Ledi Shabani (1987) è una scultrice, grafica ed interior designer di Tirana, Albania. Legata a Bari per il suo percorso artistico formativo e per aver realizzato e donato al porto del capoluogo pugliese “La nave della speranza” in memoria dello sbarco della nave Vlora nel 1991, oggi vive e lavora a Roma ma un pezzo di cuore è sempre nella nostra terra. Le ho fatto qualche domanda per conoscerla meglio:
Quando ha capito che l’arte sarebbe stata la sua strada?
Questa passione nasce insieme a me e dico così perché sono cresciuta con un papà scultore e una mamma insegnante di musica, quindi l’arte era già nel mio patrimonio genetico (ride, ndr). È stato proprio papà ad accorgersi ben presto del mio occhio artistico, della mia curiosità nei confronti dei suoi lavori e, con il tempo, anche del mio talento innato. Ha deciso così di iniziare a farmi studiare seriamente l’Arte, cosa che lui non aveva mai fatto in quanto autodidatta e naturalmente dotato. Discende anche lui da un grande artista, mio nonno, che realizzava utensili da cucina in rame, tipici della nostra tradizione.
Dopo il diploma in Grafica d’arte a Tirana, ha deciso di continuare i suoi studi a Bari all’Accademia delle Belle Arti. Come mai?
Il liceo artistico ”Jordan Misja” che ho frequentato a Tirana era una delle scuole migliori e in cui accedervi era davvero difficile. Nella mia classe eravamo tutti molto portati, tant’è che quando ci siamo diplomati abbiamo riscosso grande clamore nei telegiornali della Città. Quegli anni hanno fatto crescere in me il desiderio di raggiungere gli obiettivi più alti possibili. Ho deciso, quindi, di continuare i miei studi all’estero, non perché in Albania l’università non sia buona o non funzioni rispetto ad altre nazioni, ma perché volevo essere un passo avanti e formarmi al meglio nel Paese dove l’arte è nata, l’Italia. Maturata questa idea, ho scelto l’Accademia delle Belle Arti di Bari perché il loro piano di studi di Tecniche tecnologiche di Scultura mi dava la possibilità di esplorare tanto gli stili occidentali quanto gli orientali, essendo stata una città per lungo tempo sotto dominazione bizantina.
Durante il percorso ha anche optato per un Erasmus ad Istanbul. Cosa le ha dato in più quella esperienza?
Ho avvertito che la formazione in Accademia a Bari era diventata troppo generica, mentre io volevo approfondire maggiormente alcune specifiche tecniche. Informandomi ho trovato la “Mimar Sinan Guzel Sanatlar” di Istanbul, istituto che mi avrebbe permesso di continuare a conoscere sia l’arte occidentale che quella orientale, per le suggestioni dell’Impero Romano da un lato e la cultura e la religione islamica dall’altro. Lì ho seguito il Corso di scultura del Dipartimento di pietra e marmo; ho imparato ad utilizzare altri materiali quali bronzo, argilla, legno, vetro e terra cotta; infine, ho sperimentato anche la lavorazione di gioielli e bigiotteria, maioliche e i famosi arazzi. Tutta l’esperienza e le competenze apprese durante l’erasmus mi hanno affascinata a tal punto da scegliere, in seguito, come tema della mia tesi di Laurea, proprio l’arte islamica e le sue influenze nel mondo occidentale.
Dalla grafica d’arte, alla scultura, per giungere poi all’interior design. Perché ha virato in questa direzione? Cosa fa oggi?
Tornata in Italia, e dopo tante possibilità lavorative che sono state per me fondamentali, mi sono guardata intorno e mi sono resa conto che l’arte che voglio realizzare io è un’arte che faccia del bene al prossimo, che lanci un messaggio positivo, che faccia scaturire emozioni o che dia l’occasione di imparare qualcosa. Per far questo ho compreso che sarei dovuta “entrare” nei luoghi più utilizzati dagli italiani, mettendo il mio estro e le mie abilità a servizio dei loro desideri, immedesimandomi in essi con empatia e umiltà. Di conseguenza, mi sono trasferita a Roma e ho frequentato numerosi corsi di progettazione e modellazione 3d. Attualmente, infatti, elaboro progetti per l’utilizzo di spazi e mi dedico anche agli arredamenti: ho fondato l’azienda “Design Progettazione e Arte” con la quale coniugo le mie tre facce realizzando sia opere scultoree, che grafiche o complementi d’arredo personalizzati in base alla committenza dei privati e degli enti pubblici. Adoro ascoltare le loro storie e dar vita a un pezzo unico che le racconta. Collaboro con un team super qualificato di consulenti d’arredo, grafici designer o pubblicitari, con cui accompagniamo i clienti nella concretizzazione delle loro idee e necessità, rispettando stile e budget richiesto e soprattutto assicurando qualità. Lavoro, inoltre, per grandi case d’arredamento, come Scavolini e Febal Casa, dalle quali ho imparato che quando un prodotto è efficace e funziona, si alleggerisce, diventa essenza e dunque qualcosa di cui non puoi più fare a meno.
