Principale Estero Brasile, “Assalto al Campidoglio (parte II), ciak, azione!”

Brasile, “Assalto al Campidoglio (parte II), ciak, azione!”

“Motore… partito!”. E così pare sia giunto il momento di girare il sequel della conquista di Capitol Hill da parte dei contestatori rivoltosi, a cui non va giù un nuovo presidente eletto (e che pagheranno la loro insurrezione a suon di decreti). Questa volta però il set si è spostato in Brasile, cambiano gli attori - ma non i ruoli - e poco importa se a smuovere le acque siano state nuovamente elezioni dubbie o, comunque, poco trasparenti. Il film serve e “s'ha da fare”

Nel cuore del Brasile si è assistito ad un weekend di inizio 2023 caratterizzato da tumultuose manifestazioni e scontri, il cui risultato conta centinaia di persone fermate dalla polizia, decine di feriti e una neonata amministrazione statale che ha già rimosso alcuni responsabili della sicurezza.

Gli attivisti “bolsonaristi” (dalle 10 alle 15 migliaia, molti dei quali vestiti con la celebre maglia verdeoro della nazionale di calcio e con al collo la bandiera brasiliana) si sono diretti verso le sedi del governo, del Parlamento e della Corte suprema, tutte nella capitale Brasilia.

Quello scarto al ballottaggio che ha infiammato ovunque e a lungo la protesta

Occupando tali luoghi (fino all’intervento federale, ordinato e giunto con decreto presidenziale) si dice che abbiano costruito – tra la presenza in prima persona e il seguito sui social – una forma di protesta che sembra voler essere più che temporanea, a sottolineare quasi il persistente disagio rispetto al ritorno al potere di Luiz Inácio Lula da Silva, il cui 51% di preferenze alle elezioni di fine ottobre è stato oggetto di forte contestazione.

Infatti, secondo i sostenitori di “O Mito” (uno dei nomignoli di Jair Bolsonaro), l’esito delle urne sarebbe stato manipolato e la vittoria del neo presidente – tornato in carica per la terza volta – sarebbe stata garantita dalla falsificazione e dallo scambio sottobanco dei voti1.

I “doverosi e pronti” accostamenti al “fenomeno Capitol Hill” di un anno prima (e al demone del trumpismo)

Il Brasile è attualmente una repubblica la cui posizione geopolitica rispetto agli Stati Uniti d’America non è così definita come per altre nazioni, a dispetto degli stretti rapporti e persino delle “casuali” somiglianze tra i due Paesi. Tra queste spicca l’analogia con la vicenda accaduta il 6 gennaio del 2021 a Washington, quando i sostenitori di Donald Trump, insoddisfatti dell’esito delle elezioni presidenziali vinte da Biden, sono riusciti a “penetrare” nella sede del Congresso americano (alcuni esperti avrebbero visto in questi accadimenti una sorta di “effetto emulazione“, per così dire, anche se la portata delle manifestazioni brasiliane sembra essere stata decisamente più ampia, con l’occupazione di ben tre sedi istituzionali).

Questa similitudine sarebbe stata rafforzata – si dice – anche dalla vicinanza politica tra Trump e Bolsonaro, intesa per la quale pare che, proprio durante le proteste, l’ex presidente sudamericano si trovasse in Florida (dove avrebbe avuto un incontro, guarda caso, con lo stesso tycoon di New York2.

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Il botta e risposta “cinguettato” tra Lula e Bolsonaro

Nel frattempo Lula, anch’egli fuori sede quando il tutto è successo (pare che si trovasse in visita presso alcune aree alluvionate di Araquara, nello Stato di San Paolo), ha condannato immediatamente e con fermezza i contestatori, definendoli “vandali e fascisti” e lanciato a chiare lettere il messaggio che “[…]la democrazia garantisce il diritto alla libera espressione ma richiede anche il rispetto delle istituzioni”, nonché promettendo contestualmente che “i responsabili e i loro finanziatori” sarebbero stati perseguiti secondo la legge e – soprattutto – puniti “in modo esemplare (il neo presidente, infine, ricordando come qualcosa non abbia funzionato nei controlli di sicurezza, si sarebbe impegnato a sospendere per 90 giorni il governatore di Brasilia, Ibaneis Rocha).

