I familiari del soldato Giovanni Guario hanno potuto riabbracciare i resti del nonno, morto in Romania durante il primo conflitto mondiale
di Viviana Minervini
È stato proprio il nipote del militare a chiedere e ottenere dal comune di Bitonto la possibilità di trasferire i resti del nonno all’interno del Monumento ossario del cimitero di Bitonto.
Ieri mattina la cerimonia, alla presenza delle più alte cariche civili e militari, a cui hanno partecipato anche numerose scolaresche, che ha concluso la lunga ballata del soldato Guario.
Guario era nato in quello che oggi è il quartiere Santo Spirito ma allora era una frazione di Bitonto, il 25 marzo 1887, da Michele e Teresa Acobia. Prima di essere chiamato alle armi, sposò Lorita Sulle: fu arruolato nel gennaio 1915 come soldato nel quinto Reggimento genio. Fu dichiarato, in primo tempo, disperso in guerra, come da documento di archivio, datato 10 giugno 1920. Successivamente, come riportato nell’Albo d’oro dei Caduti della Grande guerra, risultò essere morto il 25 novembre 1918, in Romania, che era territorio dell’Austria-Ungheria, per malattia.
“In breve, disperso in combattimento – si legge nel libro “Le trincee della libertà” dello storico Nicola Piglionica – catturato, fu portato in prigionia in Romania, dove morì a 31 anni per una malattia contratta in guerra nell’ospedale pubblico di Sighisoara. Fu sepolto nel Cimitero Rom cattolico di Sighisoara, tomba 9301, come da atto di morte numero 14 del Comune di Bitonto”, notificato il 16 luglio 1925.
Fu poi sepolto nel cimitero militare italiano di Ghencea a Bucarest, in Romania. “Con il suo rimpatrio – ha aggiunto il nipote – lo ricompensiamo di cent’anni di solitudine e per la comunita’ di Bitonto significa ricordare i caduti di tutte le guerre che, forse, sono stati dimenticati. Spero che questo gesto possa essere d’esempio per i tanti militari sepolti in tutta Europa e che sia un monito contro tutte le guerre”.
“Oggi non solo avete sottolineato l’importanza del ricordo – ha concluso il sindaco, Francesco Paolo Ricci rivolgendosi ai familiari presenti – ma anche l’importanza della vita”.