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Il terrore dei missili cinesi lasciati liberi a vagare nello spazio e che possono precipitare sulla terra

L’esperto: “Non ci sono leggi o trattati reali a livello internazionale che governino ciò che è permesso fare in termini di rientro”

di Alberto Ferrigolo

© LI GANG / XINHUA / XINHUA VIA AFP – Razzo cinese Long March 5B

 

AGI – “Fare bene attenzione”, invitava ancora questa mattina il Washington Post, perché un altro razzo cinese può abbattersi sulla Terra e caderci in testa. Sono possibilità scarse, ma tuttavia l’allarme degli esperti è suonato anche come una condanna della scelta di abbandonare al proprio destino nello spazio razzi senza controllo che possono venirci addosso in un qualsiasi momento senza preavviso e senza sapere dove.

Ebbene, il razzo cinese Long March, partito il 31 ottobre scorso, è rientrato dallo spazio oggi alle 11,01 ora italiana immergendosi direttamente nell’area meridionale dell’Oceano Pacifico, scrive lo spagnolo il Paìs preoccupato che il missile potesse abbattersi proprio sulla Penisola Iberica. Per un po’ si è temuto potesse essere interessata al sorvolo anche l’Italia.

Quindi tutto si è concluso nel migliore dei modi, anche se la domanda che pone il Washington Post è: perché la Cina, sola tra le nazioni che compiono missioni nello spazio, continua a consentire il ritorno non pianificato e controllato dei suoi razzi? La Nasa è sempre stata chiara in proposito: “Le nazioni che promuovono missioni devono ridurre al minimo i rischi per le persone e le cose sulla Terra derivanti dal rientro di oggetti spaziali e massimizzare la trasparenza riguardo queste stesse operazioni”, ha affermato l’amministratore della Nasa Bill Nelson: “È chiaro che la Cina non sta rispettando gli standard” eppure “la tecnologia esiste” per impedire la caduta casuale dei missili.

Il caso del Long March rientrato nell’atmosfera è il quinto in meno di tre anni. Scrive il Post: “A partire da mercoledì, i calcoli della Aerospace Corporation prevedevano che il missile potesse atterrare su aree di terra in cui vive l’88% della popolazione mondiale. E quindi la possibilità di vittime è compresa tra una su 230 e una su 1.000” ma “tale rischio supera di gran lunga lo standard riconosciuto a livello internazionale secondo il quale un oggetto spaziale in fase di rientro non dovrebbe avere più di una possibilità su 10.000 di causare incidenti”.

Quanto al razzo cinese, è enorme: pesa 22 tonnellate e misura quanto un paio di semirimorchi da 53 piedi, afferma Ted Muelhaupt, consulente dell’ufficio del capo ingegnere presso la Aerospace Corporation, organizzazione no profit che ha tracciato le possibili rotte per il suo rientro dallo spazio. E la stima è che tra un 10 e un 40% del razzo residuo non si consumerà con l’attrito colpendo la Terra, il che significa che c’è ancora la possibilità che ci possano essere feriti o danni.

Come ovviare? “La realtà è che non ci sono leggi o trattati reali a livello internazionale che governino ciò che è permesso fare in termini di rientro“, afferma Marlon Sorge, tecnico della Aerospace Corporation, “quindi, non esiste davvero un modo legale diretto per controllare ciò che sta accadendo a livello internazionale”. Eppure i razzi russi cadono in aree designate del Kazakistan e della Russia che sono disabitate mentre la Cina fa come vuole.

Nel frattempo, conclude il quotidiano, “lo spazio resta disseminato di ogni sorta di detriti, compresi gli stadi superiori di razzi che possono rimanere in orbita per mesi o anni. Ma mentre molti bruciano quando cadono nell’atmosfera, alcuni sopravvivono all’attrito, almeno in parte”.

Ciò che continua a costituire un pericolo per tutti sulla Terra.

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