Principale Attualità Qatargate, Procura belga conferma: CE coinvolta nello scandalo

Qatargate, Procura belga conferma: CE coinvolta nello scandalo

Un intreccio ben ramificato di missioni istituzionali, prestigio, affarismi nei settori energetici, corruzione e influenze geopolitiche mondiali. È quanto sta continuando a emergere dal vaso di Pandora dei mondiali in Qatar dopo le prime indagini curate dalla Procura belga. Molti nomi escono fuori, altri tremano, qualcuno tace. Ora è il turno della Commissione europea

Nel “Qatargate“, lo scandalo internazionale recentemente emerso dal Campionato mondiale di calcio 2022 appena conclusosi in Qatar, si è scoperto persino il coinvolgimento della Commissione europea. La Procura di Bruxelles, infatti, avrebbe confermato che, oltre alle “legittime” attività di lobbying, una rete di influenze avrebbe cercato a lungo di manipolare le politiche comunitarie, cooptando eurodeputati, assistenti parlamentari, leader sindacali e funzionari del SEAE – il Servizio Europeo per l’Azione Esterna – guidato da Josep Borrell – l’Alto rappresentante per gli Affari Esteri -, a sua volta coinvolto in questa inchiesta. E tali rivelazioni, ora, stanno sollevando molti interrogativi sulle pressioni esterne nelle decisioni della CE, sollecitazioni fortunatamente finite al centro di varie indagini giudiziarie internazionali.

Le “porte scorrevoli” attraversate da Kaili, Borrell, Avramopoulos (e dalla sua ONG)

Proprio Josep Borrell sarebbe stato tra i primi ad essere associato all’inchiesta, per la precisione da quando gli avvocati della ex europarlamentare Eva Kaili hanno suggerito che le azioni della propria assistita fossero state di certo influenzate da ordini superiori, tra cui quelli dello stesso funzionario spagnolo. Che aveva anche suscitato non pochi sospetti, per via delle sue ambigue aperture pubbliche nei confronti del Qatar.

Ma Borrell non pare esser risultato l’unico rappresentante istituzionale coinvolto. L’attenzione degli inquirenti, invece, sembra che si sia focalizzata in modo particolare su Dīmītrīs Avramopoulos, ex Commissario europeo per le Migrazioni, gli Affari interni e la Cittadinanza che, dopo la fine del proprio mandato (espletato durante la presidenza di Juncker), è entrato a far parte di “Fight Impunity“, un’organizzazione non governativa (ONG) – fondata dal più che presunto sorosiano Pier Antonio Panzeri – ipoteticamente utile al riciclaggio di denaro proveniente dalle tangenti versate dal Qatar (pare delinearsi così un modello ideale di “sliding doors“, quindi, tra Unione europea, ONG e soggetti privati).

Personaggio, quello di Avramopoulos, che è stato in seguito proposto come possibile candidato al ruolo di emissario speciale dell’UE nei Paesi del Golfo. Ma questa nomina, a suo avviso, starebbe generando grossi sospetti di cospirazione internazionale, manovrata in primis dal nostro Paese: “[…]C’è un complotto da parte di alcuni ambienti in Italia per distorcere la mia immagine, una trama il cui primo obiettivo è indebolire la mia candidatura a rappresentante speciale dell’Unione europea nel Golfo Persico e rafforzare l’appoggio per Luigi Di Maio”, avrebbe dichiarato il politico greco.

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Il RePowerEU e le pressioni sull’UE per “ripulire l’immagine del Qatar”

Ma spostare l’attenzione su Di Maio quando risulterebbe che Avramopoulos, rappresentando esclusivamente se stesso e “Fight Impunity”, avrebbe incontrato sia la Vicepresidente della Commissione (Věra Jourová) sia il Commissario al Bilancio (Johannes Hahn) – nonostante le regole europee non permettessero all’ex delegato di contattare i suoi vecchi “datori di lavoro” – è un po’ troppo, anche se si tratta di puntare il dito contro il “fenomeno politico” di Avellino.

Lo è, specie se consideriamo come sia venuto alla luce il fatto che il Qatar fosse pronto a prendersi anche lo spazio aereo europeo (con un trattato piuttosto “inusuale” – poi slittato – che avrebbe permesso alla compagnia di bandiera emiratina Qatar Airways di aver accesso libero agli scali di tutti i Paesi comunitari impegnandosi, da parte sua, ad aprire le “porte di casa” agli aerei provenienti dallo “spazio Schengen” – una fetta di mercato di circa 3 milioni di persone, quasi 150 volte inferiore a quella dell’UE).

Ursula Von der Leyen, ricordiamo, presidente della Commissione Europea, intanto è rimasta – nuovamente – in silenzio (tranne per quel segnale emesso quando ha deciso di “twittare” un augurio – sfortunato – alla nazionale francese in vista della finale mondiale). Nonostante l’indagine, al momento, punti esclusivamente a capire come l’UE stesse provvedendo a “ripulire l’immagine del Qatar” rispetto alla questione dei diritti dei lavoratori (malgrado le prove dei comportamenti discutibili), si starebbero sollevando domande anche sulle pressioni straniere e sugli intrecci tra il Qatar e l’Unione Europea in diversi campi, inclusa la politica estera (crisi libica e siriana, conflitti tra Nordafrica e Medio Oriente etc.) e gli accordi energetici (tra questi ricadrebbe anche il celebre RePowerEU, un programma il cui obiettivo dichiarato è la riduzione della dipendenza dalle materie prime russe, anche attraverso l’elargizione di prestiti agli Stati membri i quali, però, avrebbero successivamente sottoscritto patti per la fornitura di gas naturale liquefatto, guarda caso, proprio col Qatar).
Resta ancora da vedere cosa la Procura di Bruxelles tirerà fuori su questa presunta “ragnatela di corruzione” e sul come la stessa possa aver influito nelle decisioni europee durante il corso degli anni.

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Michele Crudelini del 20 dicembre 2022), sito di notizie d’attualità del Parlamento europeo, Gscdn.nl, sito istituzionale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Wikipedia, EUR-Lex, The Guardian, archivio del sito dell’Ambasciata del Qatar a Bruxelles, Greenreport.it, Notiziario Estero, Twitter, .

Canale YouTube: La7 Attualità.

Antonio Quarta

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Il Corriere Nazionale

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