Emozione e magia al Castello per la giornata contro la violenza sulle donne, con il Liceo Quinto Ennio Ferraris. La declinazione di una serata-evento nella Giornata internazionale per la eliminazione della violenza sulle donne non poteva andare meglio.
Una giornata indimenticabile, con il prezioso supporto del Capitano di Vascello Vito Mannara che si dedicato all’evento con le prove, le scalette col cipiglio militaresco che gli scorre nelle vene.
Alla fine, svelati i fiori che campeggiavano nel manifesto, all’ingresso del Castello Aragonese, erano loro, le ragazze e i ragazzi del Liceo Classico Quinto Ennio Ferraris che hanno davvero suscitato tanta emozione. Fior di gioventù, permettermi questo approccio popolare da nonno, che allieta il cuore, fa esplodere amore e tenerezza in una location, come dice il comandante Sergio Lamanna : “è casa vostra, è dello Stato, è dei cittadini”.
Nel nostro resoconto della serata non possiamo non citare loro, le madrine un po’ pazze e creative, come si è detto alla fine, che hanno voluto la ‘cosa’, l’hanno studiata, calibrata fino alla serata evento. Tiziana Grassi, giornalista e scrittrice, Silvia Ruggero psicologa, Cristina Fruttidoro, imprenditrice e Patrizia D’Elia docente di Latino e Greco al Liceo Classico Quinto Ennio Ferraris-
Altro obbligo del cronista calare sul foglio il tema della giornata, la violenza sulle donne, sempre tanto dibattuto nelle golose fauci della cronaca nera dei vari format televisivi in presa diretta, documentato, approfondito, ma mai sciorinato nelle coscienze, come è accaduto ieri. Davvero!
Perché in fondo solo loro le forze genuine del cambiamento, quei giovani che hanno catturato la scena, dominato lo spazio con musica, canto e recitazione.
Qui viene il momento in cui lo scrivente ha un piccolo magone di gioia, tra le performance del liceo c’era la lettura di un brano del mio libro “Cira e le altre, braccianti e caporali”, del 1996 un libro cult sul caporalato, finito, grazie ad un’artista di Rimini, in una mostra di foto sulla violenza alle donne accanto al libro di Sibilla Aleramo “Una Donna”. Cira è un personaggio inventato solo per il nome, perché risponde, come tutti i protagonisti del romanzo alla cruda realtà del lavorob nelle campagne meridionali negli anni ’70 e ‘90.
La vera Cira che conosciano adolescente ora è una donna di 47 anni. Mentre una diciottenne di quel periodo, che rimarrà tale, muore mentre scrivevo il libro. Si chiama Annamaria Torno. Era stata reclutata da un caporale che l’aveva sistemata, perché piccola, nel portapacchi. Un tamponamento le fu fatale. Fu sepolta con l’abito da sposa. A lei è stato dedicato il libro.
Nella lettura, che vedrete e ascolterete dai ragazzi, dello stupro della bracciante, esso richiama quello reale celebrato a camere chiuse nel processo del 1995 a carico di un caporale di 53 anni.
La dinamica è quella del romanzo, solo che mentre Cira è violentata, nel libro sviene. Nel processo a porte chiuse, fortemente indiziario del vecchio ordinamento, la vera ‘Cira’ non sviene piange, insieme a tutte le avvocatesse che riempivano la sala, alle due giudice a latere, col Pm impacciato che pone fine all’impasse emotivo con: “insomma ha fatto quello che voleva fare”. Condannato a tre anni con la condizionale.
Ecco che la mia Cira torna, viene posta sulla ribalta, grazie alla nostra amica Tiziana Grassi, sempre attiva e solerte e che ieri ha condotto con grande professionalità la serata.
Che dire di più? Lode ai giovani che ci danno speranza. Noi possiamo solo pensare ai nostri passi, alle pietre scalciate nelle giornate buie, quelle che narriamo ogni giorno, donne negate, uccise, dove l’amore diventa tossico, alle tante Cira sparse nel mondo, nelle zone di guerra, nelle dittature fondamentaliste. Ecco che allora la festa di chiusura dell’evento di ieri con la canzone bella, briosa, I Will Survive, ci porta al vero messaggio finale, come un botto di Capodanno: IO SOPRAVVIVERO’!