Principale Economia Davos 2023: recessione globale a lungo termine

Davos 2023: recessione globale a lungo termine

Davos 2023

Il World Economic Forum si riunisce questa settimana a Davos. Il raduno di molte delle élite aziendali e dei leader di stato più ricchi, impone di prendere in considerazione le direzioni in cui il caos capitalista globale potrebbe portarci nel 2023. Tra le tante  sofferenze geopolitiche, ambientali e socio-economiche, c’è un nuovo senso di  nervosismo tra gli oltre 2.700 partecipanti. Che quest’anno – il 53 ° incontro di questo tipo sotto la direzione di Klaus Schwab – includono leader dell’Unione Europea, Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, Germania , Finlandia, Grecia, Spagna, Filippine, Corea del Sud e Sudafrica, insieme ad almeno 100 miliardari (ma nessuno dalla Russia a causa delle sanzioni).

Davos 2023: recessione globale a lungo termine?

Il tema del Forum, “Cooperazione in un mondo frammentato”, riflette l’uso di un nuovo termine: “Abbiamo questo rischio di policrisi emergente, perché stanno accadendo così tante cose contemporaneamente, in un periodo di interventi multilaterali quasi inutili. Un mondo diviso in due blocchi commerciali comporterà una contrazione del 5% nell’economia globale a lungo termine, che è più dell’economia mondiale persa durante la crisi finanziaria”. E’ quanto ha affermato a Davos il direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio. Anche al di là dei diversi trilioni di dollari di distruzione associati all’invasione russa dell’Ucraina, agli sconvolgimenti del mercato energetico e alimentare, alle calamità climatiche, al durevole Covid-19 o alla brusca fine della Cina ai blocchi pandemici, ci sono stati altri cambiamenti tettonici nel modo in cui i beni vengono valutati che preoccupano queste élite, molte delle quali vengono a Davos molto più povere rispetto al precedente incontro dello scorso maggio. E tali preoccupazioni potrebbero anche guidare i movimenti sociali, sindacali e ambientalisti – e forse alcuni leader di governi progressisti – nel valutare i campi mutevoli dell’accumulazione di capitale su cui lottano. Pertanto le nazioni nei mercati emergenti e nei Paesi in via di sviluppo rischiano di perdere di più con la frammentazione e il disaccoppiamento del commercio. L’amministratore delegato del FMI Kristalina Georgieva ha affermato che la globalizzazione sta affrontando la sua più grande sfida dalla seconda guerra mondiale, con fattori che includono gli effetti della pandemia e la guerra della Russia in Ucraina. Tuttavia la frammentazione del commercio globale, guidata dalle esigenze di “sicurezza nazionale” di varie nazioni, ha anche alimentato l’inflazione. Gli Stati Uniti e la Cina, le due maggiori economie del mondo, sono stati coinvolti in una guerra commerciale da quando Donald Trump ha vinto le elezioni statunitensi nel 2016. Gli Stati Uniti hanno imposto dazi su oltre 300 miliardi di dollari di importazioni cinesi, il che ha spinto il Paese asiatico a imporre prelievi sulle importazioni americane. Gli Stati Uniti hanno anche imposto restrizioni sulle vendite di tecnologia avanzata alle società cinesi che hanno spinto la Cina a iniziare a costruire la propria base industriale tecnologica avanzata.

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