“Quando si appartiene ad una minoranza bisogna essere migliori per essere uguali”. Lo hanno spesso sperimentato tutte le tipologie di minoranze, anche le donne storicamente in minoranza prefissata in molte situazioni in campo politico, economico, sociale, culturale e civile.
di Maria Angela Amato
Dal 2006 in Italia è entrato in vigore il Codice delle pari opportunità tra generi, che ha come obiettivo l’assicurazione della parità di trattamento e di opportunità tra donne e uomini in tutti i campi, compresi quelli dell’occupazione, del lavoro e della retribuzione.
Il codice tuttavia prevede che il raggiungimento del principio della parità non precluda il mantenimento o l’eventuale adozione di misure che comportino vantaggi specifici a favore del sesso sottorappresentato.
Intanto dal 1 gennaio di questo anno le aziende pubbliche e private, con un numero di dipendenti superiore a 50, hanno l’obbligo di redigere un rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile in ognuna delle professioni, con dettagli relativi alle assunzioni, alla formazione, alla promozione professionale, ai livelli, ai passaggi di categoria o di qualifica, alla mobilità, all’eventuale intervento della Cassa integrazione guadagni, ai licenziamenti, prepensionamenti e pensionamenti, ed alla retribuzione effettivamente corrisposta.
La periodicità prevista per il rapporto è biennale, la compilazione avviene tramite un modello pubblicato nel sito internet istituzionale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il rapporto deve anche essere trasmesso alle rappresentanze sindacali aziendali.
Riguardo agli incentivi e alle risorse
Il PNNR (Missione 5, Componente 1, Investimento 1.3) ha destinato 10 milioni di euro alla parità di genere prevedendo tra l’altro l’introduzione di un sistema nazionale di certificazione, che accompagni e incentivi le imprese ad adottare politiche gestionali adeguate a ridurre il gap di genere.
Da quest’anno le aziende possono, infatti, richiedere la certificazione della parità di genere, atto volontario pertanto non dovuto, ottenibile in seguito ad un audit aziendale, da parte di un ente accreditato, che verifichi la conformità ad uno standard specifico, cioè alle Linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere.
Le linee guida
Prevedono l’adozione di specifici KPI (Key Performance Indicator – indicatori chiave di prestazione) riguardanti tali politiche nelle organizzazioni (conformità alla norma UNI CEI EN ISO/IEC 17021-1 per la UNI/PdR 125:2022). Per dimostrare di essere un’organizzazione inclusiva e rispettosa della parità di genere, si prevedono sei aree di valutazione e ogni Area è contraddistinta da un peso percentuale. Per il rilascio della certificazione, l’azienda deve raggiungere lo score minimo del 60%.
Inoltre è stato istituito il Fondo per il sostegno della parità salariale di genere, con una dotazione di 2 milioni di euro per l’anno 2022 e di 52 milioni di euro annui dall’anno 2023. È di pochi giorni fa la pubblicazione, sul sito internet istituzionale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali del decreto che il Ministro, congiuntamente al Ministro per le pari opportunità e la famiglia e al Ministro dell’economia e delle finanze, hanno adottato in data 20 ottobre 2022.
La certificazione della parità di genere
Il provvedimento prevede sconti contributivi dell’1% sino a 50mila euro l’anno. L’INPS con apposite istruzioni consentirà alle aziende di inoltrare, esclusivamente in via telematica, la domanda per l’esonero contributivo che sarà concesso per il periodo di validità della certificazione di parità.
Nel caso in cui, per il numero di domande, si ecceda il limite delle risorse stanziate dall’INPS, 50 milioni di euro annui, l’esonero verrà ridotto proporzionalmente, in modo che tutte possano accedervi, anche se in misura ugualmente ridotta. Nel caso le risorse stanziate non risultino adeguate, si ritiene comunque interessante l’incentivo, e si auspica che le risorse possano essere riparametrate negli anni a seguire in modo da portare anche ad un aumento progressivo del numero di certificazioni e di domande.
Verifica del possesso dei requisiti
Si innescherebbe un circolo virtuoso con l’obiettivo finale di estendere tali buone prassi definite dalle Linee Guida della UNI/PdR 125:2022.Infine, aggiungiamo che ai fini della verifica del possesso dei requisiti che consentano la concessione dell’esonero, il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri comunica periodicamente all’INPS i dati delle aziende del settore privato che siano in possesso della certificazione di parità di genere.
Foto di Tumisu da Pixabay