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Il Coordinamento StaGe! & Indies segnala il rischio bocciatura dell’emendamento sull’indennità di discontinuità

Il diritto affermato dal Parlamento il 15 luglio, disatteso poi dal Governo precedente che non l’ha portato a compimento, per centinaia di migliaia di lavoratori e di lavoratrici dello spettacolo potrebbe non risultare esigibile.

L’approvazione dell’indennità di discontinuità è arrivata dopo un complicato iter di confronto durato anni tra la politica, le realtà del settore, professionisti e professioniste che ne fanno parte. Processo che, in caso di rifiuto delle coperture sull’indennità di discontinuità, sarà stato completamente vano, anche perche’ il percorso non e’ stato completato dalla precedente legislatura come il settore si attendeva, come per il Codice dello Spettacolo dal Vivo a favore delle imprese del settore.

L’indennità di discontinuità è lo strumento fondamentale per rendere i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo uguali a quelli degli altri settori, riconoscendo il lavoro indispensabile delle fasi di studio e progettazione, come imprescindibili e necessarie soprattutto in termini contributivi. Quel lavoro non visibile al pubblico ma che è indispensabile per ogni concerto, ogni spettacolo, ogni esibizione, è riconosciuto dall’ indennità di discontinuità: un diritto dei lavoratori e delle lavoratrici che per essere esigibile dal 2023 deve essere finanziato dal Governo con la legge di bilancio e che richiede l’approvazione dell’emendamento che stanzi almeno 150 milioni per finanziare il provvedimento.

Chiediamo al Governo di mantenere gli impegni presi da tutte le forze politiche nella passata legislatura, ma che non sono riusciti a portare a compimento ffino in fondo come purtroppo capita troppo spesso, e di far rientrare la discussione sul reddito di discontinuità tra le priorità della legge di bilancio, insieme all’avvio coi Decreti Attuativi del Codice dello Spettacolo dal Vivo, un altro impegno non portato a conclusione dal precedente Governo..

Il Coordinamento di StaGe! & Indies , la filiera della musica indipendente ed emergente, risponde all’appello del Governo di sedersi intorno a un tavolo da da subito  e ragionare su come migliorare la misura dell’App18 che nella sua bonta’ di proposta purtroppo in alcune sue applicazioni ha creato disparita’ tra i generi culturali, una parita economica tra giovani che non esiste nella realta’ e deve aiutare maggiormente i giovani in difficolta’ e meno abbienti, che deve limitarne gli abusi e le truffe e che deve supportare trattandosi di soldi pubblici le imprese italiane che producono, distribuiscono e diffondono cultura letteraria, musicale, teatrale e di tutte le altre arti e spettacoli dal vivo in modo equanime e non favorendo in alcun modo le multinazionali con sedi all’estero .

Tra le tante misure che sono state evocate per una nuova Carta della Cultura ci trova certamente d’accordo quella della  limitazione reddituale favorendo con la stessa cifra, anzi magari aumentandola per avere un maggiore accesso, i giovani dei ceti meno abbienti nel loro rapporto con la cultura cosi come ci trova certamente d’accordo quella di quiparare maggiormente le spese per generi culturali e soprattutto che ogni acquisto vada a finire solo ed esclusivamente presso aziende italiane che fatturano, producono, operano, pagano le tasse e lavorano nel nostro paese e favorendo l’acquisto presso i circuiti commerciali e i negozi fisici del nostro paese supportando così l’occupazione del mondo del commercio fisico come le librerie, i negozi di dischi, le prevendite fisiche e tanti altri esercizi commerciali schiacciati dai monopolisti on line..Nel merito, il Coordinamento StaGe! e Indies è a disposizione per dare il suo contributo tematico e per condividere soluzioni per migliorare l’impianto lavorando insieme anche a un miglioramento del Fondo Unico per lo Spettacolo.

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