Principale Arte, Cultura & Società Università, Formazione & Scuola Per non dimenticare il ‘Redentore’

Per non dimenticare il ‘Redentore’

BARI – Un mare di ricordi legati all’istituto dei Salesiani del ‘Redentore’ di Bari li abbiamo colti dietro i volti del folto pubblico presente il giorno 10 di questo inizio d’anno 2023 nel salone dell’istituto salesiano che costeggia la grande chiesa e che chiude via Crisanzio, a suggello del difficile quartiere Libertà di Bari, quando è stato presentato un libro (èdito dalla casa editrice Edizioni dal Sud di Peppino Ponticelli e curato dal prof. Leuzzi con A. De Robertis e C. Fusaro) che intende ricostruire, con tanto di documenti del loro archivio, la storia dei padri Salesiani di Don Bosco.

Una storia secolare da quando nel 1905 lì venne fondato un orfanotrofio e poi un convitto, scuole, istituti tecnici e professionali, ma anche la parrocchia con annesso oratorio. Così che il “Redentore” di Bari ha costituito, nei suoi 120 anni di storia, un punto di riferimento per il quartiere Libertà con svariate testimonianze che hanno animato questa importante struttura educativa, cuore pulsante di Bari secondo i dettami di don Bosco, il sacerdote torinese fondatore dell’ordine dei Salesiani, perché il ‘Redentore’ si è  rivolto ai giovani, «ai più fragili della società italiana. Una storia fatta di lotte e di sogni, di difficoltà e di speranze. […] Del resto, chi frequenta il “Redentore” sa che la storia di una comunità è la storia di una Città.» (don Francesco Preite).

Orbene nella mia memoria che ha attraversato quel ‘Redentore’ come oratoriano durante gli anni 1955-1985 che si era formato come musicista e musicologo proprio in quei cortili, sono dunque riapparsi i nomi di bravi educatori e di persone e/o eventi che bene illustrano la sua importante presenza cittadina. A cominciare dai parroci-educatori dell’oratorio aperto a tutti gli adolescenti del quartiere: don Castiglioni, i due don Morante Annibale e Giuseppe, e poi i sacerdoti Finamore, Bruno, Adamo, Palumbieri, Tolotta, Parracino, Vitone, essi affiancati dai coadiutori Michele Samele maestro di musica e Carbone maestro tipografo, e poi don Melle abile pittore-affrescatore di tutta la chiesa redentoriana, per non ignorare infine don Vincenzo Recchia diventato emerito prof. di Storia del Cristianesimo alla Università di Bari.

Una vicenda che ha un peso storico e civile insieme se pensiamo ai tantissimi giovani di intere generazioni abitanti il quartiere avviati alle scuole professionali salesiane le quali insegnavano alcuni ‘mestieri’ che oggi rimpiangiamo (sarti, tipografi, calzolai, elettrotecnici, falegnami, fabbri, rilegatori, meccanici) e che si sarebbero qualificati nelle scuole di avviamento professionale purtroppo cancellate dall’ordinamento nazionale. Ma con ciò non vogliamo tacere l’aspetto culturale e sportivo del ‘Redentore’ di quei tempi illustrato oggi, ad esempio, dal regista Genni Nunziante l’ideatore del personaggio di Checco Zalone (Nuziante abitava in via Trevisani, figlio di una famiglia operaia del quartiere Libertà); ovvero del calciatore di serie A, Biagio Catalano, o infine dal dott. Pierino Florio, magistrato e presidente della Federazione di Pallavolo Italiana a cui, non a caso, la città di Bari ha voluto dedicare il grande palazzetto dello Sport cittadino.

prof. Pierfranco MOLITERNI r

Foto Istituturo Redentore

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