La questione ex ILVA non consente distrazioni o pause. L’attendismo diventa – e non lo scopriamo oggi – il miglior terreno di manovra di chi, in agenda, non considera come prioritario il tema della salute pubblica.
Le dichiarazioni confuse del ministro Urso e le ultime esternazioni del ministro Pichetto Fratin sono inequivocabili: ricapitalizzare, statalizzare, socializzare le perdite, raddoppiare la produzione attuale.
E’ questa la linea del governo, salvo attendere le “valutazioni sanitarie” del ministero competente, come se non fossero chiari e sufficienti i dati drammatici emersi sino ad oggi, compresi quelli cristallizzati nelle ampie e dettagliate motivazioni della sentenza di primo grado del processo Ambiente Svenduto.
Peraltro, i ministri non spiegano come potrebbe lo Stato riversare ulteriori risorse pubbliche su impianti tutt’ora sotto sequestro giudiziale.
Le sbandierate esigenze economiche di Stato continuano a schiacciare quelle di un territorio che incarna un enorme esperimento di tenuta sociale in cui il diritto alla vita, quello alla salute e, non ultimo, il diritto a un lavoro dignitoso, restano argomenti marginali.
Il governo prosegue nella cocciuta avventura fallimentare di sostenere uno stabilimento in profonda crisi tecnica, fiaccato da anni di mancati investimenti, pericoloso per chi ci lavora, opprimente per la comunità che abita il territorio circostante.
Non convince, ancora una volta, neppure la linea dei sindacati, concentrati unicamente sulle garanzie occupazionali come se la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro fossero il problema di qualcun altro.
Appare evidente come manchi la volontà di assumere nell’immediato una decisione coraggiosa e lungimirante.
Tutto sembra convergere verso lo stallo, una situazione di comodo che consente di perpetrare l’ennesima forma di ricatto occupazionale negando al tempo stesso qualunque nuova prospettiva.
Siamo sempre più convinti che l’unica cosa da fare sia un radicale cambio di passo e che l’unico modo per tenere uniti lavoro e salute sia la chiusura delle fonti inquinanti e la riconversione economica e culturale dell’intero territorio ionico.
Eliana Baldo
Portavoce cittadina
Europa Verde-Verdi Taranto