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Taranto ce l’ha messa
di Evelyn Zappimbulso
Taranto ce l’ha messa tutta. Sia pure come costola dell’Università degli studi di Bari “Aldo Moro”, dall’autunno del 2021 è decollata nella provincia jonica una delle facoltà scientifiche più prestigiose e più attenzionate del sud, considerata la atavica carenza di personale che, di tanto in tanto, costringe le amministrazioni del tempo a tagli e chiusure, nonostante l’utenza richieda sempre più assistenza: il corso universitario di “Medicina e Chirurgia”.
Con una sede logistica d’eccellenza per ubicazione e architettura, il monumentale stabile dell’ex Banca d’Italia, dotata di strumenti tecnologici innovativi e all’avanguardia, adeguata alla formazione dei futuri medici, oggi conta all’attivo oltre duecento iscritti, distribuiti tra circa sessanta al primo anno, oltre novanta al secondo anno e circa cinquanta al terzo e quarto anno. La ASL di Taranto ha da subito profuso grande impegno per i suoi studenti nella realizzazione delle attività didattiche, per quanto di competenza, coerente con il suo obiettivo di rispondere adeguatamente alle esigenze degli studenti e degli utenti del territorio ionico. Ma Taranto, figlia adottiva di scelte politiche regionali che vanno ben oltre l’Università, paga e pagherà sempre lo scotto dell’essere costola.
E’ di questi giorni il biasimo giustissimo degli studenti del Palazzo dei Saperi che denunciano una evidente lesione del loro diritto allo studio. Abbiamo ottenuto l’Università, aumentato i corsi di laurea del Dipartimento Jonico, deliberato su sedi di prestigio mutando le destinazioni d’uso di immobili storici, cercato ed ottenuto finanziamenti per attrezzarli a dovere, invitato i nostri giovani ad investire nello studio qui, a casa loro, ma manca la materia prima. Abbiamo le matricole, ma non i proff. Siamo all’assurdo. Non ci sono docenti che partecipano ai bandi pubblici, indetti da Bari, per gli insegnamenti del corso di laura in Medicina e Chirurgia di Taranto. Secondo la denuncia degli studenti universitari di Taranto perché manca la voce “compenso” nel bando per docenti; si richiedono volontari armati di passione. Oppure perché gli avvisi per docenza a pagamento sono talmente indeterminati sui requisiti richiesti che i più non presentano nemmeno la domanda
Un dato è certo: ci sono delle evidenti difficoltà a reperire tutti i docenti che occorrono e ad avere la peggio sono gli iscritti che, nel migliore delle ipotesi, faranno le valigie e andranno via da Taranto. Azzardo una proposta alla costola jonica: proviamo a promulgare noi i bandi con tanto di legittimo compenso e altrettanti chiari requisiti di accesso. Così poi magari, docenze e dottorati, se la contenderanno baresi blasonati e titolati tarantini.
Evelyn Zappimbulso Vice Direttore Corrierepl.it
Redazione Corriere di Puglia e Lucania