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Apprezzo della città di Gravina in Puglia, anno 1608

Nino Sangerardi

“Ho accettato di buon grado la richiesta fattami dagli amici de Il Grillo Editore di ripubblicare l’apprezzo di Gravina, esaurito da tempo. Decisione dovuta sia all’interesse suscitato dall’apprezzo sia alla possibilità di ampliare le note ponendo l’accento sulla vita del nostro popolo nel secolo che è chiamato “di ferro” a causa degli eventi che lo contraddistinsero, dalle guerre continue alle crisi economiche e, per finire, alle epidemie”.

Parole di Franco Amodio curatore del libro “Apprezzo della città di Gravina. Virgilio de Marino 1608”. Documento conservato in copia nell’archivio della Fondazione Pomarici Santomasi, scritto dall’archivista napoletano Virgilio De Marino e datato “in Napoli lì 14 di magio 1608”.

Lo studio inerente l’Apprezzo realizzato da Amodio “nasce dalla circostanza che de Marino, al  contrario di altri tabulari, non si limitò a eseguire il suo lavoro di valutazione del feudo ma fornì una descrizione dal vivo di Gravina e del suo popolo”.

Nella trascrizione del manoscritto Amodio si è attenuto il più fedelmente possibile al testo. Per rendere più agevole e  completa la lettura è stata aggiunta in calce una tavola con la monetazione e le misure locali dell’epoca con particolare riferimento a quanto contenuto nel volume, una cronologia dei vescovi e dei feudatari gravinesi nel periodo del vicereame e una pianta della Gravina del 1600.

“Quest’ultima- avverte  Franco Amodio—non ha pretese di precisione storica, possibile solo con uno studio attento e particolareggiato che esula dai miei intenti, ma vuole solo offrire, con approssimazione accettabile, l’indicazione visiva dei luoghi che de Marino visitò”.

Il contesto storico racconta che nel 1608 era Duca di Gravina in Puglia Michele Antonio Orsini, figlio di Ferdinando II e di Costanza  Gesualdo dei Principi di Venosa.

L’entità dei suoi debiti aveva indotto i suoi creditori a farne sequestrare le entrate. Gli Orsini versavano in ristrettezze economiche da tempo, tanto che Ferdinando II era stato costretto a vendere la Contea di Matera, sempre su istanza dei creditori.

La caduta dei feudatari gravinesi non fu un fatto locale e isolato ma causata da avvenimenti che coinvolsero non poca parte dell’Europa.

Dunque un libro—con prologo di Giuseppe Schinco e prefazione di Franco Laiso, in allegato pianta di Gravina del 1600 ricostruita da Angelo Amodio– importante per chi vuol comprendere e fare memoria del percorso storico sociale economico  ecclesiastico e culturale della città in cui vive.

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