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“Azul – Gioia, furia, fede y eterno amor” con Stefano Accorsi al Teatro Piccinni di Bari

[Recensione] 12-15 GENNAIO 20203: In un’epoca di rivisitazioni teatrali di grandi opere e di un istrionismo non sempre efficace, guadagna il suo meritatissimo spazio lo spettacolo inedito, scritto e diretto dal drammaturgo svizzero Daniele Finzi Pasca, “Azul – Gioia, furia, fede y eterno amor”, che per il suo primo lavoro italiano regala l’occasione di ridere e riflettere sul senso più profondo della vita, servendosi di una nuova metafora: la fede calcistica. Ha fatto tappa a Bari al Teatro Piccinni per cinque richiestissime repliche, grazie al Teatro Pubblico Pugliese, che lo ha inserito nella sua stagione 2022-2023 “Nuove Rotte”, chiaramente in comunione d’intenti con il concetto artistico espresso dalla rappresentazione.

Finzi Pasca – derivando dal mondo circense, dalla clowneria e dalle cerimonie olimpiche – ha sapientemente ideato e giostrato a suo modo la storia di quattro amici di lunga data, uomini semplici ma comunque sui generis, “fatti di pezzi strani” e accumunati da un legame di fratellanza inossidabile, dalla stessa furia da stadio e da un’infanzia quasi fiabesca: tutti nati lo stesso giorno, il 10 gennaio, e gli unici al mondo a non essere stati partoriti da una donna.

Sul palco uno sfondo blu, un pianoforte a muro, un contrabasso, tre divise da carabiniere su manichini e una poltrona, non come oggetto di arredo, ma quale chiaro espediente di scena per dar espressione al delirante e commovente flusso di coscienza del protagonista Pino detto Pinocchio, interpretato brillantemente da Stefano Accorsi. Attraverso le sue concitate movenze e gli accompagnamenti musicali, ha raccontato le origini e le vite di Adamo, Golem e Frankenstein detto Franky (Luciano Scarpa, Sasà Piedepalumbo e Luigi Sigillo) evocando i ricordi, i problemi relazionali, i momenti felici e le tragedie che hanno condiviso negli anni, misurate in goal, pareggi, vittorie e sconfitte della loro squadra del cuore, il Nacional (Uruguay). Con questa chiave di lettura, l’euforia della nascita di un figlio è paragonata al vincere campionato e Coppa dei Campioni insieme, e la sua scomparsa, invece, al perdere un match ai rigori. “Azul, azul, el corazon Azul, el alma y revancia, fe y eterno amor” è, infatti, l’inno che hanno cantato allegramente quasi una decina di volte nel corso dello spettacolo e che ha fatto indubbiamente da padrone della scena.

Un concentrato di emozioni contrastanti – quali gioia, amarezza, paura e follia – ha accompagnato la pièce per tutta la sua durata, tanto da sembrare in alcuni momenti un dialogo interiore di Pino e in altri una seduta di psicoterapia di gruppo, in cui ognuno rimugina sul proprio passato cercando di trarne insegnamento e di captarne il senso, al fine di ricostruire una serenità ormai persa e migliorarsi. Questo, distribuito in una climax ascendente, giochi di luci ed ombre su pannelli e condito con una naturale ilarità, spesso goffa e scanzonata, mentre ti strappa un sorriso finisce per stringerti anche il cuore. Inaspettato e funzionale a mantenere sempre alto il livello di concentrazione, è stato inoltre il largo spazio di metateatro durante il quale Accorsi, quasi spogliandosi dei panni attoriali, ha rotto la quarta parete, divenendo amico e confidente di un nuovo personaggio della storia, ossia il pubblico.

I continui voli pindarici tra i vissuti personalissimi, come fossimo su montagne russe, hanno però un filo conduttore: la vicenda legale in cui sono coinvolti a causa del loro tifo sfrenato e senza etica, culminato in una pericolosa rissa con gli acerrimi avversari, perché – come più volte ripetono – “di tifo si può morire, per il tifo si può uccidere”. Eppure, nonostante i numerosi rischi, il calcio e la passione Azul è quello che li salva, il loro antidoto alla sofferenza, alla solitudine e alla paura di essere mediocri. La necessità di non perdere la fede per il Nacional, infatti, ha condotto uno ad uno a porsi domande esistenziali e a comprendere di dover diventare uomini nobili d’animo perché “la felicità quando arriva bisogna spremerla tutta, bisogna mangiarne ogni briciola e non c’è stomaco che possa farne indigestione”.

Questa, quindi, è la storia di un viaggio introspettivo, tortuoso e per certi versi profetico, volto al raggiungimento di nuove consapevolezze e convinzioni. È il viaggio di quattro adulti un po’ bizzarri per i quali è arrivato “il momento di accelerare e prendere il volo”.

E chi può affermare di non essersi sentito così almeno una volta nella vita? Siamo tutti coinvolti, tutti attraversiamo una instabilità emotiva che, se ascoltata intensamente, ci può condurre a una vera epifania, al culmine dello spirito più profondo che giace in ognuno di noi. Perciò questo spettacolo ci esorta ad armarci di amore, passione e fede, in quanto non sappiamo se – come ha scritto George Orwell in Animal Farm – ci aspetta lo zucchero dopo la ribellione, ma quel che sappiamo è che la pagina successiva della nostra vita è tutta ancora da scrivere.

In divisa Nacional, con bandiera e sciarpe, cantando a squarciagola il loro inno e uniti in abbraccio fraterno senza tempo. Così ce li ricorderemo, così impareremo a vivere.

“Grazie Bari”, ha concluso semplicemente Accorsi nel tripudio di applausi.

https://www.teatropubblicopugliese.it/

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