Principale Cultura & Società L’alimentazione del pellegrino medievale

L’alimentazione del pellegrino medievale

Weltchronik – BSB Cgm 6406, Bistum Passau, around 1300

Un altro giorno di cammino aspettava l’abate Oddone di Cluny e il suo assistente Giovanni, monaco e futuro autore della Vita del maestro. Sembra di vederli intenti nell’attraversare le Alpi, diretti verso Roma, due viandanti di eccezione lungo un tracciato non facile, consci dei pericoli di un viaggio impegnativo minacciato da briganti, persone poco raccomandabili o semplici viandanti potenzialmente sgraditi.

Come si racconta nella Vita di Oddone, ben lo sapeva il monaco Giovanni, infastidito dall’olezzo d’aglio, cipolle e porri trasportati da un povero viaggiatore incontrato lungo la strada verso la capitale. 
 
Il nostro autore, infatti, era abituato a cibi dai profumi molto più raffinati e delicati, serviti al sicuro durante il desco nel suo monastero. L’alimentazione dice molto sulle abitudini di una società e può rivelare tanto sull’estrazione sociale del singolo. L’episodio raccontato, è infatti molto utile per riflettere sulla figura del pellegrino, non più entità generica e astratta ma figura socialmente definita. 

 

Affresco dal refettorio di Seu Vella, Lleida, 1330


 Questa caratterizzazione passava per il cibo a sua volta in possesso di uno “statuto sociale” garante di buona selvaggina e frutta sulle tavole opulente dei benestanti. Sapori e alimenti che i poveri potevano solo sognare.

In generale il viaggiatore medievale consumava salumi, carne secca, formaggi e pane nel particolare differenti per qualità. Un povero, ad esempio, mangiava pane scuro, realizzato con cereali poveri quali segale o miglio mentre il ricco consumava raffinato pane bianco di frumento. Come bevanda tutti si dissetavano con acqua o con vino di qualità variabile sempre a seconda del ceto.

Si mangiava lungo il percorso o nelle taverne in cui il viandante poteva consumare sia prodotti a lunga conservazione che piatti preparati e poi riscaldati all’istante. Ovviamente doveva pagare per la ristorazione, al contrario gratuita nei monasteri nei quali erano onnipresenti le differenze sociali tra i commensali: la mensa dell’abate era diversa e distaccata da quella dei semplici monaci, parimenti accadeva nei confronti di pellegrini ricchi e viandanti poveri ai quali si riservavano vivande e bevande meno pregiate.

Consigli di lettura:
M. Montanari, Gusti del Medioevo, Laterza 2014

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