Il presidente della Turchia e presidente del Partito per la giustizia e lo sviluppo (AKP) Recep Tayyip Erdoğan ha risposto all’articolo “The Economist” intitolato: “L’incombente dittatura della Turchia”, affermando che: “La rivista britannica determina il destino della Turchia? La mia nazione lo determina. Qualunque cosa dica la mia gente accade in Turchia. La rivista britannica non può determinare il destino della Turchia“.
The Economist attacca Erdogan, perchè?
L’articolo sulla rivista di questa settimana dell’importante settimanale londinese “The Economist” discute se le prossime elezioni saranno eque e libere in Turchia, sostenendo tra l’altro che il Paese è “sull’orlo del disastro” sotto il presidente in carica, in quanto potrebbe passare da una “democrazia profondamente imperfetta a una dittatura in piena regola”. Il giornale, sottolinea che: “più a lungo Erdogan è stato al potere, più è diventato autocratico”. Passando da Primo Ministro a Presidente, ha trasformato quel posto per lo più cerimoniale in uno, davvero potente al servizio di un’autocrazia. “Avvicinandosi al suo terzo decennio al potere, siede in un vasto palazzo a scacciare ordini ai cortigiani troppo spaventati per dirgli quando ha torto. Le sue convinzioni sempre più eccentriche diventano rapidamente politiche pubbliche”. A livello internazionale, Erdogan potrebbe causare problemi a Grecia e Cipro “fomentando liti territoriali più feroci; potrebbe “creare ulteriore confusione e conflitto in Siria”; potrebbe “consentire ai 5 milioni di migranti e rifugiati in Turchia di salpare per l’Europa meridionale”. E potrebbe continuare a bloccare l’adesione della Finalandia e della Svezia alla NATO. Eppure, sostiene l’Economist, Erdogan non può permettersi una rottura totale con l’Occidente, perché ha bisogno di investimenti e ha bisogno di armamenti. Ma, sostiene l’articolo, è tempo di una presa di posizione più ferma da parte delle potenze occidentali, a cominciare dagli Stati Uniti. “Il signor Erdogan è un prepotente che vede la timidezza come un motivo per sfruttare il proprio vantaggio e la tenacia come un incentivo per riparare le barriere”. Mentre critica è stata la reazione del capo della Direzione delle Comunicazioni della Presidenza, Fahrettin Altun che in un post sul suo account sui social media defisce l’articolo “propaganda a buon mercato”.