“Leggo con stupore e amarezza le scarne e pregiudizievoli notizie espresse sul quotidiano La Stampa dal giornalista Bravetti riguardo i vari collaboratori del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Vorrei, in particolare, fare riferimento a quanto scritto su Emanuele Merlino. Non condivido assolutamente i toni usati sulla persona di Merlino, né il riferimento errato alla tragica vicenda di Norma Cossetto, ferocemente uccisa e gettata in una foiba il 5 ottobre 1943 da partigiani comunisti jugoslavi. Ricordare Norma Cossetto per tutto il popolo dell’esodo giuliano dalmata vuol dire sottolineare una verità storica: il lato violento e antidemocratico del comunismo jugoslavo. Merlino è tra i protagonisti di questo processo di ricostruzione storica. Un lavoro che non viene svolto per suscitare nuovi odi e vecchie contrapposizioni ideologiche, ma per conoscere meglio una realtà drammatica avvenuta nelle terre giuliane e dalmate segnate dalle varie politiche dittatoriali nel secolo scorso”.
Lo dichiara Marino Micich, direttore dell’Archivio Museo storico di Fiume.
“Le nostre associazioni – aggiunge Micich – accolgono sempre l’invito di Merlino in qualità di presidente del Comitato 10 febbraio di ricordare ogni anno Norma Cossetto, soprattutto perché in tali occasioni non abbiamo mai sentito fuoriuscire parole di odio o rivendicazioni di alcun tipo, se non sentimenti di alta dignità che onorano il ricordo di migliaia di italiani massacrati e gettati nelle foibe. Leggere la parola revisionismo nell’articolo a me personalmente disturba e la ritengo fuori luogo. La legge 92/2004 che istituisce “Il Giorno del Ricordo” è nata anche con i voti del Pds, proprio perché l’unico revisionismo in atto sulle vicende del confine orientale era quello portato avanti da una certa storiografia erede del comunismo jugoslavo, ormai morto e sepolto. Ma che solo in Italia trova anacronisticamente spazio e luce in alcuni quotidiani nazionali e in alcune sedi dell’Anpi”.
“E’ ora – conclude Micich – di ampliare l’obiettivo della storia parlando di Istria, soprattutto dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989. Ma posso capire per quanti hanno taciuto sulle foibe, oppure continuano a voler abolire la legge 92, considerando l’esodo e le foibe una questione che riguarda dei presunti fascisti, che tali verità siano molto scomode. Se tali persone avessero la dignità di chiedere venia al popolo giuliano-dalmata per aver taciuto sulla sua tragedia come fece, nel 2003, al Quartiere giuliano-dalmata, Luciano Violante, le polemiche sterili cesserebbero. Consiglio, invece, al direttore de La Stampa di far conoscere il bel libro curato da Emanuele Merlino dal titolo “Norma Cossetto. Rosa d’Italia”, ricco di saggi e testimonianze di alto livello culturale e storico. Infine, la Storia a fumetti su Norma è un lavoro pregevole e per niente revisionista. Ma dubito che tale consiglio verrà accolto”.