Ha realizzato “La nave della speranza” installata al porto di Bari. Come ha creato la scultura e qual è il messaggio?
L’8 agosto 1991 attraccò al molo di levante del porto di Bari la Nave Vlora portando con sé 20.000 albanesi che fuggivano dalla lunghissima oppressione del regime comunista verso una libertà fino ad allora solo spiata tramite tv o film. All’epoca Bari non era attrezzata per accogliere una così grande quantità di persone, eppure il sindaco Dalfino si oppose alle operazioni di polizia e fece di tutto per aiutare gli immigrati e introdurli in città. Quando poi mi ci sono trasferita io, ho raccolto tante testimonianze sia dei miei connazionali, grati a vita per il supporto ricevuto dalla popolazione barese, sia dei cittadini baresi stessi che mi hanno raccontato come hanno offerto la loro ospitalità. Ciò ha fatto scaturire dentro di me il desiderio di donare a Bari e alle Autorità un’opera simbolo della riconoscenza del popolo albanese nei loro confronti, che mantenesse viva la memoria storica di entrambi i paesi. Così, nel 2018, in piena notte, erano le 3:00 – me lo ricordo benissimo (ride, ndr) – ho iniziato a disegnare su un foglio di tre metri diverse forme e sagome di nave che, in seguito, hanno dato vita a “La nave della speranza”, collocata nello spazio antistante la stazione marittima del molo San Vito, visibile al punto di arrivo delle imbarcazioni provenienti dall’Albania. La scultura è stata realizzata in acciaio “corten”, ossia acciaio ossidato con una soluzione resistente a corrosione e tensione, che conferisce l’effetto ruggine. Ho scelto questo materiale perché ha un suo linguaggio: nel tempo è portato inevitabilmente a cambiare colore. Per la base, invece, ho utilizzato il marmo di Trani, direttamente estrapolato dalla cava e lavorato in un’azienda locale.
Ha ricevuto anche un Certificato di valore dalla Repubblica d’Albania.
Sì esattamente, ma non solo per la nave della speranza. Qualche mese dopo l’installazione della stessa nel porto, il giorno dell’Indipendenza albanese ho organizzato presso la Pinacoteca della Città Metropolitana di Bari “Albania in Puglia”, un evento con convengo e mostra a cura mia e di altri artisti italiani e albanesi, testimoni diretti del rapporto tra le due nazioni. Insieme al Consolato Generale di Albania a Bari abbiamo creato un ponte, al quale hanno preso parte anche persone molto influenti come Loris Castriota Scanderbegh, nipote del grande condottiero e patriota albanese Giorgio; Lucia Martino, Ambasciatrice della Comunità di Arbereshe – Frascineto, la quale ha riportato i racconti dei numerosi albanesi che vivono in Italia conservando la loro cultura, lingua e tradizioni; il giornalista ed editore leccese, Carlo Bollino, da 29 anni emigrato in Albania, dove ha avviato una sua emittente televisiva e una propria testata, dando ai redattori albanesi per la prima volta la possibilità di esprimersi liberamente. In questa occasione ho ricevuto il Certificato di valore dal Consolato albanese ed è stato un onore immenso per me.
Cosa vuole comunicare con la sua arte?
Per me l’arte nasce dalla volontà di raccontare la storia dell’uomo e le sue emozioni. Il mio compito è quello di divulgare questo pensiero e di includere nei miei progetti chiunque lo condivida perché, se corale, una voce unica è molto più forte. Poi il jolly è l’attaccamento alla mia terra: che sia nella grafica, nella scultura o negli arredi, i motori mi si accendono perché sono di origini albanesi ma la mia arte è senza confini.
Nuovi progetti all’orizzonte? Ritorno a Bari?
Sto cercando di realizzare a Roma una grande installazione in una delle sue meravigliose piazze, mi auguro per settembre dell’anno prossimo di riuscirci. A Bari, invece, certo che tornerò…lì ci sarà per sempre un pezzo del mio cuore.