Principale Ambiente, Natura & Salute Italia, ancora discriminazioni verso i sanitari non vaccinati, sospesi e poi reintegrati

Italia, ancora discriminazioni verso i sanitari non vaccinati, sospesi e poi reintegrati

Le dirigenze ASL o RSA che continuano ad ostacolare il rientro al lavoro degli operatori clinici "no-Co.Vi.d.-vax" sono una vergogna tutta italiana. Tra indagini locali via mail, demansionamenti improvvisati e direttive un po' burlesche pare che si respiri solo tanta aria di nostalgia

Sono ormai diverse le amministrazioni che, in ambito sanitario e in accordo a quel poco di autonomia loro concessa, perseverano nel porre limiti e restrizioni al reintegro dei lavoratori clinico-ospedalieri che hanno scelto di non vaccinarsi contro il Co.Vi.d./19. Semplicemente l’ennesima situazione paradossale che viaggia da nord a sud nel Bel Paese, il risultato tutto “made in Italy” di decisioni che, per l’ennesima volta, viste dall’estero smuovono solo ilarità. Tra amichevoli “procedimenti conoscitivi” che puzzano un po’ e cambi mansione che arrivano spesso attraverso comunicati interni che sfiorano il surreale (se non addirittura via sms), quello che trapela dalle testimonianze di questi giorni è solo lo stato d’animo di chi non vuole accettare la fine di un contesto sociale a dir poco anomalo, che percepisce come una sconfitta.

Le direttive dell’ASL leccese: riconoscere il nemico “no-vax” e isolarlo

Giunge notizia, ad esempio, che la ASL di Lecce avrebbe comunicato al proprio personale la necessità di rendere in qualche modo riconoscibili i dipendenti non vaccinati (fatto che, già di per sè, mette in pratica una vera e propria discriminazione nei loro confronti). Seppur trattasi di semplici linee guida di livello locale, queste prese di posizione sembrerebbero molto più vicine alla normativa regionale pugliese che non all’attuale legge nazionale, la quale ha già stabilito il reintegro sul posto di lavoro per gli operatori sanitari non conformatisi all’obbligo vaccinale, con un decreto governativo emanato all’inizio di novembre.

Nel caso specifico dell’ASL leccese e solo per quest’ultima categoria di lavoratori, sarebbe stato persino imposto l’uso di DPI (Dispositivi di Protezione Individuale, quali mascherine Ffp2 e Ffp3, camici, guanti, visiere e occhiali protettivi), senza – pare – preoccuparsi minimamente di distinguere tra personale già guarito o meno dal Co.Vi.d./19 (coloro che invece, da bravi, hanno ricevuto tutte le vaccinazioni potranno tranquillamente continuare il servizio senza tali restrizioni). Anzi, per i non vaccinati che non hanno mai contratto il virus, spiegherebbe una comunicazione dell’Azienda Sanitaria Locale, ci sarebbe la stretta raccomandazione di “non adibirli all’assistenza diretta in aree ad alto rischio Co.Vi.d.” (testimonianza di quanto appena detto sarebbe stata data – in prima persona e anonimamente – da una dipendente non vaccinata dell’ASL salentina, che avrebbe anche confermato quanto sia stata “umiliante” la consegna dei DPI a questi operatori, precedentemente sospesi).

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L’interrogatorio piemontese che “studia” il disobbediente sotto istruttoria (e conclusioni)

Nel frattempo in Piemonte l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (OMCeO) della provincia di Torino avrebbe inviato una PEC (Posta Elettronica Certificata) ai propri iscritti precedentemente sospesi a causa del mancato “rispetto” delle direttive “vacciniste”, comunicando l’avvio di un procedimento istruttorio nei loro confronti. Nella mail sarebbero contenuti ben 4 quesiti che potrebbero essere ipoteticamente interpretati persino come “inquisitori” (del tipo “perché ha rifiutato il vaccino?”, “cosa pensa delle pratiche vaccinali obbligatorie o facoltative?” oppure “come ha garantito continuità assistenziale ai pazienti dopo la sospensione?” etc.). Mentre gli “intervistati” sarebbero tenuti a rispondere alle domande obbligatoriamente entro 30 giorni, pena la continuazione del procedimento istruttorio, i portavoce dell’Ordine avrebbero definito l’iniziativa come un’ulteriore “indagine conoscitiva, atta ad instaurare un dialogo mirato a capire le ragioni sottese al rifiuto della siringa (bel dialogo, diremmo, quello politicizzato e pensato sotto condizionamento di istruttoria…).

Per concludere, coloro che in periodo di “boom pandemico” avevano rivestito temporaneamente qualche ruolo che avesse avuto un certo livello di autorità – delegata comunque con scarsa logica (e dubbio diritto), se non quello dell’esigenza pratica di un’amministrazione centrale statale in crisi -, ora sembrano soffrirne la mancanza. E tra mail, regolamenti interni (aggiornati da un’ora all’altra) e maldestri tentativi di “isolamento mansionistico” in ambiente lavorativo (a volte probabilmente conditi con un pizzico di ritorsione, discriminazione o “mobbing“), pare non sappiano più come manifestare la propria frustrazione nei confronti della disobbedienza “no-Co.Vi.d.-vax” del settore sanitario, ossia di quel mondo fatto di persone, di madri e padri di famiglia, già vittime per mesi di una sospensione occupazionale illogica che ha anche comportato, a lungo, il mancato accredito dello stipendio. Tutto questo nonostante il governo abbia alzato per primo “bandiera bianca” sul tema, emanando un decreto di cui nessuno pare volersi curare.

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Elisabetta Barbadoro del 21 novembre 2022), Lentepubblica, Rai News, Quotidiano di Puglia, sito dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (OMCeO) della provincia di Torino, TorinoToday.

Canali YouTube: Trmh24, La7 Attualità.

Antonio Quarta

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Il Corriere Nazionale

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