Principale Estero Rabbia, paura e proteste. La sfida delle metropoli ai lockdown di Xi

Rabbia, paura e proteste. La sfida delle metropoli ai lockdown di Xi

L’esasperazione sociale si mischia con la radicata paura per il virus, mentre la Cina segna per il quinto giorno consecutivo un record di contagi, oltre quota quarantamila, dall’inizio della pandemia

di Eugenio Buzzetti

© Koki Kataoka / Yomiuri / The Yomiuri Shimbun via AFP

– Le proteste contro i lockdown in Cina

 

AGI – La Cina difende la linea di zero Covid tra le proteste scoppiate in molte città, a partire da Pechino e Shanghai, per la linea di intolleranza verso il virus, che si stanno trasformando nel test più duro per la leadership cinese, e per lo stesso Xi.

L’esasperazione sociale si mischia con la radicata paura per il virus, mentre la Cina segna per il quinto giorno consecutivo un record di contagi, oltre quota quarantamila, dall’inizio della pandemia. L’incendio in un edificio residenziale di Urumqi, il capoluogo dello Xinjiang, che ha provocato dieci morti, collegati alla rigida politica anti-Covid ha innescato le proteste del fine settimana, dove i manifestanti a Shanghai hanno chiesto apertamente le dimissioni del Pcc e dello stesso Xi: intanto l’area di Urumqi Road della metropoli, dove sono avvenute le proteste di ieri è stata transennata e presidiata dalle forze dell’ordine per evitare ulteriori manifestazioni.

Pechino nega il legame tra le proteste e i fatti avvenuti nel capoluogo dello Xinjiang – dove le autorità si sono dovute scusare, pur smentendo un nesso tra i fatti e le politiche di contenimento del virus- e parla di “forze con secondi fini” che hanno insistito sul collegamento. La Cina, inoltre, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, sostiene che sono “assolutamente non necessarie” le preoccupazioni sulla sicurezza della vita di cinesi.

Tra gli arresti di Shanghai per le proteste è rimasto coinvolto anche un giornalista della Bbc, Edward Lawrence, aggredito e detenuto dalla polizia, in un episodio che ha “profondamente turbato” il Foreign Correspondents’ Club of China, l’associazione non riconosciuta ufficialmente dal governo cinese che rappresenta i giornalisti stranieri nel Paese.

L’aggressione e l’arresto sono stati condannati dal governo britannico come “inaccettabili” e dalla stessa emittente, che si è detta “estremamente preoccupata” per l’episodio di cui dichiara di non avere avuto spiegazioni ufficiali, né scuse dalle autorità cinesi. Il giornalista della Bbc non si sarebbe identificato come tale, ha dichiarato Zhao Lijian, e “non ha presentato volontariamente le sue credenziali” agli agenti.

Le proteste del fine settimana, dilagate in 16 città, secondo calcoli della Cnn, sono state le più grandi degli ultimi decenni, forse addirittura dalla strage di piazza Tiananmen del 1989, e rappresentano il culmine, finora, dell’esasperazione contro le restrizioni e i lockdown imposti dalla politica di zero Covid.

Manifestanti con i fogli bianchi, diventati uno dei simboli della protesta, mettono in discussione la linea del governo contro il virus, chiedendo libertà, invece di tamponi quotidiani o ogni 48 ore: chi si aspettava allentamenti alle linee anti-Covid dopo il Congresso del Pcc del mese scorso è rimasto deluso, sentendo il presidente cinese ribadire la linea e vedendo promossi i dirigenti che hanno messo in atto le misure più drastiche a livello locale, a cominciare dal probabile prossimo primo ministro, Li Qiang, segretario del partito a Shanghai durante il lockdown di aprile e maggio scorsi.

L’esasperazione si mischia alla rabbia per la gestione della pandemia, documentata spesso da video circolanti sui social cinesi prima dell’oscuramento da parte della censura, e le proteste fanno tremare i mercati, in Asia e altrove. Dagli studenti della Tsinghua, ai dipendenti della Foxoconn, la protesta anti-Covid coinvolge più settori della società, e anche qualora la Cina intendesse produrre ulteriori allentamenti alla linea dello zero Covid, fa notare alla stessa Bbc Yazhong Huang, analista di sanità globale del Council on Foreign Relations, dovrebbe fare i conti con l’aumento dei contagi.

Nelle proteste di Shanghai è riecheggiato anche il grido di protesta di un uomo su un cavalcavia della capitale che il mese scorso, prima di essere arrestato aveva affisso striscioni ben visibili a tutti, in cui chiedeva la dimissioni di Xi e la fine delle restrizioni dello zero Covid.

Sui media statali, intanto, le proteste non vengono mai menzionate direttamente, mentre editoriali apparsi oggi chiedono maggiore “tempestività” alle misure anti-Covid. “Più il momento è critico, più dobbiamo mantenere la nostra determinazione strategica e la fiducia nel vincere la battaglia”, è il tono di un articolo di commento della Cctv, mentre il Quotidiano del Popolo sottolinea che “misure efficaci richiedono una forte attuazione da parte di tutti”.

Pechino, intanto – dove le manifestazioni si sono concentrate alla prestigiosa università Tsinghua e nella notte tra ieri e oggi a Liangmaqiao, nella zona delle ambasciate – punta a ottimizzare il commercio on line e le scorte di viveri a fronte di una situazione ritenuta “grave” e giunta a “un momento critico”, con circa il 30% dei rider che rimane bloccato a causa delle misure in vigore, hanno confermato oggi le autorità locali.

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