Principale Estero I sei indicatori dell’emergenza climatica al centro della Cop27

I sei indicatori dell’emergenza climatica al centro della Cop27

Dalla temperatura media mondiale alla perdita di massa dei ghiacciai, quali sono i temi e i problemi su cui si concentrerà l’appuntamento di Sharm El-Sheikh, in Egitto

di Veronique Viriglio

© MOHAMED ABDEL HAMID / ANADOLU AGENCY / ANADOLU AGENCY VIA AFP –

 

AGI – Temperatura media mondiale, concentrazione del CO2 nell’atmosfera, livello degli oceani, contenuto energetico degli oceani, estensione delle superficie di ghiaccio e perdita di massa dei ghiacciai. All’apertura della Conferenza Onu sui Cambiamenti climatici, la Cop27, a Sharm El-Sheikh in Egitto, per gli esperti di riscaldamento globale, sono questi i sei indicatori chiave per misurare la reale portata dei cambiamenti climatici, anche rispetto a quando, nel 1995, si è tenuta la prima conferenza sul tema.

 

Il quotidiano francese Le Monde ha realizzato una serie di grafici sugli andamenti di queste sei voci, incrociando i dati rilevati dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), National Aeronautics and Space Administration, Berkeley Earth e University of Colorado (Usa), dal Met Office (Gb), Centre national d’études spatiales (Francia), European Organisation for the Exploitation of Meteorological Satellites e World glacier monitoring service (Onu).

Temperature

Nel settembre 2022 le temperature rilevate su scala globale sono state in media superiori di 1,11 grado rispetto all’era pre-industriale mentre la variazione degli ultimi dieci anni è stata di 1,13. Gli ultimi otto anni sono stati i più caldi mai osservati. Secondo l’IPCC, la differenza di temperatura tra il 1850-1900 e il periodo 1981-2010 ammonta a +0,69°C. Il riscaldamento rilevato è senza precedenti sia in termini di magnitudo che di velocità. I valori corrispondono a una media globale della temperatura superficiale degli oceani e delle masse terrestri.

Concentrazione di CO2 nell’atmosfera

Il livello di concentrazione del diossido di carbonio (CO2) – gas serra che contribuisce notevolmente al riscaldamento del pianeta – attualmente osservato è il più alto da due milioni di anni. Nel settembre 2022 all’Osservatorio di Mauna Loa, a 3.400 metri, è stato rilevato un valore di 415,95 ppm (parti per milioni). Un livello di 400 ppm significa che una quantità d’aria contiene in media 0,04% di CO2. Lo scorso luglio, il valore a Mauna Loa era di 418,9 ppm e in superficie degli oceani (dato NOAA) di 415,58. Nel marzo 1958, periodo del primo rilievo e punto di partenza del monitoraggio, il valore iniziale era di 315,7 ppm.

Livello degli Oceani

In media, dai primi rilevamenti, nel 1993, il livello degli oceani è aumentato di 3 millimetri l’anno. Secondo il dato Nasa, l’aumento ha raggiunto quota 64,11 mm nel settembre 2022. Lo scorso aprile per il Centro francese di studi spaziali (CNES- Aviso), il livello era di + 75,97 mm. Ad agosto 2021, data dell’ultimo rilevamento da parte dell’Università del Colorado, era di 69,32 mm, mentre per la Nasa il valore era di 58,14 e per il CNES 75,83 mm. All’inizio del periodo, nel gennaio 1993, la Nasa indicava -40,86 mm, il Colorado – 33,23 mm e il centro francese -30,4. L’innalzamento del livello del mare potrebbe in definitiva minacciare l’esistenza di molte città costiere in tutto il mondo, e quindi sfollare centinaia di milioni di persone.

Contenuto energetico degli Oceani

Gli oceani assorbono il 90% del calore in eccesso accumulato nel sistema climatico. L’oceano accumula energia a una velocità di 4 zettajoule all’anno. Ciò equivale a 127 mila centrali nucleari (1 gigawatt di produzione in media) che scaricherebbero la loro energia direttamente negli oceani del mondo. Il calore accumulato modifica la dinamica degli oceani così come il suo volume ei suoi scambi con l’atmosfera, in particolare su precipitazioni ed eventi estremi. Gli esperti hanno calcolato tra il primo trimestre 1955 e il terzo trimestre 2022 la differenza dell’energia assorbita nella parte superiore degli oceani (tra 0 e 700 metri) rispetto alla media sul periodo 1981-2010 in zettajoule. Il valore iniziale rilevato era di – 69,13 mentre l’ultimo è di + 167,14.

Estensione delle aree ghiacciate

La superficie del ghiaccio marino artico si sta restringendo a lungo termine. In Antartide, dal 2016 il ritiro del ghiaccio si è leggermente accelerato. Le osservazioni effettuate dal satellite misurano le superfici ghiacciate dell’acqua di mare che galleggiano sulla superficie degli oceani. Gli esperti hanno misurato l’evoluzione della superficie del ghiaccio nell’Artico e nell’Antartico rispetto alla media del periodo 1981-2010: ad ottobre 2022 per l’Artico il valore è stato di -1,54 milione di km2 mentre nel gennaio 1979, epoca del primo rilevamento, era di + 1 milione di km2. La principale conseguenza dello scioglimento dei ghiacci è quella di mescolare l’acqua dolce con quella salata ed eventualmente modificare le correnti marine.

Perdita di massa dei ghiacciai

Dal 1970, anno delle prime misurazioni, i 40 ghiacciai di riferimento nel mondo hanno perso uno strato di ghiaccio totale di 28 metri. Vent’anni fa la perdita cumulata era di 10,25 metri, mentre nel 2012 era di 16,95 m. La perdita annuale di ghiaccio viene misurata tenendo conto della differenza tra la neve accumulata, lo scioglimento o l’evaporazione del ghiaccio. Oltre a un impatto sull’innalzamento delle acque, lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe eventualmente causare l’esaurimento delle risorse di acqua potabile.

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