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Doveva essere una specie di vacanza, tra le dolci colline del sud della Toscana, ma quel lavoro un po’ strano nel breve volgere di pochi giorni si trasforma in una sorta di incubo. La vicenda dell’antiquario milanese Ludovico Boringhieri, chiamato da un convento a periziare i pezzi più pregiati in vista di una loro vendita al fine di operare una decisa opera di ristrutturazione, è raccontata da Arnaldo Pavesi con intensità, sapienza e bravura nel far coincidere accadimenti e riflessioni teologiche, descrizioni artistiche e momenti di pura evasione.
L’antiquario nel breve volgere di pochi giorni assiste impietrito ad alcuni delitti che coinvolgono in primo luogo una suora novizia con la passione per la storiografia, suor Celeste. L’omicidio di Suor Celeste, oltre a quelli di due agricoltori ritrovati nell’orto fuori le mura del grande convento, crea enorme scompiglio nella piccola comunità, e al tempo stesso attira gli interessi tanto della televisione quanto della stampa nazionale.
Ma anche di alcuni affaristi di pochi scrupoli, che intendono sfrattare le suore, che lo abitano da molto tempo, ma che sono prive di risorse per procedere ad una decisa ristrutturazione. Il gallerista allora organizza una serie di iniziative con le quali vuole coinvolgere la società civile locale a farsi carico del convento, per salvaguardarne i valori stori, architettonici e -ovviamente- religiosi. Ma tanti sforzi non producono molto successo.
La svolta della storia avviene quando, dopo ver periziato pissidi, calici, crocefissi ed altri oggetti sacri, Ludovico inizia a valutare una serie di arazzi polverosi, appesi al soffitto di una cappella della chiesa madre del convento, che riportano scene sacre. La sorpresa la riserva proprio l’ultimo arazzo nel quale l’antiquario scopre un enigmatico labirinto con figure allegoriche disposte in vari punti, e numerose simbologie esoteriche.
Boringhieri ha l’intuizione di collegare gli studi storici intrapresi da suor Celeste alle figure dell’arazzo e con il decisivo aiuto dei carabinieri, riesce a sciogliere l’enigma e a dare un volto a chi ha agito nell’ombra, provocato le morti e a scoprirne i motivi.
Ottimo libro, intrigante la storia, avvincenti gli aspetti relativi alla cultura e all’ambientazione. “Il tredicesimo simbolo” è un thriller che si legge in un soffio, nonostante le oltre 400 pagine, e che fa rimanere a bocca aperta, per le profonde citazioni, per la sua essenza culturale che arricchisce la vicenda, per il modo in cui viene trattata la simbologia cristiana e per la piacevole caratterizzazione dei personaggi. Nella descrizione dei locali dove sono custoditi gli arazzi, ad esempio, si percepisce il senso della polverosità del locale, e si avverte il tanfo dell’ambiente chiuso. In altre pagine, invece, si rileva la voglia di vivere spensierata del protagonista quando si avventura in un viaggio in moto con Federica, un giovane medico, il cui ruolo non è casuale nella vicenda, come potrebbe sembrare a prima lettura, ma che è svelato alla fine. Belle le descrizioni di quadri e opere conservate negli storici palazzi cortonesi, e piacevoli le soste nei ristoranti tipici, ricchi di fascino, gusti, e sapori di una volta.
Insomma, un volume che attira e invoglia la lettura.
Daniele Acconci
Arnaldo Pavesi
Il Tredicesimo Simbolo
Ed. Il Ciliegio
Euro: 22