Successivamente Bolsonaro, dalla Florida, ha twittato che “le manifestazioni pacifiche, sotto forma di legge, fanno parte della democrazia”, respingendo ogni accusa circa l’essere stato il “regista a distanza” degli attacchi alle istituzioni e sottolineando che “sfuggono alla regola i saccheggi e le invasioni di edifici pubblici avvenuti oggi” – palazzi vuoti, in quanto il tumulto è avvenuto di domenica – “così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017”.

Legittimi dubbi e “complottismi” su quanto accaduto

Tuttavia ci sarebbero anche molte domande da porsi, tipo su chi esattamente stia o meno dalla parte di Lula tra l’esercito e la polizia, il cui distretto federale è stato accusato di “controlli blandi”: alcuni video diffusi in rete, infatti, mostrerebbero le forze dell’ordine in tranquillo contatto e scambio di opinioni con i manifestanti, mentre altre riprese rivelerebbero la sfilata dei contestatori con in testa proprio le automobili della polizia (simile al Campidoglio statunitense?). Quanto ai militari, poi, pare che in più occasioni vari soldati abbiano bloccato l’accesso, in particolare alla stessa polizia, verso una zona occupata dai rivoltosi. Inoltre, per queste oramai “famose” rivendicazioni messe in atto dai sostenitori di Bolsonaro nelle strade e in rete, che avrebbero praticamente “turbato” per mesi un intero Paese (portando ad alcuni “fermi preventivi” a ridosso dell’insediamento di Lula – per ipotesi di reato terroristico -), non sembrerebbe essere stata mai presa alcuna misura di prevenzione (e anche qui piovono le analogie con Washington 2021…).

In conclusione, oltre ai dubbi sollevati sulla lealtà degli apparati di sicurezza, viene da chiedersi anche se non ci sia stata la possibilità che gli attivisti siano stati lasciati liberi di compiere ogni loro azione, in modo da poter giustificare, poi, qualsiasi provvedimento governativo che il nuovo esecutivo desideri prendere per provare a “cancellare definitivamente il tempo di Bolsonaro”. Un’era che, oggi più che mai, continua a dividere il Brasile, e chissà quanto a lungo lo farà.

Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Andrea Murgia del 09 gennaio 2023), Rai News, Avvenire, Twitter, ANSA Mondo, Euronews, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano, TGCOM24, Il Giornale, Swissinfo.ch.

Canali YouTube: La Repubblica.

Antonio Quarta

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Il Corriere Nazionale

Note di riferimento:

  1. Chi critica l’ex capo dello Stato, proveniente dal Partito dei lavoratori, sostiene inoltre la tesi che le sue “grane giudiziarie” (dopo 580 giorni in carcere) gli sarebbero state “condonate” soprattutto grazie ai rapporti stretti instauratisi da tempo tra il Palácio da Alvorada e il Tribunale supremo federale, amicizie utili che sarebbero riuscite a far decadere le accuse di corruzione verso il neo ed ex presidente e a permettergli di ricandidarsi alle elezioni.
  2. Si è sostenuto anche che Bolsonaro fosse volato negli Stati Uniti il 30 dicembre 2022 – a poche ore dall’insediamento di Lula del giorno 01 gennaio 2023 – come gesto di rifiuto a prendere parte ad una cerimonia ufficiale di passaggio delle consegne; o – altra teoria speculativa – anche per evitare qualsiasi ipotetica futura ritorsione legale nei confronti di chi – e qui si vola alto – fosse eventualmente a conoscenza dell’imminente insurrezione e assalto verso i palazzi del potere).

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