguenze della guerra in Ucraina.
Il cancelliere, accompagnato da una delegazione di top manager, incontrerà sia il presidente cinese, Xi Jinping, che il primo ministro Li Keqiang. In molti, sia in patria che all’estero, sono però preoccupati dal forte legame dell’industria tedesca con uno Stato autoritario come quello cinese, proprio mentre l’Occidente cerca di ridurre il più possibile le relazioni economiche con il Cremlino in seguito all’aggressione ai danni di Kiev.

Norbert Roettgen, esponente di primo piano del partito conservatore Cdu, ha lamentato al Rheinische Post che l’approccio di Scholz è ancora legato all’idea che “vogliamo continuare a fare affari con la Cina, non importa cosa cià comporti in termini di dipendenza della nostra economia e della nostra capacita’ di agire”. Lo stesso ministro degli Esteri del governo Scholz, Annalena Baerbock, aveva invitato a non ripetere gli errori fatti in passato con la Russia, dal momento che una possibile escalation di tensione su Taiwan potrebbe mettere di nuovo Berlino di fronte a scelte molto difficili.

Il caso del porto di Amburgo

Le divergenze nel governo tedesco sui rapporti con Pechino erano state rese manifeste dallo scontro sul via libera all’ingresso del colosso navale cinese Cosco nel capitale di Hhla, società che controlla tre terminali del porto di Amburgo. Berlino ha approvato lo scorso 26 ottobre la cessione di una partecipazione del 24,9% al gruppo asiatico, dopo che Scholz aveva sfidato il veto di sei ministri, preoccupati per la sicurezza nazionale.

La Cina è un mercato fondamentale per le merci tedesche, dai macchinari ai veicoli prodotti da Volkswagen, Bmw e Mercedes-Benz. Il cancelliere ha difeso la scelta di recarsi a Pechino, affermando che i colloqui diretti con i leader cinesi erano “tanto più importanti” dopo la lunga pausa imposta dalla pandemia, che vide il Dragone blindare le proprie frontiere.

L’autodifesa di Scholz (e i paletti di Pechino)

Prima della partenza, Scholz aveva assicurato ai media che “non ignoreremo le controversie” e ha elencato argomenti spinosi che sarebbero stati oggetto di colloqui, dal rispetto delle libertà civili ai diritti delle minoranze nello Xinjiang. “Il cancelliere sta portando avanti una politica estera che porterà a una perdita di fiducia nella Germania tra i nostri partner piu’ stretti”, ha tuonato ancora Roettgen, accusando il capo dell’esecutivo di “fare da solo”.

Scholz ha però assicurato di recarsi in Cina non solo da cancelliere tedesco ma anche “da europeo”, dopo essersi consultato con alcuni “partner chiave”.

A Pechino, il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, ha affermato da parte sua che la Cina si aspetta una visita “di successo” e che “la cooperazione supera di gran lunga la concorrenza” tra i Paesi. Zhao ha però avvertito che il gigante asiatico è “contrario all’ingerenza nei nostri affari interni” e alle “diffamazioni” mosse “con il pretesto di discutere di questioni relative ai diritti umani”.

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